Sessant’anni di intolleranza

tinamerlinTra le varie ipotesi quella di riaprire le case quelle che un tempo venivano chiamate con vari nomi: case di tolleranza, postriboli, bordelli, e in termini più popolari casini.
Giusta o sbagliata che fosse, la legge stabiliva di abolire la regolamentazione della prostituzione in Italia e, allo stesso tempo, avviava la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione. La conseguenza fu quella della chiusura delle case di tolleranza.
In sessant’anni cosa ha prodotto dunque la tanto contestata legge Merlin? Tanti, dai politici agli intellettuali, oggi tirano oggi le somme. Sicuramente ha spostato nelle strade quello che è considerato dall’opinione pubblica il mestiere più antico del mondo. Un grande mercato del sesso a pagamento che non conosce crisi, globalizzato insieme ai consumi e ai mercati. Meglio conosciuta come “legge Merlin” per via della prima firmataria, la famosa legge 75 del 20 febbraio 1948, fu promossa dalla senatrice socialista Lina Merlin, che affrontò all’epoca la forte opposizione
di molti parlamentari, compresi diversi compagni di partito. Una legge non molto condivisa all’epoca in un’Italia attaccata alle più intime tradizioni del periodo
preunitario, e fortemente criticata in Parlamento da singoli esponenti di diversi partiti, di destra e sinistra. In un periodo storico dove, secondo il pensiero Tina Merlin dominante, la prostituzione era considerata certamente un male morale, ma in ogni caso necessaria alla società. Utile per soddisfare i bisogni sessuali maschili e per salvaguardare l’onore delle donne per bene. AmsterdamMa nonostante fosse considerata necessaria, la prostituzione era ritenuta anche pericolosa, sia per le eventuali malattie contagiose, sia per l’impatto visivo che potevano avere in particolare le donne e i bambini nell’assistere a trattative e commerci non merce in esposizione. Ecco dunque il dovere dello Stato di regolare le attività di meretricio e renderle invisibili agli occhi innocenti. Già ai tempi di Cavour vi fu una prima regolamentazione. Una prostituzione legalizzata dove le donne che esercitavano il mestiere dovevano iscriversi sui registri di polizia, sottoporsi a visite mediche due volte alla settimana e restare all’interno

delle case per la maggior parte del tempo, sotto la sorveglianza delle forze  dell’ordine. Il mestiere non poteva essere abbandonato senza il permesso delle forze dell’ordine e le donne non potevano allontanarsi o cambiare residenza. Diversi anni più tardi arrivarono anche le teorie di alcuni studiosi che, dati scientifici alla mano, arrivarono alla teoria della donna delinquente, della natura criminale della prostituta, avvallando così atteggiamenti sempre più intransigenti da parte dello Stato nel controllo delle attività . Le case chiuse diventavano quindi un necessario compromesso fra i desideri sessuali degli uomini e la vergogna morale rappresentata invece dalle prostitute. Il commercio del sesso diventava perciò legittimo all’interno dei bordelli, reso dunque invisibile al pubblico e subordinato al potere dello Stato. La senatrice Merlin già nel 1948 aveva promosso un progetto di legge contro lo sfruttamento sessuale e l’uso dello Stato di riscuotere la tassa di esercizio e la percentuale sugli incassi della vendita del corpo delle donne. Ma fu determinante per la sua iniziativa l’adesione dell’Italia all’ONU. In virtù di questo evento, il governo dovette infatti sottoscrivere diverse convenzioni tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che obbligava tra l’altro, gli Stati firmatari di porre in atto la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione. Le leggi che fino ad allora avevano quindi regolamentato la prostituzione vennero abolite, senza che il Parlamento trovasse una soluzione diversa o quanto meno alternativa alla questione che, come si sa, non fu assolutamente eliminata. tolleranzaLa legge restituì la libertà ad oltre duemila schiave del sesso, fino ad allora sfruttate sia dai loro lenoni (o protettori) e sia dallo Stato che contava incassi ad ogni prestazione. La legge Merlin segnò una svolta nel costume italiano del secondo dopoguerra, anche se in tanti intravedevano gravi conseguenze come epidemie di malattie veneree ed il dilagare delle prostitute nelle strade delle città. La legge Merlin e la chiusura della case di tolleranza non ha certamente portato alla scomparsa della prostituzione, né alla diminuzione del numero delle donne costrette per ricatto o per necessità a prostituirsi. Tanto più con gli anni è aumentato il fenomeno criminale legato a racket anche stranieri che hanno in mano lo sfruttamento di giovani donne dell’est europeo e del sud Africa. Di questi tempi il dibattito è in corso. Riaprire o no le case chiuse, organizzare quartieri a luci rosse, come le vetrine del sesso ad Amsterdam, o Artemis a Berlino. In Germania, Svizzera e Olanda la prostituzione è legalizzata, l’attività è oggetto d’imposta, esiste anche il sindacato che tutela le professioniste del sesso. In Francia e in Gran Bretagna invece è solo tollerata, ma il mercato è molto attivo… In Italia un referendum potrà decidere le opzioni possibili. Repressione o legalizzazione? Lasciamo alle donne l’ardua sentenza.

Di Maria Assunta Serra