Non solo spiagge per scoprire la cultura millenaria dell’isola
Mare cristallino e spiagge bianchissime sono i fattori che inducono i turisti a scegliere la nostra isola per trascorrere le proprie vacanze estive. Ma siamo sicuri che questi siano gli unici fattori sui quali fondare un serio sviluppo turistico della nostra isola?Il turismo rappresenta, senza dubbio, uno dei fattori più importanti di sviluppo dell’economia moderna; la stessa Organizzazione Mondiale del Turismo ha recentemente evidenziato che il volume d’affari da questo realizzato è pari a quello prodotto dall’esportazione del petrolio, di prodotti alimentari e delle automobili.Favorita dalla positiva globalizzazione dell’economia e dall’affacciarsi di nuove e sempre più consistenti fasce di popolazioni benestanti, l’offerta turistica è sempre più variegata e articolata, ed è in grado di soddisfare tutte le esigenze dei consumatori.A questo proposito i vari operatori cercano dunque di crearsi delle proprie nicchie di mercato e/o di offrire particolari servizi che possano differenziarli, veicolando altresì nuove ed ulteriori immagini del proprio territorio: si pensi alla scelta degli Emirati Arabi Uniti, sempre più proiettati nel turismo del lusso dove, peraltro, i più importanti brand dell’haute culture occidentale esprimono a pieno la propria creatività e il proprio design in alberghi da mille e una notte. Occorre dunque concepire un nuovo modello turistico unitario che possa farsi portatore di una nuova immagine della Sardegna, non più limitata alle spiagge, ma legata ad un sistema ampio che sia in grado di identificare ogni aspetto della sua cultura millenaria. Per fare ciò la Sardegna deve ovviamente spogliarsi dei preconcetti che ne hanno caratterizzato la sua politica turistica, e deve altresì aprirsi e competere, convinta dei propri mezzi. A questo fine vengono in soccorso gli strumenti concorrenziali che la proprietà intellettuale mette a disposizione di chi si vuol fare portatore di innovazione anche in questo settore.In questo nuovo contesto l’offerta turistica non può dunque limitarsi alla promozione delle proprie spiagge e del proprio mare, laddove, in un mercato prossimo alla saturazione, occorre, al contrario, trovare nuovi strumenti che consentano di differenziarsi rispetto agli altri concorrenti. Le varie componenti della cultura isolana possono, infatti, essere concettualizzate in un messaggio che, adeguatamente veicolato ed incorporato in un segno distintivo, può essere percepito dal consumatore come fattore in grado di indirizzare in modo determinante le sue scelte, divenendo dunque un nuovo e più efficace collettore di clientela. Tale concetto può dunque essere racchiuso all’interno delle diverse tipologie di marchi oggi registrabili, quali ad esempio una parola, un elemento figurativo, l’unione di entrambi, un marchio olfattivo, di colore, o ancora la forma distintiva di un prodotto, etc. Ma vi è di più, i segni distintivi possono essere altresì utilizzati da organismi all’uopo creati, per garantire la qualità, l’origine e la natura di un prodotto o servizio. L’uso di questi marchi consentirebbe di creare, infatti, un sistema turistico unitario nel quale, a fronte di un organismo di controllo, si potrebbe rendere omogenea l’offerta dei prodotti e/o servizi ai vari livelli dell’attività turistica. Pensiamo, per fare un esempio, ad un marchio che assicuri la qualità e l’origine di determinati prodotti agricoli e della pesca che vengono offerti negli alberghi o, ancora, ai servizi turistici in generale. Ma perché ricorrere ai segni distintivi? Semplice, il marchio consente al consumatore di ripetere una positiva scelta di acquisto, identificando i prodotti o servizi di un imprenditore da quelli dei suoi concorrenti. La positiva scelta d’acquisto determinerà dunque un rapporto fidelizzazione con i consumatori che avrà dunque positivi risvolti economici per l’impresa. Durante il soggiorno in Sardegna il turista avrà anche occasione di apprezzare alcuni dei prodotti più rinomati e peculiari della nostra isola, che devono i loro pregi al territorio e alle maestranze che hanno contribuito alla loro produzione. Anche questo valore aggiunto, si pensi ai nostri vini o ai nostri formaggi, può trovare un suo espresso riconoscimento e dunque una sua specifica tutela nelle indicazioni di origine.Il novero delle possibili applicazioni degli strumenti offerti della proprietà intellettuale, come si vede, è assai ampio e certamente viene qui condensato al fine di fornire una piccola, ma importante idea, su quelle che sono le potenzialità di quest’ultima, in parte caratterizzata da strumenti concorrenziali in grado di accrescere la competitività economica di un’impresa. Tra questi vi sono strumenti come il design, che conferisce al suo titolare un diritto di esclusiva venticinquennale sull’aspetto esterno del prodotto, vale a dire delle sue linee, dei suoi contorni, dei motivi ivi riprodotti etc…Pensiamo, solo per fare un esempio, ai prodotti tessili della tradizione sarda, ai peculiari disegni che spesso li caratterizzano e agli importanti risvolti economici che sono legati a un siffatto diritto di esclusiva. Non resta dunque che prendere atto del fatto che, sebbene possediamo delle spiagge e un mare unico nel Mediterraneo, queste non sono sufficienti per rendere competitiva la nostra, o meglio le nostre, promozioni turistiche. Occorre, invero, puntare sulla creazione di un nuovo modello che integri i molteplici aspetti della cultura sarda garantendosi un diritto di esclusiva sugli stessi, quali fattori concorrenziali differenziali e vincenti.
Gianluigi Borghero