Darwin
Nel bicentenario della nascita di Charles Robert Darwin (1809–1882) e a 150 anni dalla pubblicazione del suo capolavoro sull’Origine delle specie, una vicenda poco nota ricorda come egli fu ad un passo dal perdere la paternità della teoria sulla quale aveva meditato per oltre 20 anni.
La lettera di Alfred Russel Wallace giunse a Darwin come un fulmine a ciel sereno. Proveniva da Ternate, nelle isole della Malesia, dove il giovane naturalista si era fermato per riprendersi da una febbre contratta nel corso della spedizione che aveva intrapreso a sue spese fin dal 1854 per studiare la flora e la fauna delle Indie Orientali. Era il mese giugno del 1858 e nella tranquillità della sua casa di Down, nel Kent, Darwin era intento ormai da più di due anni alla stesura del suo grande abbozzo di storia naturale. Considerate le cagionevoli condizioni di salute procedeva alacremente, secondo un piano di lavoro assai più ampio di quello che poi sarebbe stato accolto nel suo libro dedicato all’origine delle specie. Alla lettera Wallace allegava il manoscritto di un articolo datato “febbraio 1958”: gli chiedeva gentilmente di leggerlo e qualora l’avesse reputato interessante lo pregava di inoltrarlo a Charles Lyell (1797-1875) geologo di chiara fama e autorevole membro della Linnean Society, perché lo scrutinasse in vista di una sua pubblicazione.
Ciò che colpì Darwin lasciandolo di stucco non fu il tenore della richiesta. In quegli anni la fama di Darwin nel campo delle scienze naturali, soprattutto in zoologia e in botanica, era già ben consolidata sia in patria che all’estero: membro di numerose società scientifiche, era in rapporti di amicizia o di corrispondenza con le maggiori autorità scientifiche del tempo. Un giudizio preventivo sul lavoro di un più giovane collega costituiva pertanto una richiesta alla quale era abituato. Fu la lettura del saggio che sconvolse Darwin a un punto tale da costringerlo ad interrompere bruscamente il progetto nel bel mezzo della sua stesura. La ragione, come lo stesso Darwin scriverà in seguito nella sua Autobiografia, dipendeva dal fatto che l’articolo di Wallace «conteneva esattamente la mia medesima teoria».
D’improvviso una banale cortesia si mutò in un dilemma a dir poco increscioso e imbarazzante. Per un verso, Darwin non aveva dubbi sull’importanza scientifica dell’articolo di Wallace, e pertanto non poteva esimersi dal raccomandarne la pubblicazione, come del resto fece. Per l’altro verso, la pubblicazione avrebbe conferito de facto la paternità della teoria a Wallace, ponendo Darwin nell’infelice condizione di dover rivendicare il suo primato nella scoperta delle leggi naturali che spiegano la mutazione delle specie: una teoria che egli era andato sviluppando negli ultimi 20 anni. Dopo la lettura del saggio di Malthus sulla Popolazione, avvenuta nel settembre del 1838, Darwin aveva elaborato per suo conto gli elementi utili ad inquadrare il ruolo giocato dall’ambiente nell’evoluzione delle specie, secondo una teoria alla quale aveva dato il nome di «selezione naturale», per evocare l’analogia di funzione svolta dall’ambiente con quanto praticato dagli agricoltori e dagli allevatori, che attraverso ripetuti incroci selezionano, cioè conservano e riproducono, quelle specie più adatte ai loro scopi. Ma in tutto questo lungo arco di tempo, nonostante le ripetute insistenze dei suoi amici, tra cui il botanico John D. Hooker e lo stesso Lyell, Darwin non aveva pubblicato niente su questo argomento. Deliberatamente si era voluto astenere dallo scrivere persino il benché minimo resoconto dei risultati teorici raggiunti. Impegnato in altri lavori, trovava difficile passare da un argomento all’altro e temeva che la fretta nel comunicare la sua teoria senza il sostegno di prove adeguate potesse pregiudicare l’accoglienza presso la comunità scientifica. Solo nel 1842 si era deciso a scrivere «a matita» un breve sommario di 35 pagine che aveva poi esteso nell’estate del 1844 fino a un totale di 230 pagine, ricopiate «in bella copia» dal maestro di Down dietro un compenso di 2 sterline. Vi era anche una lettera da lui inviata nel settembre del 1857 al Prof. Asa Grey di Boston nella quale delineava l’abbozzo di un suo imminente lavoro sulla selezione naturale, e che poteva servire a dimostrare come le sue idee al riguardo fossero rimaste inalterate tra il 1839 e il 1857. Ma sarebbe bastato questo materiale a dimostrare il suo primato nella spiegazione scientifica delle mutazioni delle specie? La questione era particolarmente ingarbugliata. Oltretutto perché si trattava di testi che non erano stati concepiti per essere pubblicati come tali, e che pertanto ad avviso dello stesso Darwin risultavano «scritti malamente», mentre il saggio di Wallace «era scritto in modo ammirevole e del tutto chiaro».
