Cagliari cara, devi tanto a Luisa Giua Marassi, e ora lo sai

Cagliari è una signora dal fascino antico, eterna bellezza, che tanto ha da dire a chi viene a farle visita. Ma come propiziare questo dialogo con chi la usa, la vive ogni giorno? Quali strategie per rendere la città virtuosa icona del Mediterraneo? Che la vera risorsa di Cagliari siano proprio i cagliaritani? Verrebbe da pensarlo scambiando quattro chiacchiere con Luisa Giua Marassi, neo trionfatrice mondiale e nazionale di ciclismo rotariano 2023, con il primo posto all’Autodromo Nazionale di Monza. Con la città del sole nel cuore e il suo sport come vessillo di libertà ha una grande missione: «Con il ciclismo portiamo avanti progetti importantissimi: Zero vittime sulla strada entro il 2050, Ride for women, contro la violenza sulle donne ed End polio now, per sconfiggere la polio».

Luisa Giua Marassi. Campionessa mondiale e italiana di ciclismo rotariano 2023. Autodromo Nazionale Monza

Parlare con Luisa Giua Marassi è come trovarsi davanti l’esplosione d’arte concettuale di Olafur Eliasson, quella del The weather project, realizzata alla Tate Modern di Londra. Eliasson studia con l’arte performativa il rapporto dell’uomo con lo spazio circostante, così come Giua Marassi apre interrogativi sociali, politici ambientali ed etici “parlando” con la sua città, un terreno da esplorare, un piano da ottimizzare. Le idee sono chiare, tanto quanto la ferma volontà di individuare il sistema comunicativo con il quale porre in essere le sue innumerevoli idee. Luisa Giua Marassi è socia del Rotary Club Cagliari Nord  la più grande associazione al mondo di professionisti e imprenditori, avente scopi di solidarietà sociale e di service, dove ha svolto e svolge diversi ruoli: nell’anno 2021-2022 ha ricoperto la carica di Prefetto, nel 2022-2023 quella di Presidente della Commissione Nuove Generazioni e Responsabile della Comunicazione. Nel Distretto 2080 (Lazio Roma Sardegna), è componente della Commissione Eventi Sportivi e della Commissione DEI (Diversity Equality and Inclusion) e Presidente della Sottocommissione “Diversità di genere”. Nell’anno 2023-24 sarà ancora Segretario e Responsabile della Comunicazione.

Luisa Giua Marassi Segretaria del Rotary Club Cagliari Nord

 

Conoscere la donna Luisa aiuta ad entrare a fondo di quello che sarà lo scenario futuro della porta del Mediterraneo. Un viaggio sensazionale e ricco di speranza, all’insegna di speranza e una peculiarità del tutto inedita in terra sarda: la capacità di fare rete per arrivare al traguardo più grande: il bene della comunità.

 

Looking for Luisa Giua Marassi

 Chi è la sua icona?

Non ho un’unica icona. Per me è fondamentale il concetto di libertà, soprattutto per le donne. Io mi batto indefessamente per far comprendere ai nostri figli e alle nuove generazioni quanto sia indispensabile la dimensione di libertà. Specie per la donna la libertà è tutto. La libertà per la donna parte dall’indipendenza economica. Come si conquista? Anzitutto è necessario studiare, perché il ragionamento cerebrale, non solo come cultura ma come fatto reale da apprendere, va al di là dell’impegno profuso nell’incamerare nozioni preziose. Allenare il cervello e instradare le proprie inclinazioni verso un lavoro, una professione è il perno fondamentale della libertà della donna.

Luisa Giua Marassi in uno scatto di Walter Carrucciu

Chi è la sua power woman?

