Il lavoro non è uguale per tutti
“Il lavoro (non) è uguale per tutti”, e sì, perché a dispetto del dettato costituzionale le cose stanno purtroppo ancora così, innanzitutto per le donne, che continuano a subire innumerevoli forme di discriminazione, nell’accesso al lavoro, nella progressione di carriera, quando diventano “mamme” (se ci riescono!), giusto per esemplificare. Ma questo fu anche il titolo, volutamente provocatorio, scelto da
Luisa Marilotti, consigliera regionale di Parità della Sardegna, per un importante convegno del 2006, in cui fu presentato il primo rapporto biennale sulle donne occupate nelle aziende con oltre 100 addetti, un’occasione per fornire dati, numeri sulla consistenza e la qualità del lavoro delle donne, sulla loro condizione complessiva di vita, ancora assai lontana – ieri come oggi – dagli obiettivi posti dalla Unione Europea, dal raggiungimento della cosiddetta “parità”. Di iniziative come questa per combattere le discriminazioni a 360 gradi, Luisa Marilotti ne ha fatte tante
da che, alla fine del 2003, vincendo una pubblica selezione, è stata nominata consigliera regionale di Parità dal Ministro del Lavoro Maroni, di concerto con quello delle Pari Opportunità Prestigiacomo, ed è stata la prima per la Sardegna. Incarico riconfermato per altri 4 anni nel 2008, su indicazione dell’Assessore regionale del Lavoro Romina Congera, un riconoscimento del tanto lavoro svolto, dei casi di discriminazione risolti, che hanno collocato la Sardegna ai primi posti per i risultati raggiunti. “Il lavoro più grande – dice Luisa Marilotti – è proprio quello di riuscire ad aiutare una donna, o più donne vittime di discriminazione a causa del sesso,
a vedere riconosciuti propri diritti, a volte attraverso azioni di mediazione e a volte nei casi più “resistenti” attraverso il ricorso a procedimenti giudiziari, anche
in via d’urgenza, utilizzando le prerogative che mi sono attribuite dalla legge”.
Va dritto allo scopo Luisa Marilotti, anche quando affrontare alcune situazioni non è propriamente una passeggiata, quando per difendere il diritto di donne (e/o uomini) discriminati, bisogna mettersi “contro” anche la Pubblica Amministrazione, enti regionali o grossi comuni come quello di Cagliari o grandi imprese: è diventato un caso nazionale la “storica” vittoria al TAR Sardegna del novembre 2007 sul diritto
degli agenti di polizia municipale al part time, donne e uomini che siano: sembra impossibile, ma il regolamento della “capitale” sarda non prevedeva questo diritto consacrato dalla legislazione sulla maternità e sulle pari opportunità, è stata dura, ben due anni di tentativi diversi di conciliazione, ma alla fine c’è voluto il ricorso al TAR su richiesta delle vigilesse discriminate, per ottenere “giustizia”. Così come non è stata una passeggiata “metter su la casa”, come dice lei, costruire più o meno dal niente l’ufficio regionale della consigliera di parità, creare delle nuove professionalità e competenze senza le quali anche le migliori intenzioni rischiano di rimanere tali: “ Si, è vero, la Regione per legge è tenuta a fornire la struttura e il supporto tecnico-amministrativo, ma qui oltre le strutture materiali, non c’era altro, ma soprattutto non c’erano le persone con una preparazione specifica: era tutto nuovo e inedito per la stessa struttura burocratico-amministrativa della Regione, perchè era ignota la stessa figura istituzionale della consigliera di Parità, le sue funzioni e i suoi poteri, di fatto autonomi e indipendenti rispetto alla stessa Regione: è stata dura, durissima, per tanto tempo ho lavorato soltanto con una segreteria telefonica che mi ero portata da casa e delle giovani laureate come tirocinanti, che ho formato io stessa e che mi hanno anche dato molte soddisfazioni, ma che non potevano garantire la continuità negli anni.” Forse non ci si credeva molto nei poteri reali di questa figura istituita con la legge 125 del ‘91 e rafforzata con il Dlgs 198 del 2006, più noto come Codice delle Pari Opportunità: la consigliera di Parità può a buon diritto definirsi un presidio del principio di uguaglianza e non discriminazione, perchè di fatto svolge funzioni di pubblico ufficiale e può anche costituirsi in giudizio a difesa delle