Intervista a Chiara Vigo
Come si diventa maestri dell’arte del bisso?
Io ho appreso quest’arte antica e sconosciuta da mia nonna. E’ grazie a lei e alla sua maestria che ho potuto apprendere tutte le nozioni indispensabili per lavorare il bisso. Ho studiato le fibre marine, quelle terrestri e ho approfondito le conoscenze per riparare
i tessuti antichi.
Questo sistema di trasmissione della conoscenza non è rischioso per una continuità dell’arte stabile e duratura nel tempo?
Tramandare un lavoro di generazione in generazione è molto bello ma non ci si può limitare a questo. E’ importante che anche i giovani apprendano i vecchi mestieri altrimenti il nostro patrimonio rischia di perdersi. Da 30 anni infatti chiedo alle autorità competenti 10 telai di legno e l’attrezzatura utile, oltre allo spazio adeguato, per poter insegnare ai più giovani l’arte della lavorazione del Bisso, ma purtroppo non ho avuto
alcun risposa positiva. Mi conoscono in tutto il mondo ma in Sardegna non hanno ancora capito l’importanza della mia arte.
Che caratteristiche deve avere il Maestro?
Il Maestro deve essere una persona consapevole che la sua arte non gli appartiene e di conseguenza va difesa, conservata e tramandata con fatica, tempo e dedizione.
A quale età ha iniziato a lavorare il bisso?
Ho iniziato a filare a 5 anni quasi per gioco. Per me il fuso era come una bacchetta magica. A 12 anni di nascosto da mia nonna andavo nel suo telaio e provavo a tessere.
Come si concilia la raccolta del bisso con l’equilibrio dell’ecosistema marino?
Basta leggere il testo di ultima edizione intitolato “La Seta del Mare” di Evangelina Campi, edizione Scorpione Taranto, a me dedicato. Questo volume nato da un progetto di scuola media è l’unico documento che raccoglie e racconta del bisso nel Mediterraneo
in capitoli dove ogni specialista ha detto la sua in maniera scientifica, tecnica ed esoterica.
Esistono al mondo altre produzioni di bisso?
Nella Civiltà mediterranea le due città che possono vantare storia nella lavorazione con origine mesopotamica (lavorazione Hefod ebraico libro dell’Esodo manifattura Hiram dei Caldei) sono la città di Sant’Antioco e la città di Taranto. I pezzi costruiti a Taranto sono prevalentemente pezzi che vengono dalla scuola delle Clarisse.
Cosa ne pensa del fatto che uno staff di ricercatori greci starebbe compiendo degli studi per incrementare la produzione di bisso artificiosamente e su larga scala?
Questo è il risultato della poca sensibilità ai miei ripetuti inviti alle autorità competenti di fare decreti legge seri di tutela dell’animale, in maniera da salvaguardare il patrimonio italiano impedendo a pazzi di sovvertire le leggi fondamentali della natura. Ho sempre pensato che il termine Europa è stato costruito troppo frettolosamente senza avere la coscienza di tutelare il patrimonio etnico e biologicamente specifico. Penso anche che i nostri figli abbiano dei diritti che non possono essere tralasciati.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Ho aspettato una vita che le amministrazioni si occupassero di darmi una mano. Oggi sono stanca. Se non avrò gli aiuti che mi servono sarò costretta a rendere all’acqua quello che è suo e lasciare che gli uomini percorrano le strade che hanno scelto. Gli
scrigni dei maestri stentano a chiudersi, ma se si chiudono è impossibile riaprirli. Quello che io ho in mano è un bene dell’umanità e come tale va salvaguardato da tutti, ognuno secondo la propria capacità e la propria responsabilità. Demandare ad altri la salvaguardia dei beni dei propri figli è permettere che le loro cose vadano in rovina. Forse abbiamo dimenticato che siamo responsabili e risponderemo a Dio di quanto ricevuto e quindi ognuno di noi ha il dovere di leggere, capire ed eventualmente rispondere in piena libertà.