Non è detto che i modelli debbano essere necessariamente femminili. Chi fa parte della mia generazione (Generazione X, n.dr.) non disponeva di icone differenziate, così iper definite come oggi. Io ho condotto studi classici; per me studiare la letteratura latina e greca, mi ha fatto innamorare del pathos, della pietas, di tutti quei valori umani assolutamente incisivi nella mia evoluzione e formazione. Questo travalicava il singolo punto di riferimento iconico. Sia in famiglia, che come contesto generazionale, ho sempre avuto davanti un modello di libertà che passasse dall’obiettivo dell’autonomia, non solo sotto il profilo professionale, ma anche come sviluppo di uno spirito critico, di realizzarci attraverso una professione che ci permettesse di esprimerci e che ci avesse reso autonomi economicamente. Io provengo da una famiglia della media borghesia, ho sempre ricevuto il diktat di studio e lavoro e una forte aspirazione all’ideale. Per questo sostengo che l’ideale venga prima dello specifico modello aspirazionale di un’unica donna. C’è ancora tantissimo da fare sul versante del riequilibrio di genere. Per tutto ciò che riguarda l’orizzonte femminile sento piuttosto di dover guardare avanti: credo ci sia ancora tanta strada da fare e occorra farla assieme, senza pensare a modelli o icone. 

Qual era il suo giocattolo preferito, da bambina?

Qualcosa che a uno sguardo superficiale può apparire completamente antifemminista: la Barbie. Mi ha sempre colpito la vocazione di questa bambola a ispirare la costruzione di rapporti e relazioni. Con le amichette costruivamo universi di legami attraverso le storie con la Barbie.  Il Lego mi serviva invece per costruzione universi veri e propri, ponti, edifici, mi aiutava a dare libero sfogo all’inventiva, alla creatività.

Luisa Giua Marassi ospite della trasmissione di Mariangela Lampis, Videolina Sport

Il fiore che la rappresenta?

Decisamente la rosa.

Il suo luogo del cuore?

Ho viaggiato tantissimo, sono tantissimi i luoghi che hanno creato suggestioni indelebili, ma quello che ho dentro è un luogo sardo: Santa Margherita di Pula, ho una casa lì da quand’ero bambina. Il mio buen retiro, un pezzetto di paradiso dove ritrovo me stessa.

Il suo ristorante preferito?

Al momento Crackers, a Cagliari.

Un libro da consigliare?

Io ho una figlia che frequenta il liceo classico e assieme a lei sto riscoprendo il gusto di rileggere i classici con gli occhi e la consapevolezza di oggi, al punto in cui il nostro percorso esistenziale e professionale di lettori adulti ci sorprende. Leggere è il lusso di evadere dai ritmi folli di vita ed è importantissimo nutrire questo poco tempo con letture di qualità.

Qual è la qualità che cerchi nel partner?

Il rispetto di me come persona libera, nei limiti del rispetto reciproco.

Una serie tv  da vedere?

Ho visto di recente Suits, la serie americana con Meghan Merkle ambientata in uno studio legale. Le serie televisive creano un bisogno, quasi una dipendenza per chi si innamora delle storie, un grande dispendio di tempo, quindi cerco di scegliere quelle più interessanti.

Un film da rivedere?

Tutti i film di formazione. Non amo la fantascienza o i thriller, che creano un senso di inquietudine al quale non voglio né posso sottostare.

Il suo profumo signature?

L’Eau de parfume di Chloè.

Da un punto di vista sociale qual è la dimensione che la preoccupa maggiormente?

