Laura Lai: lo studio del Nuraghe Oes tra archeologia e tecnologia digitale
Una giovane ricercatrice e archeologa nuorese, Laura Lai racconta a Rivista Donna il suo percorso di ricerca nell’ambito della storia e della archeologia. In particolare, il suo innovativo progetto: l’applicazione della tecnologia in 3D per lo studio del Nuraghe Oes.
Laura raccontaci di te… come è iniziata la passione per l’archeologia?
La passione è nata da bambina. Quando avevo poco più di 10 anni mio padre, con due zii, mi portava con sé per le campagne marghinesi alla scoperta di monumenti preistorici. Ricordo con il sorriso che spesso, durante questi sopralluoghi archeologici, mi “utilizzavano” nelle foto come palina, ossia come riferimento metrico! Una fotografia, in particolare, mi è rimasta impressa: ritrae me vicino all’ingresso di una Domus de Janas della necropoli eneolitica di Filigosa, come una piccola “fata” all’ingresso di una “Casa delle Fate”. La passione col tempo è cresciuta, in famiglia è molto forte il piacere per la conoscenza delle nostre origini, della tradizione, del nostro patrimonio storico, culturale e identitario e in me si è radicato l’amore per le “antigorias”, per le cose antiche, vissute, che raccontano una storia. Per cui, finito il liceo, ho scelto il corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali.
Come è nata la decisione di frequentare un master in tecnologie applicate all’archeologia?
Per diversi anni mi son divisa tra il lavoro come Guida Turistica in alcuni importanti siti del territorio di Macomer e il lavoro come Archeologa di cantiere, prima come volontaria-tirocinante, poi come collaboratrice e infine responsabile, con contratti a progetto, per pochi mesi l’anno. Poi, l’azienda per la quale svolgevo la mansione di Guida Turistica, è stata liquidata e i pochi mesi di scavo all’anno non erano davvero sufficienti per mantenermi; ho deciso di tentare un “nuova” strada. Tra numerosi corsi di Master presi in considerazione, ho deciso di iscrivermi a quello in GeoTecnologie per l’Archeologia e i Beni Culturali organizzato dall’Università di Siena. I programmi e le materie del corso mi sembravano molto interessanti e molte tecnologie iniziavano ad entrare prepotentemente nel mondo della Cultura. Il corso approfondiva tematiche quali, GIS (Sistemi Informativi Territoriali), database, informatizzazione dei dati di scavo e a me, in particolare, interessavano le materie riguardanti il rilievo 3D, quali Laser Scanner applicato all’archeologia e Fotogrammetria. Già in occasione della tesi di laurea avevo realizzato degli elaborati di rilievo tecnico 2D e il passaggio al rilievo 3D mi sembrava una naturale evoluzione delle mie conoscenze per una crescita professionale. L’applicazione di questa tecnologia, per certi versi ancora innovativa, in particolare in Sardegna, mi sembrava un mondo ricco di potenzialità per la disciplina archeologica, per lo studio e l’analisi dei beni culturali, per la loro valorizzazione e più ampia fruizione.
È un percorso difficile?
Credo sia difficile come tanti altri percorsi professionali; nel momento in cui si entra nel mondo del lavoro, oggi più che mai, sono richieste elevata preparazione, flessibilità, capacità di adattamento ai cambiamenti e un grande entusiasmo ogni volta che è necessario “ricominciare da capo”. Purtroppo, l’archeologo, e in generale gli specialisti che operano nel mondo della Cultura, non sono riconosciuti dallo Stato Italiano, non esiste la professione “archeologo”, non le sembra assurdo? Eppure, solo lo scorso 15 gennaio è arrivata l’approvazione della proposta di legge da parte della Camera dei Deputati, riguardante il riconoscimento dei professionisti dei Beni Culturali che, se verrà approvato al Senato, consentirà di dare dignità, diritti e di riconoscere le competenze di migliaia di archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, ecc… È di ieri invece (14 febbraio) il varo del disegno di legge che consentirebbe la ratifica, dopo 22 anni, della Convenzione della Valletta, una convenzione per proteggere e valorizzare il nostro patrimonio, che stabilisce una compartecipazione di professionisti quali archeologi, pianificatori, urbanisti nelle politiche di pianificazione territoriale affinché le esigenze di tutela del patrimonio archeologico ne siano parte integrante. Ad ogni modo, credo fortemente nel mio lavoro, nel mio percorso e ho la fortuna di avere accanto famiglia, amici, colleghi di studio e di lavoro grazie ai quali è stato più “leggero” sopportare i momenti difficili e che mi spronano e stimolano sempre ad andare avanti. Per questo, dopo aver conseguito il Master, ho deciso di proseguire con gli studi sul mondo 3D, ho partecipato al concorso per il Dottorato in Scienze e Tecnologie per l’Archeologia all’Università di Ferrara e ho seguito corsi di aggiornamento. Ho spedito il mio cv praticamente in tutta Italia e ho presentato alcune proposte progettuali a numerose Amministrazioni Locali della Sardegna e presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici e, alla fine, alcune opportunità hanno preso vita e sono diventate realtà.
