Michael Cunningham lo scrittore della “normalità”
Tra gli ospiti del festival letterario Leggendo Metropolitano, tenutosi a Cagliari, lo scrittore statunitense Michael Cunningham. L’incontro è stato condotto da Alessandra Tedesco, giornalista di radio24. Con lo scrittore si è discusso del Legame nella Letteratura. Vincitore del premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo “le Ore”, ha ottenuto una fama a livello mondiale. Dal libro è stato tratto l’omonimo film di successo “The Hours”, con Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore.
Michael Cunningham è lo scrittore dei sentimenti. L’autore che cerca il lettore che entra in sintonia con lui. Il suo primo romanzo, Le Ore, s’ispira a Virginia Woolf. L’incontro con i testi di V. Woolf, è stato casuale: ironicamente racconta che all’età di quindici anni aveva una cotta per una coetanea molto più intelligente di lui. Mentre lei leggeva V. Woolf e T. Eliot, lui giocava con lo skate. Per attirare la sua attenzione, cercò nella biblioteca della scuola i testi di questi autori, e poiché di Eliot nulla aveva trovato, optò per Woolf. “Non capivo niente, ma capivo la profondità di certe frasi. Mi colpì il modo con cui le parole s’incastravano. Ho sperimentato quanto potesse essere emozionante e magico leggere un libro”.
Ma Cunningham è anche lo scrittore della “normalità” dei personaggi. “Mi piace partire dalla “normalità”, perché non c’è niente di comparabile alla vita normale”. Ogni persona anche quella più insignificante ha una storia da raccontare. “Mi interessa entrare nel dettaglio, nella profondità delle persone che somigliano, in apparenza, al novanta per cento della popolazione”. Nessuno da vicino è “normale”. Tutti dentro di sé custodiscono una molteplicità di emozioni e personaggi.
Il compito del romanziere. “E’ cercare di capire perché le persone fanno del male, mentre il giornalista racconta quel che fanno, gli scrittori possono andare al di là della superficie. E mentre lo storico racconta una avvenimento bellico di grande portata, lo scrittore, per esempio, può narrare la vicenda del soldato morto in battaglia”.
Come nasce il personaggio del romanzo, l’ idea. “Prima lo devo immaginare, devo vedere come si muove, come cammina. Può un personaggio minore diventare il protagonista? “Certo, altrimenti vuol dire che i personaggi non sono vivi, non sono usciti dalle pagine. Lo stesso accade nella vita reale di amici o mogli devono sorprendere…devono sorprenderti”.
Nei suoi libri c’è una costante : le torte. “Penso a mia madre e alle donne che vivono una vita troppo stretta. Essere una moglie e una madre non era abbastanza per lei, voleva dell’altro, e ha trasformato l’insoddisfazione nella fissazione per la casa e il cibo. Si dedicava alla preparazione del dolce con grande cura e non era mai soddisfatta fino in fondo. E se prendiamo due donne, una come mia madre e una scrittrice, ed eliminiamo il risultato finale, cioè il libro e la torta, quello che si otterrebbe, è la creazione di un libro che duri nella storia, e l’altro, un dolce indimenticabile. Questa tensione alla perfezione merita per entrambe attenzione: il libro perfetto e la torta perfetta”.
Cristiana Sarritzu