La virtù è nelle mani: ogni punto è chic nelle borse di Anna Allegretta
Ogni nome ci trasmette una sensazione nascosta: quando senti il suo nome, Anna, così caldo, femminile, romantico, senza tempo, in maniera anche impercettibile e inconscia, ti lascia addosso un che di sereno e positivo. Il suo cognome è Allegretta e fa pensare al sole, alla primavera, alla semplicità. Uno di quei casi in cui il nome, è proprio il caso di dirlo, sembra…cucito addosso! Le creazioni di Anna Allegretta, 50 anni di Molfetta, rispecchiano nella formae nel colore, tutta la sua specialità creativa. Una donna dalle cui mani nascono creazioni meravigliose, romanticamente glam, vivaci, delicate moderne e vintage “à le même tempe”, con doppio valore aggiunto: uno è l’amore per ciò che fà, che traspare dalla paziente e precisa attenzione per ogni piccolo dettaglio; l’altro è la totale unicità, l’irripetibilità di ogni pezzo interamente lavorato a mano. Un grande esempio di donna che ha saputo trasformare la propria passione in lavoro, con volontà e forza, per questo RivistaDonna ha desiderato e avuto il piacere di incontrarla e farle raccontare qualcosa di sé alle lettrici.
Da cosa ha origine la passione per il tuo lavoro?
Mia mamma era sarta con la passione per il ricamo ed il lavoro a maglia. E’ lei che mi ha insegnato i primi rudimenti. Da che ho memoria ho vissuto da sempre fra stoffe e cotoni. Forse ho acquisito da lei questa passione o forse è stato solo un caso: le passioni sono dentro di noi e se si è fortunati si trasformano in vocazioni e, qualche volta, in talenti.
Quando nasce la tua fase creativa, elabori un progetto o lasci che l’arte guidi le tue mani?
Quando inizio un lavoro, non so mai dove mi porterà. Mi lascio trasportare dalle intuizioni ed emozioni del momento. A volte, è un tessuto che mi ispira, altre sono gli oggetti o la visione creativa che anticipa il progetto operativo. Adoro i colori ma, ancora di più, mi piace vederli nascere, scoprire cosa vogliono diventare. L’unico punto fermo è il mio creare e lavorare in assoluta solitudine o meglio, in compagnia delle pietre, degli argenti, delle lane, sete e cotoni. Con una sola eccezione per la compagnia discreta ed affettuosa dei miei gattini che, di tanto in tanto, mi fanno visita e mi trasferiscono la giusta serenità necessaria a governare gli aspetti creativi ed operativi.
Le tue borse sembrano prendere il passato e trasformarlo in presente e futuro. Hai una macchina del tempo o ti ispiri a un’epoca in particolare?
Le vie della creatività non sempre sono lineari e consapevoli. Scattano dei meccanismi che partono da sensazioni, gusti, culture, vita vissuta e che magicamente si ricompongono in un disegno creativo, in un oggetto frutto della tua passione, della tua fantasia e delle tue mani. Tra le mie muse ispiratrici: le mie clienti. Ognuna porta la sua idea, la sua personalità, ciò che vuole comunicare. Trascorriamo ore, spesso dinanzi ad un tè, ad immaginare ciò che vorremmo realizzare. Succede anche che, grazie ad Internet, le distanze si annullino e attraverso lo scambio di messaggi, foto, etc si entri in confidenza: elemento essenziale per trovare la condivisione e quella giusta complicità utile per mantenere il “mio patrimonio personale” di creativa e salvaguardare lo stile personale della cliente. Da qui la commistione tra passato, presente e futuro frutto di una filosofia operativa che, mantenendo saldi i fondamenti di base dell’artigianato, si diverte a creare ed esplorare nuove soluzioni.
Sempre a proposito di tempo: quanto impieghi per ogni creazione?