donne discriminate sul lavoro a causa del sesso. Tutto risolto quindi? “Niente affatto – dice Luisa Marilotti – la nostra è una battaglia on the road, incessante, come sono incessanti i tentativi di rintuzzare le piccole e grandi conquiste delle donne in tutti i campi! Noi lavoriamo tuttora con pochissimi mezzi finanziari, che derivano da fondi nazionali e regionali, con i quali dobbiamo fare miracoli, considerato che azioni forti come un ricorso al TAR possono costare svariate migliaia d euro.”Si infiamma Luisa Marilotti, con l’indomita passione che contraddistingue il suo agire da sempre in un campo in cui si è impegnata anima e corpo nei suoi studi – Laure in Lettere cum laude -, nella ricerca storica e nella sua attività professionale. Anche perchè non tutti sanno che per “campare” di mestiere fa tutt’altro in qualità di funzionario della Società Trenitalia, dove ha fatto tanta attività sindacale a tutto tondo e dove per 9 anni è stata presidente del CPO,Comitato per le Pari Opportunità aziendale regionale:”sono stati anni memorabili- ricorda Luisa Marilotti-con un gruppo di donne straordinarie abbiamo fatto da battistrada in tante vertenze, in un mondoa predominanza maschile, per assicurare parità di diritti e di trattamento alle poche donne occupate,forse è anche per questo che ho una specie di fiuto particolare per riconoscere le discriminazioni, spesso occulte in settori maschili“. Ha fatto epoca il volume “Libero Transito”, pubblicato a cura della CPO delle FS, che nel 2001 è diventato un caso nazionale,con una presentazione al Salone del Libro di Torino e con il plauso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che lo scelse come esempio di buona prassi:“ E’ vero, il libro ebbe un buon successo- ricorda Luisa Marilotti- libero transito nel linguaggio tecnico ferroviario significa ‘verde verde verde’ e cioè ’circolazione senza impedimenti’, una chiara metafora per rivendicare il diritto delle ferroviere a transitare senza ostacoli nella professione e nella carriera“.Ma il cuore della consigliera di Parità batte sempre sulla prima “grande” vittoria, giunta alla ribalta nazionale con una intervista anche a RAI Utile: ” E’ la storia di una dipendente di un ente regionale, che si era sentito dire dal proprio dirigente che ”una donna vale meno di un uomo checché ne dica la parità”- racconta Luisa Marilotti- e che per questo da anni percepiva una indennità accessoria inferiore a quella dei colleghi. Una situazione esplosiva fatta di infinite vessazioni e soprusi di ogni genere seguite alle sue proteste e ai suoi ricorsi anche dal giudice del lavoro. Una que- stione delicata che siamo riusciti a risolvere con un grande lavoro di mediazione con l‘amministrazione regionale, che alla fine ha riconosciuto i diritti della signora. E‘ stato il primo successo che mi ha dato la carica per andare avanti.”! Impossibile raccontarle tutte le piccole grandi vittorie nel campo minato dei diritti calpestati e delle discriminazioni contro le donne, come l’accordo stragiudiziale con il comando dei Vigili del Fuoco di Cagliari del 2007, grazie al quale si sono aperte le porte di questa difficile e delicata professione anche per le donne, fino ad allora di fatto escluse con mille sotterfugi e trabocchetti o come l’estensione del diritto al part time anche ai dipendenti del Corpo Forestale, grazie ad una azione congiunta con le consigliere regionali.“Ma non ci siamo occupati solo di contrasto alle discriminazioni in ragione del genere- sottolinea LuisaMarilotti- abbiamo svolto un’azione a tutto campo, di informazione, divulgazione e di raccordo con ledonne delle Istituzioni, degli organismi di parità e delle associazioni sui tanti temi che riguardano lacondizione femminile, il lavoro, l’occupazione, la violenza, la rappresentanza. Oggi lavoriamo anche su un altro fronte avanzato per la conquista della parità, su cui la società deve misurarsi nella sua interezza, quello della equità nella salute e quindi della farmacologia e della medicina di genere, su cui ho avviato un largo confronto sostenendo il primo dottorato in Farmacologia di Genere istituito presso l’Università di Sassari, con un convegno regionale a Cagliari e dedicando a questi temi l‘AGENDA MIA 2010.”