Laura Zedda: la magia e il mistero nel silenzio ricco di emozione delle statue viventi
“Anche il silenzio è magico. Vedo il mondo che si muove. Medito e comunico emozioni”.
Forse, in Via Manno a Cagliari, molti hanno incrociato il suo sguardo, contraccambiato un sorriso e ricevuto in dono un biglietto con una frase speciale. Donne uomini e bambini, l’hanno guardata con stupore in attesa di un gesto. In tanti sono rimasti estasiati della sua performance, dal suo immobilismo ma, in pochi, sanno che sotto la maschera, si cela il volto di Laura Zedda che, per passione fa la Statua Vivente.
Da bambina osservava con stupore e ammirazione le statue viventi che incontrava in città. Curiosità e timore si alternavano nel suo cuore. Si fermava, le fissava, ci parlava e attendeva con fiducia un gesto. Ma dentro di lei, si chiedeva con insistenza come facessero a stare immobili per così tanto tempo. Un mistero che, ai suoi occhi rendeva questi personaggi ancora più belli.
Poi, un giorno, Laura ebbe l’occasione di partecipare a un evento “Festival Marina Cafè Noir” ricevette la proposta di fare la Statua Vivente, accettò e le sue domande trovarono risposta.
Rivista Donna l’ha incontrata.
Come è nata l’idea di fare la statua vivente?
Cinque anni fa partecipai al “Festival Marina Caffè Nuar” mi proposero di fare la statua vivente e accettai. Da bambina mi capitava spesso di rimanere incantata davanti alle statue viventi che vedevo in città. Ero stupita e intimorita. Non riuscivo a comprendere come mai riuscissero a rimanere immobili per così tanto tempo. Era un mistero! Ora ho capito e trovo tutto questo ancora più bello, quasi magico.
Cosa c’è di magico?
Tutto. Anche il mio silenzio è magico. E come diceva Marcel Marceau, un famosissimo mimo francese, scomparso pochi anni fa, il silenzio come il movimento non ha limiti. I limiti vengono al contrario dalla parola. Ogni giorno provo una grande emozione. Vedo il mondo che si muove. Uomini, donne, bambini che camminano, parlano, fanno shopping. Si fermano, ti guardano, ti sorridono, ti salutano, ti parlano. E’ divertente osservare le diverse espressioni. Io, cerco di capire cosa cercano nel mio sguardo, mi inchino, saluto e a volte, quando ricevo una moneta, dono o faccio estrarre, da una scatola che porto con me, un biglietto in cui c’è scritta una frase. Loro la prendono, mi ringraziano e spesso mi comunicano che è ciò di cui avevano bisogno. Quel momento è il più bello. Sento di aver donato loro, gioia, speranza, coraggio.
Come è possibile che tu riesca a trovare il biglietto giusto?
Non lo so. Ne ho sempre un paio in una scatola. Ogni tanto li consegno o li faccio estrarre. Forse sarà per lo stupore nel riceverli, ma quando li leggono, trovano gioia, mi ringraziano e io ne sono felice.
Ti ricordi una frase?
Bisogna volere l’impossibile perchè l’impossibile accada.
Come fai a rimanere immobile per tante ore?
Ci vuole molta concentrazione. Fisso un punto e medito. I primi anni facevo fatica. Adesso, riesco a gestire il mio corpo e le mie emozioni. In certi giorni, se sono triste, anche la mia performance ne risente, in altre occasioni invece mi serve per ritrovare la serenità.
Fai danza e teatro. Ti sono utili per fare la statua vivente?
Mi aiutano per la presenza scenica e per la qualità del movimento.
Fare la statua vivente è un lavoro o una passione?
Un’arte. Una forma d’arte che, in certe giornate, mi permette di guadagnare un po’ di soldi.
Ti piacerebbe fare la statua vivente in altre città del mondo?
A Madrid. Lì potrei continuare a studiare il Flamenco e continuare a valorizzare questa forma d’ arte.
Pensi che in Sardegna sia valorizzata questa forma d’arte?
Non abbastanza. Si dovrebbero creare più eventi per animare la città tutto l’anno dando la possibilità di partecipare a giocolieri, artisti di strada, statue viventi. Sarebbe un’occasione per donare momenti di divertimento ai cittadini.
Come ti vedi nel futuro?
Amo la danza, il teatro e fare la statua vivente. Spero un giorno di poter unire queste passioni in uno spettacolo tutto mio.
Come ti descriveresti?
Dinamica e curiosa.