Cristina Fois un ciclone senza maschere
Quando tradizione folk e innovazione si incontrano, lo spettacolo è assicurato. La musica sarda è un’espressione viva e variegata, connessa con gli scenari della vita comunitaria quotidiana e festiva. È un repertorio antico ma sempre attuale, un patrimonio della nostra cultura che deve essere tramandato e perchè no, anche rinnovato e modernizzato. Questo è lo spirito che accompagna Cristina Fois. Una ragazza giovane di Oristano, solare, estroversa, versatile che ha nel sangue la cultura e il canto popolare sardo ma che, oltre a questo, porta sul palco la sua freschezza e vivacità arricchendo il nostro repertorio di suoni e ritmi nuovi, in un suggestivo mix dove passato e presente si completano. È figlia d‘arte Cristina. La mamma, stimata e apprezzata cantante folk le ha trasmesso la passione per la musica, un patrimonio inestimabile che la giovane oristanese custodisce con amore e porta ogni giorno in giro per la Sardegna. I suoi spettacoli sono un vero successo. Diciotto anni sul palco forgiano Cristina, donandole quella versatilità e presenza scenica che le permettono di acquisire una padronanza di sé da vera professionista dell’intrattenimento.
Cristina com’è iniziata la tua passione per la musica?
Provengo da una famiglia in cui la musica è pane quotidiano. Mia mamma, Caterina Cimino, è una nota e stimata cantante folk: è grazie a lei che mi sono addentrata in questo mondo. Con lei sono salita per la prima volta su un palco. Chi educa alla
musica prepara un artista ad affrontare il pubblico; chi educa con la musica prepara un uomo ad affrontare la vita. Mia madre e mio padre mi hanno educata “con” la musica.
Qual è lo spettacolo a cui ti senti più affezionata?
Ogni spettacolo, circa 10 nella mia carriera, mi ha lasciato qualcosa di bello e di importante. Il contatto con le persone, la partecipazione degli spettatori sono la mia energia Ogni serata è unica e diversa; ritornare a casa dopo aver allietato la platea resta la soddisfazione più grande. Per me, infatti, più che ogni altra cosa, è importante interagire col pubblico creando l’atmosfera giusta per una serata spensierata e ricca di divertimento. Il pubblico, d’altronde, è più acuto del miglior
critico.
Nel 2008 è iniziata la tua collaborazione con il M. Massimo Pitzalis: che cosa rappresenta per te?
Massimo è un vero artista. Sapevo della sua bravura e lui era al corrente delle mie precedenti esperienze artistiche. Ci siamo incontrati e ha prodotto per me uno spettacolo nel 2008: l’occasione della mia vita. Dal 2009, invece, è iniziato il sodalizio artistico con Serenada Sarda, varietà etno-sardo, unico nel suo genere. Il repertorio prevede l’esecuzione di tantissimi brani tradizionali e tre inediti. Canzoni
che potete ascoltare in un cd, “Gherra e Paghe “, frutto dell’impegno di entrambi.
Sappiamo che nel palco sei una vera showgirl.
Canti balli, presenti e sei anche l’ideatrice degli abiti di scena: come nascono le tue idee?
Serenada Sarda è uno spettacolo a 360 gradi, totalmente live, in cui il coinvolgimento è garantito grazie, come ho già detto, ad un’interazione costante,
con la “piazza”. Adoro cantare, ma la danza è la più bella di tutte le arti, perché non è una mera traduzione o astrazione dalla vita, è la vita stessa. Quando creo le coreografie cerco di esprimere attraverso di esse le sensazioni e le emozioni racchiuse se nei testi delle canzoni. Ogni passo di danza mi deve emozionare.
Per quanto riguarda i costumi di scena, invece, scelgo accuratamente tessuti e colori in omaggio alla straordinaria eleganza e raffinatezza cromatica degli abiti tradizionali della nostra Isola, ma più comodi e moderni, adatti ai tempi e ai più giovani.
Che genere di artista sei?
Un’artista senza maschere che detesta l’ipocrisia. Sono un “ciclone” in famiglia, con gli amici, all’Università e col pubblico. La Cristina che si vede sul palco, al di là degli abiti di scena, è quella della vita di tutti i giorni. Non recito nessuna parte, interpreto semplicemente me stessa. Oscar Wilde ha scritto che “la spontaneità è una posa difficilissima da tenere”; per me, invece, è la cosa più naturale del mondo.
Descriviti attraverso la frase di un libro…
Scelgo una frase di Io sono di legno, libro di Giulia Carcasi: “Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano. La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti. Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa. Io sono di legno”.
Prossimi progetti?
Continuare a creare spettacoli e a “volare alto”. Come dice sempre un mio caro amico: “Ognuno di noi ha le ali e il cielo non è lontano”.