Intervista a Caterina Murino per RivistaDonna
Caterina Murino, accanto a Ivana Monti, Ruben Rigillo e Sosario Cappolino è la protagonista di “Doppio Sogno” di Giancarlo Marinelli (trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler) in cartellone – a Sassari e Cagliari – per la stagione 2015-16 de La Grande Prosa firmata CeDAC – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare della Sardegna.
Rivista Donna l’ha incontrata per voi…
Caterina reciti in Doppio Sogno con uno dei testi cult di Arthur Schnitzler diretta da Giancarlo Marinelli,una pièce forte e ricca di fantasia dolorosa perché entriamo nella psiche umana e nei suoi tormenti. Uno spettacolo che tu stessa hai definito come un trionfo dell’amore perché?
Perché parliamo di sensi di colpa, di tradimenti tra un uomo e una donna, tra amici. Alla base di tutto questo però, nonostante qualcuno possa vedere anche sentimenti come la lussuria ed emozioni contrastanti che fanno parte dell’animo umano, alla fine tutto torna all’amore. Un amore tra una madre e un figlio, un padre e una figlia, tra i coniugi e tra gli amici e, nonostante la vita ci porti a vivere e sopravvivere a delle tragedie mostruose come purtroppo, quella che Schnitzler stesso ha vissuto, l’amore alla fine trionferà. Il viaggio che mio marito intraprenderà sul palcoscenico verrà salvato dall’amore. Il mio personaggio, Nicole, estremamente frivola e superficiale dall’inizio sarà come il filo rosso della storia e come una Beatrice di Dante, Nicole porterà il marito fuori da quell’inferno e da quel Purgatorio per accompagnarlo al Paradiso all’amore.
L’evento che ritieni sia stato più importante per la tua carriera cinematografica o teatrale.
Vedo la mia vita e la mia carriera come tanti start up, con tanti inizi. Miss Italia è stato il punto di partenza, la prima scala dove ho iniziato a salire poi c’è stato il film francese “L’Enquete Corse” che mi ha portato in Francia e ancora James Bond, per continuare con tante altre esperienze lavorative sicuramente molto importanti.
Il film più bello che hai visto negli ultimi anni e che ti ha colpito particolarmente…
“La teoria del tutto” di James Marsh, ispirato alla vita del fisico astrofisico e cosmologo Stephen Hawking, un tema profondo, sono innamorata della performance straordinaria dell’attore Eddie Radmayne.
Un ricordo, una curiosità di Caterina da bambina.
I ricordi più belli sono legati all’infanzia in famiglia, a Sant’Antioco, alla villa dei miei genitori e ai momenti con mio fratello. Ho avuto un infanzia meravigliosa.
Sei appassionata di Letteratura di mitologia greca,quale rappresentazione artistica, a carattere mitologico, ti affascina maggiormente?
Beh sicuramente Medea che ho interpretato al teatro di Bastia per la regia di Orlando Furioso. E’ un personaggio tragico e ricordo che poco prima di iniziare lo spettacolo dissi al regista, sto per dire una cosa mostruosa:”Se almeno una donna fa il percorso che fa Medea giustificherà le mie azioni ho vinto la serata”. Finisce lo spettacolo e Orlando mi chiama e mi dice:” Caterina ascolta vieni qui!”. Arrivo e c’erano 25 donne che avrebbero fatto ciò che ha fatto Medea, il che è terribile. Il testo e forse anche la mia performance hanno convinto il pubblico a fare lo stesso percorso mentale ed emotivo il che, è abbastanza terrificante poiché Medea è ahimè, un personaggio ancora troppo presente ai giorni nostri.
C’è stato un momento in cui hai pensato di dedicarti esclusivamente al teatro o al cinema?
Da sempre c’è stato un mix totale anche perché credo di non poter vivere solo o di cinema o di teatro, per i tempi, per la fatica, per tutto ciò che comporta stare sul set. Ricordo che dopo l’interpretazione di Dona Flor, dopo 250 repliche non volevo più sentir parlare di teatro.
Un consiglio che daresti a chi vuole intraprendere questo mestiere?
Sicuramente avere una buona base teatrale è estremamente importante.