Difficile quantificarlo perché varia per ogni modello. Dipende, inoltre, anche dal tipo di maglia utilizzata e dal ricamo che si va ad applicare. Per fare un esempio, non meno di 30 ore per una pochette di base. So di essere molto esigente e critica nei miei riguardi. Pretendo da me stessa il meglio che posso dare. Così succede che, molte volte, il progetto pensato in un modo prende poi altre vie o viene del tutto abbandonato. Questi “ripensamenti” portano ad un affinamento e ad una personalizzazione più spinta, ma comportano anche molto tempo. Tempo che sembrerebbe sprecato, mentre in realtà è prezioso e fecondo perché porta alla maturazione consapevole di un prodotto di qualità, di uno stile creativo-produttivo personale. Le mie borse, cosi come ogni mio altro accessorio, sono espressione della mia interpretazione del mondo e della vita, attenta a premiare la sostenibilità e l’utilizzo di tecniche, pratiche e materiali per quanto possibile naturali e non inquinanti. Ho scelto che siano interamente lavorate a mano, nessuna macchina, nemmeno quella classica da cucire, viene utilizzata. Lavorare la base a crochet o tricot, foderarla e ricamare il soutache fa sì che il tempo da dedicare sia davvero tanto e molto spesso sottovalutato. Lo stesso dicasi per i materiali utilizzati. Tutti rigorosamente italiani. E’ un diverso modo di intendere il tempo. Quello che occorre per realizzare un prodotto interamente realizzato a mano. Il tempo giusto per trasformare un accessorio che sappia esprimere la personalità di chi lo indossa.
Vai alla ricerca della perfezione, o la perfezione arriva creando?
Qualsiasi lavoro è sempre perfettibile, per sua natura. Impossibile ottenere la perfezione. La perfezione è il sogno ad occhi aperti che la nostra mente astrattamente elabora. Poi bisogna fare i conti con i nostri naturali limiti. Cerco di trovare una mia identità stilistica, non prima però di aver trovato il giusto equilibrio tra il momento creativo ed operativo e aver soddisfatto così le mie aspettative. Questa è la cosa che più mi intriga, come in una sfida continua con me stessa. Non si tratta solo di una tecnica eseguita a regola d’arte, ma dall’emozione che desidero venga colta da chi osserva o indossa il manufatto.
Secondo te, dove nasce la femminilità nel look?
Dalla consapevolezza della propria personalità che vuoi sia richiamata, riflessa e riconosciuta nelle tue produzioni Chi sceglie di utilizzare una borsa o un qualsiasi accessorio “handmade” è una donna sicura di sé, la quale sceglie consapevolmente un prodotto unico e comunica attraverso l’oggetto qualcosa di sé stessa; differenziandosi dalle scelte standard dettate da considerazioni, il più delle volte, di altra natura che l’essere, quanto piuttosto dell’apparire e della ostentazione. L’oggetto diventa così non solo espressione ma parte intima di sé, del suo io e del suo vissuto. Sicura di sé, non ha paura di dire: “Io sono così, questa sono io”. E’ una donna che quando acquista sà che dietro un codice a barre esiste un mondo di cui spesso ignoriamo l’esistenza.A volte, consapevolmente, vogliamo ignorarlo. Scegliere un prodotto fatto a mano significa dire al mondo: “Io mi identifico nella filosofia della naturalezza e dell’unicità”. Indossare ciò che rispecchia la nostra personalità ci ricorda costantemente chi siamo e cosa vogliamo diventare, inoltre, comunica agli altri come vogliamo essere considerati e ciò porta al rispetto e a considerarci proprio come desideriamo.Ogni “handmade” è unico, come uniche sono le nostre personalità. Chi ha consapevolezza di sé non si nasconde dietro l’omologazione, non ha paura di esporsi. Ed emana un fascino unico. La femminilità è soprattutto fascino. Il look è solo lo strumento che utilizziamo per esternare chi siamo.
Cosa speri ti riservi il futuro? Hai progetti di cui vuoi anticipare qualcosa alle nostre lettrici?
