Chi ricorda la fugace militarizzazione della Sardegna con l’operazione Forza Paris?

Se ne è, inspiegabilmente parlato poco, e ancor meno se ne è scritto dell’operazione “Forza Paris” di trent’anni fa. In Sardegna, terra d almanacchi, tradizione e memoriali da celebrare religiosamente il trentennale di Fortza Paris è passato del tutto inosservato. Fortza Paris Avanti Insieme in lingua sarda, è il motto della Brigata Sassari, il grido di guerra che anticipava gli assalti dei Sassarini, in luogo dell’urlo motivazionale “Savoia” del resto dei reparti italiani. Ma cui prodest l’operazione Forza Paris in Sardegna? L’attività addestrativa volta a limitare lo spazio di manovra della criminalità organizzata, voluta dal Ministro della Difesa, il socialista Salvo Andò e dal Ministro dell’Interno Vincenzo Scotti, venne occasionata dal sequestro del piccolo Farouk Hassam, appena settenne ai tempi del rapimento durato dal 15 gennaio all’ 11 luglio del 1992. Il bimbo di origine canadese, è il nipote del visir Adjabali Kassam, collaboratore del principe ismaelita Karim Aga Khan, fondatore della Costa Smeralda, e figlio di Fateh, belga di origine indiana gestore di un grande resort in Costa Smeralda, viene rapito nottetempo a Porto Cervo. Alle prime ore del 16 luglio 1992, sbarcano a Cagliari i primi 4000 fanti dell’Esercito Italiano.

Con il caldo equatoriale dell’estate sarda i giovani militari vengono distribuiti sui camion alla volta della Barbagia centrale. Inizia la marcia verso le località che i militari hanno il compito di presidiare. Farouk è ormai libero da una manciata di giorni, scarcerato nella strada che da Oliena porta a Dorgali, in circostanze ancora avvolte dal mistero, ma l’operazione ha già preso l’abbrivio dal 4 luglio, quando Andò, in accordo con il capo di stato maggiore e i vertici dell’Esercito ravvisa come unica soluzione possibile al crimine che sconvolge tutta l’Italia da sei mesi, la “militarizzazione” dell’isola che si concentra sulla caccia ai banditi. Si tratta di una vera e propria esercitazione che vedrà lo stanziamento di sei brigate e 12 mila uomini dal 16 luglio al 22 settembre dello stesso anno. Ogni campo logistico ospiterà centinaia di militari in ogni paese del nuorese. Nella terra dell’ospitalità l’intervento militare registra reazioni diverse. L’isola è obbligata a ospitare, come contropartita del Piano Marshall, l’oltre 60% delle basi militari dell’intero suolo italiano, non sono ancora trascorsi 5 lustri dalla rivolta di Pratobello, nell’area di Orgosolo, che nel maggio-giugno 1969 impedì la costruzione dell’ennesimo poligono. Tutto il popolo, donne, studenti, pastori pongono in essere, con il metodo della resistenza non violenta, la propria risposta antimilitarista. Una marcia che iniziò durante gli ultimi giorni di maggio, quando le autorità cittadine, senza troppo preavviso, esortarono i pastori operanti a Pratobello, a trasferire il proprio bestiame perché di lì a qualche settimana l’area sarebbe stata adibita a poligono di tiro e addestramento dell’Esercito Italiano. La rivolta trovò il sostegno di numerosi intellettuali e dell’antifascista, simbolo della Resistenza e fondatore del Partito Sardo d’Azione Emilio Lussu. Dopo due mesi di mobilitazione totale della zona da parte di tutta la popolazione coesa, l’esercito si ritira rinunciando alle esercitazioni. In seguito a questi fatti, nacque in Sardegna il fenomeno artistico del muralismo. È il generale Duilio Mambrini a impegnarsi personalmente, con una capillare opera di persuasione improvvisata anche nei bar del paese, a illustrare nei minimi dettagli l’operazione agli amministratori locali di ogni centro barbaricino. Quello che sarà un grosso aiuto alle forze dell’ordine locali nella ricerca dei sequestratori avrà anche la funzione di un presidio permanente contro l’attività dei piromani, che anno dopo anno, divora la Sardegna, nel rispetto dei compiti degli apparati locali. I parlamentari del PdS e il fronte del no non gradiscono gli ospiti grigioverdi e rivolgono un’interpellanza al Governo: «L’invio dell’esercito rischia di apparire come la criminalizzazione di un’intera popolazione, appare come la riproposizione di uno Stato centrale permeato di una mentalità coloniale e fa registrare una notevole improvvisazione e superficialità, che invece vanno superate se si vuole combattere efficacemente il fenomeno dei sequestri». Gli amministratori locali, in maggioranza, rispondono favorevolmente, leggendo nella presenza massiccia dei contingenti, una boccata d’aria per l’economia locale. Con l’arrivo dell’autunno, a conclusione dell’operazione non mancherà nei centri del nuorese persino chi convolerà a nozze con qualche soldato. Siamo all’indomani della strage di via D’Amelio e anche la Sicilia diventa meta di un’iniziativa analoga chiamata operazione Vespri Siciliani, con un dispiego di forze assai più significativo. Successivi all’operazione Forza Paris i rapimenti a scopo estorsivo di Giuseppe Vinci (1995), Silvia Melis (1997) e Titti Pinna (2006).

  

Illaria Muggianu