L’esperta del condominio felice
Confucio diceva: “La mia casa è piccola, ma le sue finestre si aprono su un mondo infinito.”
Purtroppo però in certi condomini quelle finestre si aprono su infiniti litigi
Secondo uno studio dell’ Associazione Nazional-europea AMMinistratori d’Immobili, circa 2 milioni di italiani, in media ogni anno, fanno causa per questioni condominiali, e il più delle volte si vedono respingere il ricorso di fronte al giudice di pace. L’A.N.AMM.I. ha stilato una classifica delle liti condominiali: al primo posto ci sono gli odori e i rumori provenienti da altri appartamenti. Il secondo motivo è l’automobile parcheggiata in uno spazio non autorizzato nel garage condominiale. Ma anche le voci dei bambini che giocano in cortile non sono più molto tollerate e poi dà fastidio chi innaffia le piante e fa cadere l’acqua al piano di sotto o chi porta gli animali domestici in ascensore.
Nel bene e nel male un condominio è come una famiglia: persone differenti, con diverse età e modi di pensare si trovano a vivere a stretto contatto.
Devono condividere spazi comuni, prendere decisioni insieme e risolvere problemi nel miglior modo possibile. Come capita in tutte le famiglie, ci sono condomini litigiosi e condomini felici. Per qualcuno è tutta questione di fortuna. All’inizio lo pensava anche Simona, ma poi ha cambiato idea.
Il primo litigio tra vicini l’ha affrontato quando ancora faceva pratica forense in uno studio legale. Riguardava due vicini in guerra da anni per una questione che avrebbero potuto risolvere da un pezzo. E che si poteva chiudere senza arrivare a vie legali, almeno secondo lei.
Ha provato a mediare, aiutandoli a trovare un accordo per evitare di sprecare tempo e soldi in una lunga causa. Non è stato facile, ma quando c’è riuscita le è sembrato un segno.
Il lavoro come legale non la entusiasmava, ma risolvere quello scontro le aveva dato un senso di leggerezza che negli anni passati tra leggi e giudici non aveva mai provato. Invece di lavorare ad una guerra con vincitori e vinti, era riuscita a spegnere il conflitto, e questo le piaceva molto di più.
Da quel momento Simona Bastari ha cominciato a interessarsi all’amministrazione di condomini. Aveva la sensazione di potersela cavare bene in quel campo, ma per esserne certa doveva mettersi alla prova.
Per fortuna non è mai stata una che si tira indietro di fronte alle sfide.
Qual è la formula vincente per l’amministrazione di un condominio felice?
La formula vincente del condominio felice è l’attenzione che viene data al rapporto relazionale con i condomini e al miglioramento dei rapporti tra condomini.
Come si raggiunge? Ascoltando le persone, aumentando il dialogo all’interno del condominio, organizzando attività definite di condobuilding, al di fuori delle riunioni assembleari, che coinvolgano i condomini. Io per esempio ho proposto degli aperitivi condominiali per permettere alle persone di parlarsi e conoscersi al di fuori delle situazioni istituzionali, giardinaggio negli spazi comuni per condividere piccoli obiettivi che puntino alla bellezza di ciò che si condivide.
Perché e come è passata dalla professione di avvocato a quella di consulenza per l’amministrazione di condomini?
Conseguita la laurea in giurisprudenza il sogno era quello di diventare giudice. Non essendoci riuscita, sono finita a fare l’avvocato: una professione che non sentivo del tutto affine alla mia personalità.
Poi, occupandomi di una lite condominiale, mi sono trovata a risolverla brillantemente contro ogni aspettativa. E’ stato così che ho scoperto di aver buone doti di mediatore. Si è trattato di una svolta che mi ha dato l’idea determinante: perché non iniziare la professione di amministratore? Più ci pensavo, più mi rendevo conto che, oltre a mettere in pratica quanto studiato, avrei messo a frutto i miei punti di forza in campo relazionale. E, soprattutto, mi offriva l’occasione di prevenire i litigi che, come avvocato, avrei solo potuto risolvere.
È stata un’intuizione che mi ha cambiato la vita e che mi ha permesso di trovare la mia vera passione.
Quali sono le vertenze più comuni che Lei incontra nella Sua professione e come vengono risolte generalmente?
Le vertenze più comuni sono quelle che riguardano la convivenza all’interno del condominio: dal mancato rispetto degli spazi condominiali alle lamentele in merito a cattivi odori, rumori e in generale al mancato rispetto delle regole di civile convivenza.
Il miglior modo per risolverle, partendo da ciò che prescrive la normativa, è quello di trovare un punto di incontro sulla base delle regole previste dalla legge o dal regolamento del condominio. Ma la vera soluzione consiste nell’aiutare i condomini a comunicare, spingendoli a capire le ragioni della persona che hanno di fronte.
Perché rivolgersi a Lei?
Perché grazie al mio metodo si evitano conflitti condominiali, liti in tribunale inutilmente dispendiose (sia in termini economici che sul piano emotivo) e perché si possono creare nuove opportunità di conoscenza. Si vive il condominio partendo dai rapporti interpersonali, un approccio che per me è l’unico in grado di trasformare il condominio in una specie di famiglia. Una famiglia che a volte discute ma in cui ogni componente rispetta e supporta gli altri in caso di bisogno.
Il mio punto di forza, oltre alle competenze maturate con passione e reale interesse per questo lavoro, sta in un team di collaboratori attenti alle persone e sinceramente motivati nel risolvere le problematiche di chi si rivolge a noi.
Quali sono le 3 caratteristiche di un ottimo amministratore di condominio?
Precisione, empatia, capacità comunicativa.
In un condominio, secondo la Sua esperienza, sono più problematiche le donne o gli uomini?
Ritengo dipenda dalle persone e non dal sesso: dal senso civico, dall’educazione, dal rispetto per le altre persone, dalla voglia di conoscere veramente chi ci è vicino, oltre alla preziosa capacità di fare un passo indietro se necessario. Come dico spesso, è fondamentale imparare che è più importante essere felici e sereni piuttosto che aver ragione.
Secondo Lei si è più felici in un condominio o in un’abitazione autonoma? Ci esponga pro e contro.
In un’abitazione autonoma si può godere della libertà che concede una vita senza regole imposte dall’esterno ma, in caso di bisogno, si è isolati. Per qualcuno può rivelarsi pesante la mancanza di un semplice sorriso o del saluto di qualcuno incontrato sul pianerottolo o in ascensore, anche perché l’essere umano ha un bisogno innato di condivisione.
In condominio si può essere felici a condizione di creare rapporti di amicizia che aiutino a sentirsi compresi e meno soli. Il principale problema è quello di dover condividere spazi e beni comuni con altre persone che, se non vengono conosciute e accettate, restano estranee e possono apparire nemiche.
Con un po’ di impegno, però, il condominio è in grado di regalare momenti di bella felicità condivisa: lo so per esperienza.
Non è sempre facile ma, in fondo, le cose che valgono la pena richiedono tenacia e pazienza. E forse è proprio questo a renderle così gratificanti una volta raggiunte.