Sono laureata in Giurisprudenza e, fino a pochi anni fa, mi occupavo del settore delle energie rinnovabili e della tutela ambientale. Ma la vita ama sorprenderti e sembra sfidarti continuamente a ricercare in te la tua vera natura e il tuo sogno creativo. Così, oggi, sto percorrendo una nuova strada, figlia di un sogno giovanile, che ora sta prendendo nuova forma e linfa. Confido che il futuro mi dia la possibilità di continuare ad esprimermi a livello creativo. Che è anche un modo per vivere il presente proiettato nel futuro. La forza della creatività non si esaurisce, né si limita a percorrere gli stessi itinerari, gli stessi spazi. Quando questa diventa routine, cessa di interessarmi. Ecco perché già penso a nuove soluzioni e nuovi prodotti sempre per il mondo femminile, a me più congeniale; come donna condivido i sentimenti, le emozioni, i sacrifici e le fatiche quotidiane per raggiungere i propri obiettivi di vita e di lavoro che nel mio caso coincidono. Una particolare attenzione ai giovani: sto elaborando, infatti, nuovi prodotti e soluzioni per restituire un po’ di colore e coraggio ai loro sogni di vita, al loro futuro. Questo il progetto che intendo perseguire, con l’augurio di un futuro più sereno e giusto, soprattutto, per i nostri figli e le nuove generazioni.
“Handmade”, un ritorno nostalgico al passato, un retaggio antistorico o cos’altro?
“Fatto a mano. Fatto in casa”. A volte, mi capita di sentirlo dire in una accezione che sà di negativo. Di un qualcosa che chiunque può fare. Una sorta di produzione velleitaria e senza pregio. Invece è un segno antichissimo che risale alla notte dei tempi: il primo naturale approccio dell’uomo, delle sue mani con i materiali naturali di cui disponeva, per creare e costruire nuovi oggetti non presenti in natura. Oggi il “fatto a mano” non rappresenta una fuga dal nostro futuro, un ritorno nostalgico al passato, né un retaggio antistorico: è semplicemente una scelta di vita. Dimostra alla gente e ai nostri figli che non tutto è fatto in serie e che non è bello solo quello che ci arriva standardizzato. Vuol dire trasparenza ed onestà. E’ fondamentale sapere dove, come e da chi è stato fatto l’oggetto che si decide di acquistare. Conoscerne il processo produttivo. Avere la certezza che non sia stata utilizzata manodopera sfruttata, sottopagata, o lavoro minorile. Vuol dire orientare il consumo e il mercato in chiave etica e sostenibile in quanto rende più efficiente l’uso dell’energia, ottimizza le risorse impiegate, garantisce maggiore attenzione alle materie prime utilizzate, riduce i rifiuti a perdere e, conseguentemente, l’impatto sull’ambiente. Ancor oggi, il “fatto a mano” sostiene le realtà locali. Sostiene la “comunità” anche dal punto di vista economico. L’acquisto presso laboratori o botteghe artigiane del luogo comporta un piccolo indotto sullo stesso territorio, producendo nuove opportunità di lavoro.
In conclusione, qual’ è il valore oggi percepito dell’handmade?
“Handmade” produce cultura mantenendo in vita le tradizioni; tramandando l’arte di generazione in generazione. Un prodotto “fatto a mano” conferisce all’oggetto un valore aggiunto difficile da stimare secondo i comuni parametri dell’economia di mercato. Questa percezione, ancora oggi, accompagna e contraddistingue la produzione artigianale. Ciò vuol dire che viene riconosciuto il valore unico ed irripetibile. Significa assicurarsi un rapporto umano con la craft-maker: puoi scriverle, parlarle, incontrarla. Scegliere con lei materiali e colori, renderla partecipe e “complice” della creazione ad hoc. Sperimentare cose nuove e diverse. Riconoscere e dare valore ai dettagli: scoprirli, esplorarli e osservarli con attenzione per rilevare quei particolari di pregio che lo rendono unico ed irripetibile. Di fronte ad un codice a barre noi non vediamo riflessa la nostra immagine di persone, ma di consumatori anonimi ed impersonali. Chissà, spesso cambiare punto di vista aiuterebbe ad aprire nuovi orizzonti. Forse dovremmo iniziare a farlo, a cominciare da noi donne!
Foto di Serena Zanchi
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