Foto di Gigi Atzori
Trama “Doppio Sogno”
Compagnia Molière
Doppio Sogno
di Giancarlo Marinelli
tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler
con Ivana Monti, Caterina Murino, Ruben Rigillo, Rosario Coppolino
e con Andrea Cavatorta, Francesco Maria Cordella, Serena Marinelli,
Simone Vaio, Carlotta Maria Rondana
scene Paolo Beleù / Andrea Bianchi
costumi Adelia Apostolico
musiche Roberto Fia
light designer Mirko Oteri
regia Giancarlo Marinelli
CeDAC
Circuito Multidisciplinare della Sardegna
La Grande Prosa
stagione 2015-16
“Doppio Sogno” (“Traumnovelle”) racconta di una notte agitata da strani pensieri e imprevedibili incontri, in cui il dottor Fridolin turbato per la confessione della splendida ed enigmatica moglie, si lascia tentare e coinvolgere in situazioni estreme e pericolose, sfidando l’ordine e la morale, oltre al buon senso, quasi a voler esplorare il proprio lato oscuro, abbandonandosi alla dissolutezza. In un raffinato gioco di specchi, il sottile confine tra realtà e finzione, vita e sogno, si confonde e in una folla di donne sconosciute e bellissime il medico pare ritrovare all’infinito l’immagine della creatura di cui è perdutamente, quasi disperatamente innamorato pur con la piena coscienza di non poterne la interamente possedere, di non poter dominare i suoi impulsi e pensieri, né imprigionarne l’inconscio.
Il racconto di Schnitzler – da cui Stanley Kubrick ha tratto il celebre film, rimasto incompiuto, “Eyes Wide Shut” con Nicole Kidman, Tom Cruise, Madison Eginton, Jackie Sawris e Sydney Pollack, si avventura in spazi poco conosciuti, dà forma all’inquietudine e all’amara consapevolezza dell’inganno delle convenienze e dell’educazione, dietro cui si celano istinti selvaggi, e del potere eversivo della verità.
La versione di Marinelli inserisce ulteriori spunti attinti alla biografia dell’autore, quasi a sottolineare i nessi sotterranei tra lo scrittore e la sua opera, e la cronaca degli eventi si arricchisce di ulteriori sfumature, in quelle ore movimentare in cui il dottore ripercorre come in un flashback la propria intera esistenza, gli eventi più significativi e le svolte cruciali, che hanno influito sul suo destino e plasmato il suo carattere. Le intuizioni di Schnitzler, che riflettono le scoperte della moderna psicanalisi, svelano un’acuta sensibilità e una profonda conoscenza dell’animo umano: i protagonisti si mettono a nudo, rivelano la propria indole e il proprio smarrimento davanti a pulsioni inattese e per certi versi inopportune, che contraddicono le rigide convenzioni e l’ipocrisia della morale borghese.
Una festa in maschera rappresenta il punto drammatico di non ritorno, e insieme il culmine dell’ambiguità, con la possibilità di agire nell’ombra, come se si fosse altri da sé, e abbandonarsi alle peggiori perversioni, o semplicemente concedersi una licenza, una sospensione dalla realtà; quella stessa quiete offerta dal sonno, seppure popolato da fantasmi, incarnazione dei timori e dei desideri, ma con l’evidenza e l’illusione di verità di certi sogni, o incubi, che trascolorano al risveglio. La notte turbolenta, quasi febbrile, di Fridolin, potrebbe essere la trasfigurazione di un monologo interiore, un personalissimo viaggio agli inferi in cui l’uomo – e il medico – rivivono il terrore e l’orrore, l’impotenza al cospetto della malattia, sperimentando tutta la fragilità della propria condizione, e l’imperfezione e fallibilità dell’uomo – ancorché scienziato – incapace di governare il fato o sottrarsi alle implacabili leggi della natura.
Eros e thanatos – amore e morte – il fatale binomio, la duplice pulsione di creazione e distruzione affiora nella vicenda privata di Fridolin e di tutti i personaggi, in un vertiginoso susseguirsi di simbolici incontri e angosciosi ricordi, fino a una possibile catarsi finale in cui il dolore e il rimpianto svaniscono al risveglio, e dubbi e le ombre della notte lasciano spazio alla luce della ragione e della speranza. Forse.