Intervista a Geppi Cucciari
Come hai cominciato ad avvicinarti al teatro e alla recitazione? Chi ti ha ‘iniziato’ a quest’arte’?
Era un mio sogno da sempre, da quando ero una bambina. Avevo fatto qualcosa quando ero al Liceo, e qualcosa anche coi Lapola, ma poi ho tentato un approccio più sostanzioso una volta trasferita a Milano. E mi son iniziata da sola.
Cosa offre la Sardegna, anche in base alla tua esperienza, ad un giovane che vuole intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo?
Io non posso dire cosa offre la Sardegna, perchè ho scelto di cominciare a Milano. Milano sotto il profilo artistico ha un fermento notevole, anche per il cabaret, che è la prima forma a cui mi sono avvicinata, anche perchè è la più immediata. Ho scritto un monologo di 10 minuti e son salita su un palco. Con un pubblico. Poi ho incontrato Lucio Wilson e lì abbiamo avviato una collaborazione umana e artistica.
Il grande salto e’ avvenuto con Zelig. Che esperienza e’ stata calcare quel palco e come e’ cambiata da allora la tua vita?
Zelig è stata una grande occasione, è un programma molto visto che ti da subito grande popolarità. Ma Zelig è un inizio, non un punto d’arrivo. Se resti lì è molto rischioso. Anche andare via lo è … ma ho preferito tentare altre strade. Per me il cabaret purissimo non era di certo il punto d’arrivo, non miei miei sogni.
Sul palco e suoi tuoi libri raccconti con tanta ironia e intelligenza, e anche tanta imparzialita’, del rapporto tra i sessi. E non e’ possibile non ridere quando poi tutte noi ci ritroviamo in questi aneddoti, parola dopo parola, riga dopo riga. Quanto tutto cio’ e’ autobiografico? Oppure osservi semplicemente come va il mondo e poi lo racconti (molto bene n.d.r.) in chiave comica?
Alcune cose son successe a me, altre a chi mi sta vicino. amiche e affini. Per ridere delle cose della vita, basta stare fermi ad osservare.
Nel piccolo schermo, nella serie Belli Dentro, hai portato con te proprio la nostra isola, intepretando un personaggio sardo, Gonni. Una simpatica ‘falsara’ detenuta a San Vittore, con il cruccio della figlia tredicenne che non sa che la madre si trova in carcere. Quanto e in che modo e’ importante per te la tua terra?
La mia terra è importante, ci torno spessissimo e son molto legata alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei fratelli e ai miei meravigliosi nipoti. E, donna fortunata, pure alle mie cognate. Le mie non sono cinematograficamente tali. Ovvero cognate insopportabili e invadenti.
Trovo irresistibile il ‘passo di danza che accenni’ nella sigla della sit-com Belli Dentro. Magari, la tua attidune alla danza non e’ la stessa che hai per la recitazione, ma questo e’ un modo per dimostrare che anche le debolezze possono essere punti di forza grazie all’ironia.
Se non hai ironia, e soprattutto autoironia, non puoi fare questo mestiere. Poi è chiaro che molte persone hanno queste caratteristiche e lavorano al Comune, o insegnano o fanno altro. Ma per me è fondamentale.
Come sei caratterialmente nella vita di tutti i giorni? Si dice di solito che i comici sono un po’ malinconici…
Non sono triste, affatto. Ma non dico una battuta ogni 30 secondi come quando lavoro. Sarebbe sfinente per me e per chi mi ascolta.
La tua predilezione va alla Geppi scrittrice o attrice?
Non ho mai pensato fortunatamente di dover scegliere, voglio afre entrambe le cose.
In conclusione, “meglio donna che male accompagnata”, o meglio un uomo oggi?
Sono due sfumature dello stesso pensiero. Piuttosto che stare con un idiota, meglio sole.ma non son tutti idioti.