Decisamente la violenza contro le donne. Siamo in totale stato d’emergenza. Se da una parte siamo andate avanti, ormai alcune professioni non ci sono più precluse ma come numero abbiamo persino superato gli uomini, fatto salvo il tetto di cristallo che permane inossidabilmente in ambito politico, d’altra parte la cronaca ci inchioda duramente alla realtà: dall’inizio dell’anno, solo in Italia, sono state uccise cinquanta donne. È necessario tenere alta l’attenzione sulla tragedia, sul rischio, il pericolo, non permettere momenti di silenzio su quanto sta accadendo, su ogni singolo caso. Occorre che si prendano maggiori misure a livello legislativo, innanzitutto sulla pena. È bene, soprattutto di fronte a rei confessi, le pene devono essere rese più severe e deve esserci la certezza della pena. Nel caso di femminicidio siamo difronte al delitto, ma dovrebbe esser garantito un iter legislativo che affianchi la donna a partire dalla fase della denuncia di violenza, non solo sessuale, ma anche i maltrattamenti a partire dalla famiglia. Le donne hanno una difficoltà enorme a denunciare questi episodi. Talvolta è in uno stato di semi schiavitù o di totale schiavitù, perché dipende economicamente dal marito, dal compagno o dal nucleo familiare, con le ovvie difficoltà ad allontanarsi, che questa condizione comporta. C’è poi il timore delle ripercussioni, della vendetta del proprio carnefice. Hanno paura soprattutto del sistema e delle reazioni, della minimizzazione attorno al dramma della violenza, della molestia, del maltrattamento. Se la donna riesce ad arrivare al processo,  le serve una forza sovraumana per affrontare il percorso, talvolta trascorrono anni, per assistere a condanne irrisorie, pene lievi, trovandosi di fatto al punto di partenza, perché molto spesso non riescono nemmeno ad allontanare il compagno violento. È  vulnerabile, non è protetta . la condizione di rischio  è amplificata in presenza di figli, vittime innocenti che non godono, a loro volta, di alcuna protezione. Io mi sono impegnata in quest’ambito grazie al Rotary, perché è uno strumento eccezionale che permette di concretizzare delle iniziative che il singolo non potrebbe mai, di metterle a sistema e in sinergia con l’analogo impegno di altri per l’obiettivo comune. Il Rotary, con tutto il club, tutto il sistema, tutta la squadra, senza individualismi o protagonismi, pone in essere i progetti che abbiano un’incidenza sulle emergenze sociali, come l’impegno contro il dramma del femminicidio, sotto ogni profilo, che sarà l’impegno principale del prossimo anno. Io sarò segretaria del presidente del mio club, i cui organi direttivi cambiano una volta l’anno, sia a livello locale, che nazionale e internazionale.

Durante la conferenza Mobilità Metropolitana tra Presente e Futuro Sostenibile, con Giovanni Dore.

Quali gli interlocutori più ricettivi dei vostri progetti e iniziative?

Quest’anno siamo andati nelle scuole. Il progetto cardine è stata la Salute. Abbiamo compiuto un’opera di sensibilizzazione in termini di prevenzione ginecologica e andrologica, avvalendoci dell’intervento di validi esperti, sia i medici soci appartenenti al nostro club che un team di professionisti esterni. Noi interni siamo tutti volontari, nessuno viene retribuito. Abbiamo inoltre affrontato in profondità i temi legati ai disturbi alimentari, recandoci nei diversi licei dell’area cagliaritana. Questo è stato un progetto molto importante, se ne  parla ancora poco con la dovuta cognizione. Sento di dover ringraziare la lungimiranza dei dirigenti scolastici che hanno reso possibile questo dialogo, fidandosi di un percorso certificato dalla credibilità e autorevolezza del Rotary, e di tutto il lavoro necessario a realizzare con serietà un percorso simile. Le scuole ci hanno chiesto di tornare il prossimo anno, e intendo tornare con un progetto strutturato attorno alla sensibilizzazione in tema di femminicidio. Come Rotary Stiamo studiando il progetto in questi mesi, coinvolgeremo diversi profili professionali che ci supportino nell’obiettivo di una profonda sensibilizzazione al tema che parta da una radicale prevenzione del contesto violento. Esistono delle condizioni che sedimentando si nel quotidiano preludono a scenari di futura violenza. É bene intervenire attraverso l’atto educativo. Attraverso gli studi che stiamo conducendo sul tema abbiamo rilevato che durante la prima età adolescenziale esiste già un numero elevato di giovanissime ragazze che hanno i primi legami, nel cui contesto i fidanzati pretendono un controllo ossessivo che si concretizza in domande come: «Dove devi andare?», «No, non puoi uscire con le tue amiche», «Come ti sei vestita?», «Fammi vedere il telefono», sono sottili forme di violenza. I livelli su cui tenteremo di intervenire è l’aiuto nei confronti delle ragazze nel cercare di riconoscere i primi segnali, capire che se un fidanzato ti insulta devi allontanarti perché quella è l’anticamera di un atteggiamento sbagliato, aiutarle a distinguere i segnali dei prodromi della violenza. Successivamente offrire loro la prospettiva di una soluzione dinanzi a casi del genere, a chi si possono rivolgere, a chi chiedere aiuto. Insomma un intervento concreto che determini il cambiamento.