Darwin sottopose la questione a Lyell e a Hooker rimettendosi interamente al loro consiglio, non senza aver dovuto prima superare la sua iniziale contrarietà derivante dal timore di essere mal giudicato da Wallace. Si decise innanzitutto di evitare ogni competizione sulla priorità e quindi di pubblicare al più presto possibile gli scritti di entrambi gli autori. Accompagnati da una lettera di Lyell e Hooker indirizzata il 30 giugno 1858 al Segretario della Linnean Society di Londra, in cui si riassumeva l’intera vicenda, i manoscritti di Darwin, costituiti da un estratto del lavoro del 1844 e da un estratto della lettera al Prof. Asa Grey, furono letti insieme all’articolo di Alfred Russel Wallace, nel corso della riunione del 1° luglio 1858 e furono quindi pubblicati sul Journal of the Proceedings of Linnean Society, dell’anno 1858, alle pagine 45-62. Nel presentare i fatti la lettera di Lyell e Hooker rimetteva in buona sostanza al giudizio della comunità scientifica ogni valutazione in merito alla priorità sulla teoria. Né Wallace né Darwin presero parte alla riunione: il primo perché si trovava ancora nelle Indie Orientali dove si sarebbe trattenuto per altri quattro anni, fino al 1862; il secondo perché impedito dal una grave malattia di uno dei suoi figli. La presentazione congiunta dei due saggi fu seguita con scarsa attenzione dai presenti. E secondo i ricordi di Darwin, l’unica notizia che fu data dell’evento riportava il drastico commento del Prof. Haugton di Dublino: ciò che è stato presentato come nuovo è falso, e ciò che vi è di vero è vecchio.
La questione della priorità fu in tal modo congelata e in seguito non diede mai luogo ad alcuna disputa. Resta comunque ben appurato il fatto che sia Darwin che Wallace, indipendentemente l’uno dall’altro, arrivarono agli stessi risultati. Nella sua Autobiografia Darwin rese merito alla «generosità e nobiltà» di Wallace e in seguito troverà modo di dimostrargli la sua riconoscenza. Per finanziare i suoi viaggi e le sue ricerche Wallace era stato costretto a vendere le sue collezioni, a tenere conferenze e scevre articoli e nonostante avesse dato alle stampe tra il 1869 e il 1880 tre opere importanti nel campo della zoogeografia, viveva in ristrettezze economiche. Venutone a conoscenza Darwin s’interessò e assieme a Thomas H. Huxley riuscì a fargli ottenere nel 1881 una pensione annua di 200 sterline.
Dopo la riunione della Linnean Society, Lyell e Hooker ammonirono severamente Darwin a pubblicare con urgenza un “estratto” del lavoro che aveva intrapreso sulla selezione naturale. Scosso dalla vicenda, Darwin finalmente comprese che non poteva più sottrarsi al loro perentorio invito. Nel mese di settembre riprese in mano il lavoro che aveva interrotto a seguito della lettera di Wallace ed estraendo da questo e dal precedente abbozzo del 1844 quei fatti e quegli aspetti che risultavano più consoni a corroborare la sua teoria, in tredici mesi completò il manoscritto e lo consegnò alle stampe. Era il 24 novembre 1959 quando apparve la prima edizione di quello che come ha scritto John van Wyhe, professore di storia della scienza all’Unversità di Cambridge, «sarebbe diventato uno dei libri più famosi di sempre». Stampato in 1250 esemplari, che andarono esauriti lo stesso giorno della pubblicazione, il capolavoro di Darwin poteva finalmente vedere la luce con un titolo che per esteso suonava: On the origin of species by means of natural selection, or the preservation of favoured races in the struggle for life. London: John Murray 1859 (Sull’origine delle specie mediante selezione naturale, o la conservazione delle razze favorite nella lotta per l’esistenza).
Patrizia Floris