Hai realizzato un video in 3D sul nuraghe Oes. Raccontaci questa esperienza?
Il lavoro realizzato per il nuraghe Oes nasce da una idea, da un desiderio condiviso con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari, di provare a sperimentare il rilievo 3D in un monumento preistorico. Così la proposta è stata accolta con entusiasmo dai funzionari della Soprintendenza e si è concretizzata nel momento in cui il nostro progetto ha trovato la fiducia da parte della Fondazione Banco di Sardegna, che ha erogato un finanziamento. Abbiamo svolto un rilievo e uno studio del monumento davvero soddisfacente in collaborazione con un collega, Matteo Sordini, della spin-off senese ATS s.r.l. (Università di Siena) presso la quale avevo svolto il tirocinio per il Master universitario che mi ha insegnato tanto.
Con la volontà di far conoscere ai più la tecnologia da noi utilizzata, e non solo agli addetti ai lavori, nell’ambito del progetto abbiamo dato ampio spazio alla comunicazione dei risultati dello studio, pertanto abbiamo creato una sorta di tour virtuale che accompagna alla scoperta del Nuraghe Oes e che al contempo mostra le procedure seguite per la realizzazione del modello fotorealistico. Così è nato il video che è liberamente accessibile con un semplice click dal sito web YouTube (clicca QUI per guardare il video). Le numerose manifestazioni di approvazione e di interesse ricevute per le capacità comunicative del tour virtuale e per il lavoro svolto, rappresentano un forte sprone a proseguire su questa strada e a continuare ad investire su questo campo di ricerca.
Cosa caratterizza il nuraghe Oes?
Il nuraghe Oes è un nuraghe di tipo complesso, composto da tre torri, una maggiore centrale, un cortile centrale e due torri minori addossate frontalmente, oltre alle tracce appena leggibili di una presumibile torre di più modeste dimensioni. La peculiarità del nuraghe Oes è rappresentata dalla tecnica costruttiva degli ambienti interni alle torri. Il rilievo, e soprattutto lo scavo archeologico diretto dalla Soprintendenza, hanno messo bene in evidenza quello che già il generale La Marmora e poi numerosi altri studiosi avevano segnalato, ossia la presenza di una risega in muratura e di fori di dimensioni e distanza regolari i quali fanno ipotizzare che gli ambienti interni potessero essere separati da solai lignei, piuttosto che dalla più comune copertura a falsa volta in pietra. Non è l’unico esempio in Sardegna, ma la tecnica con solai non è consueta, inoltre il Nuraghe Oes risulta particolarmente interessante perché è veramente ben conservato, maestoso (la torre centrale si conserva per una altezza di circa 11 metri e il corpo addossato per almeno 3 metri). Lo scavo finora ha interessato solo il cortile e una delle due torri minori,la rimozione dei crolli ha inoltre consentito di rinvenire nella torre un interessante pozzo-cisterna. Il proseguo (auspicabile!) degli scavi stratigrafici soprattutto della possente torre centrale e dell’altra torre secondaria, potrà fornire ulteriori dati scientifici sulla tecnica costruttiva e sulla storia del monumento, oltre che consentire il completamento dei rilievi 3D e del tour virtuale all’interno di tutti gli ambienti.
