Lifetraps: le trappole per la vita di Ercole Renzi

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La metafora della trappola mentale è stata usata nell’ultimo decennio del secolo scorso per indicare quegli schemi mentali, quei pensieri mal-adattivi su di sé e sul mondo che depotenziano la vitalità della persona che li subisce.

Sono pensieri limitanti che tolgono calore e valore all’esperienza sensoriale.

Si consolida nella persona una rigidità relazionale che la porta a distorcere e a celare il proprio vissuto emotivo, perché ha appreso, suo malgrado, che gli stati emotivi valgono solo in funzione dell’accettabilità che riscuotono presso gli altri.

Le lifetraps ti inchiodano all’idea che vali se vali per gli altri e ti portano a vivere sotto un falso sé abituato fin dalla più tenera età a rinunciare ad essere a favore dell’apparire.

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Causano una inflessibilità interiore che porta a trattare sé e gli altri alla luce di pregiudizi difensivi, per esempio:

  • ti fanno sentire costantemente in difetto
  • non ti fanno specchiare, perché temi il verdetto implicito che recita: “faccio schifo”
  • ti spingono a dover dare sempre il massimo
  • ti fanno credere che l’infelicità sia un destino inesorabile
  • ti fanno vivere ostaggio del giudizio degli altri: che penseranno di me?
  • ti fanno concludere che alla fine mi dimostro sempre inaffidabile.

Prova a scorrere queste affermazioni con attenzione e considera se, insieme ad altre simili, sono trappole che scattano nella tua mente di fronte ai piccoli come ai grandi eventi della tua vita.

Perché tutte le volte che scattano lacerandoti l’anima fanno di te un automa che sceglie fatti e persone per avere conferma e perpetuare lo schema mentale tossico.

Perché fin dalla più tenera età sei stato/a costretto/a a rinunciare all’autenticità, alla spontaneità, all’autonomia, a rinunciare all’essere per essere a favore dell’essere per compiacere. E allora si realizza quel processo inevitabile per cui le difficoltà relazionali dell’infanzia e della adolescenza generano i disagi a livello di equilibrio emotivo che poi sfociano in una relazionalità nel presente rigida. diffidente, ipervigilante, intransigente, in cui la riflessione prevale sul cuore e in cui l’esplorazione dell’altro impedisce l’esplorazione di se stessi. Perché di nuovo e per sempre, il bambino o la bambina, anche se ormai adulti, tenderanno a modellare e a strutturare la loro esperienza, il loro comportamento e la loro percezione di sé per accondiscendere al pensiero genitoriale e non per vivere e sentire autonomamente.

Il motto su cui riflettere è:

O agisco o reagisco

O agisco autonomamente in modo autentico, libero/a di essere come voglio essere, o re-agisco sempre in attesa della prima mossa fatta dall’altro. Per queste persone il destino è l’infelicità, sono le relazioni che, per un motivo o per l’altro, finiscono male, è la rassegnazione che certe cose nella vita non potranno mai essere cambiate. 

E invece le cose possono cambiare proprio a partire dalla presa di coscienza di queste trappole che non hanno motivo di esistere, che non sono vere, che ci sono perché abbiamo cominciato a subirle quando non potevamo fare diversamente, in una situazione di massima ricettività e dipendenza dalle persone che ci erano indispensabili per “sopravvivere”.

Perché l’universo e la vita insegnano che se c’è un dritto c’è anche un rovescio, che se c’è un verso c’è anche un inverso: bisogna semplicemente entrare nella vita e cogliere le opportunità che ci offre in ogni istante se impariamo a guardarla con gli occhi del cuore.

Ti auguro una meravigliosa settimana di trappole individuate ed evitate!

C’è solo una ricetta per provare ad essere davvero felici: tornare ad amare… ma per davvero!

Ercole

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Per informazioni ti invito a visitare i siti www.ercolerenzi.it e www.analogistasardegna.it, oppure di contattarmi personalmente a info@ercolerenzi.it o al 335 5769892.