Altri progetti?

Il progetto We have a dream: Zero vittime sulla strada, con Rotary Club Cagliari Nord in collaborazione con la Team Bike Academy. Attraverso numerose iniziative si cercherà di cambiare mentalità verso una cultura del rispetto per i ciclisti, per i runner, i pedoni, e tutti gli utenti “deboli” della strada.

Luisa Giua Marassi presso l’Autodromo Nazionale di Monza

Qual è il tratto principale del suo carattere?

L’inventiva, la mediazione e la diplomazia. Sono fermamente convinta che per raggiungere l’obiettivo non sia necessario lo scontro. Certe criticità sociali dovrebbero essere un obiettivo di tutti, soprattutto in ambito politico. Il confronto è purtroppo leso da questioni ideologiche che allontanano dal traguardo, che sarebbe interesse della comunità.       

Come nasce il richiamo vocazionale allo sport come strumento di promozione sociale?

I progetti sono resi realtà grazie alle sinergie determinate dalle reti del Rotary, da parte mia io sono una grandissima sportiva, credo vibratamente nei valori veicolati dallo sport. Non potrebbe che essere così, vengo da una famiglia sportiva. A me lo sport ha insegnato e dato tanto. Ho giocato per vent’anni a pallavolo. Lo sport ti insegna tutto: la lealtà, lo spirito di squadra, la disciplina, ti insegna a vincere e ti insegna a perdere. Per un periodo di tempo ho dovuto ridurre il tempo da dedicare allo sport agonistico, a malincuore, per via del lavoro e degli impegni familiari. A due anni dalla nascita della mia bambina ho ripreso a praticare sport e ho cercato l’agonismo. A 47 anni ho iniziato a fare Triathlon, nonostante non sapessi nuotare. Il messaggio che vorrei lanciare è che non è mai troppo tardi. In questo momento della mia vita sono ambasciatrice di un messaggio fondamentale, perché sento ormai troppe persone sconfortate che pensano che a quaranta – quarantacinque anni ormai non sia più possibile dedicarsi allo sport, ma non è assolutamente così, un nuovo inizio c’è per tutti. È fondamentale fare lo scatto iniziale, con la volontà e la consapevolezza di fare del bene a noi stessi. Con organizzazione, metodo e abitudine non sarà il tempo che passa a bloccarci, si può davvero fare tutto e lo possiamo fare tutti, è questo il messaggio di cui mi sento profondamente ambasciatrice. Al di là del risultato estetico o sportivo.

Lo sport anche come mezzo d’emancipazione femminile?

Lo sport come ideale è uno strumento per entrare in dialogo, per elaborare progetti evolutivi nei confronti della società. Attenzione, lo sport è un mezzo importantissimo anche per l’emancipazione femminile, nella misura in cui ti insegna a prenderti del tempo per te stessa. All’interno della mia famiglia il momento che dedico allo sport fa parte integrante di un equilibrio ben consolidato, uno spazio personale che non sottrae tempo ai rapporti ma, al contrario, dona qualità alla vita. Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalle Nazioni Unite, ho organizzato una ciclo pedalata con la mia squadra di ciclismo Team Bike Academy, iniziativa intitolata Ride for women, per sensibilizzare sull’argomento. È stata un’esperienza bellissima che quest’anno riproporrò, ho avuto la collaborazione dei comuni di Cagliari e Quartu, ottimi interlocutori, che hanno garantito con un’ordinanza il divieto di transito al nostro passaggio. La Polizia municipale ci ha scortato. Sta prendendo piede una declinazione nazionale del progetto, secondo il quale i Rotary di altre città daranno vita, nello stesso giorno all’iniziativa con base a Cagliari. Da questa iniziativa si è poi sviluppato un progetto più divulgativo.

Qual è il suo motto?

Naturalmente: non è mai troppo tardi.

Ilaria Muggianu Scano