Alessandro Mahmood e la dimensione umana trasmessa da Mamma Anna Frau

ALESSANDRO MAHMOOD E LA DIMENSIONE UMANA TRASMESSA DA MAMMA ANNA FRAU

SULLA CRESTA DELL’ONDA

di Massimiliano Perlato

Simbolo concreto della parabola dalle periferie al successo, Mahmood si è conquistato ogni metro di crescita dal quartiere Gratosoglio, nella periferia sud di Milano dov’è nato il 12 settembre 1992 fino alla doppia vittoria di Sanremo (2019 e 2022). E in tempi in cui rapine e scontri fra baby gang, sparatorie fra rapper e altri crimini sono all’ordine del giorno nelle periferie, il vincitore di Sanremo 2022 ha sempre avuto un pensiero positivo per il suo quartiere: “Non mi sono mai sentito svantaggiato per essere nato lì, i sobborghi sono posti dove tanti giovani crescono bene, tanti che fanno bella musica vengono da posti come questi.”

Un lungo tragitto innestato dal talento per Alessandro Mahmoud, il suo vero nome, figlio di mamma sarda e papà egiziano. Il suo nome d’arte è una sintesi fra il cognome e l’espressione inglese ‘my mood’, ‘il mio stato d’animo’. Ha un’infanzia complicata per l’abbandono del padre (tornato nel paese d’origine, dove ha tre mogli) quando aveva soltanto cinque anni. Un’esperienza che diventerà centrale per il brano ‘Soldi’, con cui vince il suo primo Sanremo. Mahmood non parla l’arabo, ma conosce il dialetto sardo insegnatogli dalla mamma, nativa di Orosei e considera la cultura sarda una delle sue fonti d’ispirazione. Al Gratosoglio, il futuro Mahmood coltiva la sua passione per la musica: inizia a studiare canto fin da piccolo e dall’adolescenza, per alcuni anni, viene seguito dal baritono Gianluca Valenti che lo ricorda così: “Gli ho dato le prime lezioni quando aveva dodici anni: era timidissimo ma affascinato dai talent show. In quella voce ancora acerba c’erano però grandi potenzialità come ha dimostrato”. Mamma Anna lo cresce da sola e gioca un ruolo importantissimo nella sua formazione: per dieci anni, con tenacia, il futuro vincitore di due Sanremo frequenta le lezioni di canto e il liceo e nel frattempo lavora in un bar per aiutare nelle spese di casa. Studia anche al Cpm, Centro professione musica, dove incontra Andrea Rodini, il suo primo manager. Una grande voglia di riscatto che gli fa vincere una serie di concorsi musicali mentre nel frattempo studia solfeggio, pianoforte e i cantautori della canzone italiana. Al talento Mahmood, come molti ragazzi cresciuti in quartieri difficili, abbina il gusto per un certo cosmopolitismo musicale che unisce trap, hip hop, pop e influenze arabe. “Oggi mi fa uno strano effetto essere chiamato personaggio musicale, non riesco ancora a realizzare. Sono soddisfatto perché la gente che non mi conosce, magari, pensa sia nato tutto da Sanremo ma in realtà dietro c’è un lavoro di anni in cui ho scritto pezzi per me e per altri e sono molto orgoglioso del lavoro e trovarmi qui mi fa un po’ strano ma era quello che volevo da sempre. L’ho cercato, ci ho lavorato, ho tenuto duro e questa cosa mi dà la speranza che quando uno si impegna davvero i risultati poi arrivano”.

L’approccio ai primi palcoscenici arriva con la partecipazione alla sesta edizione del talent show ‘X Factor’, da cui viene eliminato, ma nel 2015 vince il concorso Area Sanremo e si guadagna il diritto di partecipare alla sezione ‘Nuove proposte’. Il biennio 2017-2018 è ricco di progetti e collaborazioni con Elodie, Gué Pequeno e Fabri Fibra. Una data tutta milanese resta importantissima per Mahmood: il 1° febbraio del 2019 tiene il suo primo concerto al circolo Ohibò (che chiuderà l’anno dopo per la crisi seguita al Covid), dove presenta alcuni suoi inediti. Da questo momento si definisce ‘cantautore moroccan pop’, indicando tra le influenze la musica araba ascoltata dal padre e i capolavori di Lucio Battisti. Molto riservato sulla sua vita privata, torna alla ribalta della cronaca extramusicale per l’incendio alla Torre Antonini dell’agosto 2021. Un grande dispiacere: per lui l’appartamento in affitto al nono piano del grattacielo era ‘la casa dei sogni’. “Devo molto a Milano, nei miei pezzi, nelle mie descrizioni, essendo nato e cresciuto qui ha fatto da culla della musica e ha ispirato tanto. La figura del padre? Nel mio mondo interiore l’ho vista sempre come quello che doveva un attimino occuparsi della famiglia. Nel mio caso l’ha fatto mamma Anna che ha svolto il ruolo da madre e da padre.”

Ma chi è Anna Frau, la donna che ha convinto Mahmood a intraprendere la carriera nel mondo della musica? Fin dai tempi di ‘Soldi’, la canzone che lo ha reso famoso e che gli è valsa la prima vittoria a Sanremo, il ruolo della madre è stato fondamentale. La canzone parlava di suo padre, un egiziano che non ha avuto più rapporti con lui per anni dopo il suo ritorno in Egitto quando lui aveva sei anni, ma sua madre, invece, c’è sempre stata. Dopo la prima vittoria, ha raccontato: “Sono cresciuto con mia madre, i vicini di casa erano mia zia, i miei cugini: mia madre ha dodici fratelli, siamo una grande famiglia. Da bambino ero molto tranquillo, leggevo tantissimi libri, lo facevo più da piccolo che ora. Ero cicciotto e con gli occhiali, andavo in piscina, mia madre mi faceva vestire sempre con camicie sgargianti, diciamo che non passavo inosservato”.

Con la sua voce scolpisce paesaggi sonori con originalità, fa vibrare la scena con energia ma, allo stesso tempo, con calore e tranquillità. Oltre i luoghi reali che lo ispirano per scrivere i testi, soprattutto quelli della sua Sardegna, ne disegna immaginari, in cui la sua ricerca interiore si traduce in musica. I riferimenti del cantante all’Isola non sono mai mancati durante le sue esibizioni, e ogni estate torna a Orosei, in cui ha solide amicizie da anni. E’ legatissimo a tutta la famiglia, molto numerosa. “Ogni compleanno o altre occasioni per riunirci è una grandissima festa, ci sono tantissime fasce di età e tutti siamo molto legati. Nelle campagne, nel mare, nelle colline della Sardegna ritrovo la serenità, la calma, la tranquillità e lì riesco a creare, a scrivere, non solo per me, ma anche per gli altri cantanti”.

Riguardo il brano che ha vinto a Sanremo, a convincere sia Mahmood sia Blanco sulla bellezza e l’originalità della canzone sono state le rispettive famiglie, e ciò dimostra ancora di più la forza del legame di sangue. Il testo di ‘Brividi’ parla del senso di inadeguatezza in una relazione raccontata da due ragazzi diversi in modi differente: nel video Mahmood è abbracciato ad un uomo, mentre Blanco corre in bici a un appuntamento con una ragazza. Il resto lo fanno le parole e le voci magiche di entrambi, ed ognuno può interpretarle come preferisce. Dopo la vittoria in coppia con Blanco, Mahmood ha potuto finalmente raggiungere la madre e quando l’ha abbracciata le ha detto: “La ti la crediàs crasaNon te lo saresti mai immaginato