Quante tempo si è reso necessario per la realizzazione del video?
La realizzazione di un video del tipo realizzato per Oes, ossia partendo da un modello 3D, richiede la creazione di un enorme set di immagini che andranno a comporre i fotogrammi del filmato (24 frames per ogni secondo di video). Questo implica, in primo luogo, dover gestire la scena dove si trova l’oggetto 3D, posizionare le luci in modo adeguato e animare una telecamera perché segua un percorso mirato volto a raccontare e comunicare un messaggio, una storia. A seguire c’è tutta una parte di editing video che riguarda il montaggio delle immagini, l’inserimento di effetti e/o scritte per mettere in evidenzia determinati elementi, l’aggiunta di tracce audio e di musiche che ben accompagnino e, insieme alle immagini, contribuiscano alla comunicazione “emozionale”. Con il Nuraghe Oes abbiamo ulteriormente testato la tecnica, indubbiamente c’è molto ancora da sperimentare, abbiamo anche avuto l’opportunità di verificare che il 3D rappresenta uno strumento versatile e utile al raggiungimento di molteplici scopi: studio, indagine, comunicazione, e può rappresentare un supporto valido ed efficace per la tutela e per la promozione dei nostri beni culturali.
Quanto la tecnologia può aiutarci nel studiare la storia delle antiche civiltà?
La tridimensionalità sta progressivamente sostituendo la bidimensionalità grazie alla maggior quantità e qualità dei dati offerti agli studi scientifici e alle possibilità di utilizzo multidisciplinari. Fondamentalmente l’oggetto 3D è la riproposizione della realtà, di quello che vediamo per cui è molto più immediato e semplice poter “manipolare” e studiare con un oggetto tridimensionale. È possibile mettere istantaneamente in relazione paramenti murari interni ed esterni, trarre sezioni, piante e ogni altra misura in ogni momento e in ogni posizione; è possibile fare rapidamente calcoli volumetrici ed è interessante per monitorare il degrado dei monumenti. In sintesi, le elaborazioni 3D consentono di avere a disposizione di diversi professionisti, non solo archeologi, una documentazione accurata e di alta precisione, utile per programmare interventi conservativi, per effettuare ulteriori analisi archeologiche, per visualizzare altri tipi di indagini non invasive, e molto altro ancora.
Senza dimenticare che, come si diceva prima, con la tecnologia 3D si ha a disposizione un oggetto 3D fotorealistico estremamente comunicativo e accattivante che può essere utilizzato per la creazione di prodotti di divulgazione scientifica o, perché no, per la stampa, riproduzione in scala di monumenti e di oggetti tridimensionali da utilizzare per scopi didattici (pensiamo per esempio ai non vedenti)!
Progetti futuri?
Attualmente sto portando avanti la ricerca di Dottorato, senza borsa di studio, presso l’Università di Ferrara e a maggio scorso ho vinto un assegno di ricerca presso il dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari (finanziato dalla Regione Sardegna, POR FSE 2007/2013). Sto studiando e sperimentando le tecnologie laser scanning e fotogrammetriche per la documentazione e lo studio delle chiese campestri della bassa valle del Cedrino, attestazioni fortemente intrise di sentimento identitario. Si tratta per lo più di chiese allo stato di rudere, delle quali spesso sono visibili solo pochi filari basali dei paramenti murari. Una bella sfida!
Dunque per ora tanto studio, ma anche diversi progetti: il Dipartimento nel quale lavoro è molto attivo, si punta molto alla multidisciplinarietà e confido in nuove occasioni di crescita e di scambio per approfondire e per continuare ad applicare le tecnologie al prezioso patrimonio storico, archeologico, architettonico, ambientale della mia terra.
Altre info al seguente link:
Academia.edu è un network per la condivisione della Ricerca dove si trovano ricercatori, dottorandi, studenti, assegnisti, professionisti, da tutto il mondo e condividono i propri lavori, pubblicazioni, ecc…
Canale YouTube ArcheoTech3D
Sul canale YouTube sono presenti i video (Oes compreso); l’ultimo inserito riguarda un Dolmen in territorio di Birori, provincia di Nuoro.