Serenate notturne a Carloforte continua la tradizione
Affacciati alla finestra bella mia: le parole,l’ invito classico e senza tempo delle serenate carlofortine. E’ cosi, nelle dolci notti estive e primaverili, c’ è ancora oggi chi improvvisa canti romantici e struggenti per le signorine più desiderate. Secondo la regola antica, sotto il balcone della camera da letto. Sono i signori del gruppo di mandolini di “Tabarka”, i musicisti della mezzanotte. Non si può confonderli, il malinconico suono della mandola accompagna le vellutate voci dall’ accento locale, mentre la chitarra e i bonghi si uniscono creando un’unica, leggera e morbida melodia. Alle prime note le luci s’accendono, le case si rianimano e le famiglie si svegliano. Si aprono le persiane e dall’alto piovono dolcetti per i suonatori. Roba d’altri tempi. Da far sognare ogni donna, coi brividi che corrono anche sulla pelle delle meno inclini alle lusinghe musicali. Ma i veri sognatori sono loro:Pietro Garau ai bonghi, maracas e voce Antonello Bigio alla chitarra e basso, Antonio Branzini voce e chitarra, Raffaele Comparetti alla mandola, Gianni Melis alla batteria e il maestro Emilio Nucci, primo mandolino, fondatore del gruppo e maggior compositore di testi e musiche. E’ un gruppo storico, ormai. Nato come quarant’anni fa. I “giovanotti”che lo compongono, ormai quasi tutti pensionati tranne Biggio e Melis, i più giovani si divertono adesso come allora, senza rimpianti e incuranti del tempo che passa. Sono giovani dentro. Uno sguardo, un bel viso, un paio di belle gambe suscitano emozioni e meritano di essere ricompensate con rime ardite e appassionate: “Una volta abbiamo fatto la serenata a un’ americana, è rimasta incantata, affacciata al balcone del suo albergo sino alla fine del concerto” racconta divertito e un po’ nostalgico Antonello Biggio. E’ capitato, ma di rado, di sbagliare indirizzo e di dedicare attenzioni canore alla persona sbagliata. Oppure di far la serenata proprio nel giorno in cui la corteggiata non era in casa. Ma sono incidenti di percorso. In genere prima di portare a termine queste dolci spedizioni i musicisti s’informano a puntino. E’ spinti dall’allegria seguono a piedi i carruggi per giungere a destinazione e cogliere di sorpresa le fanciulle, sottraendole al sonno. Tanta passione per la musica, tanta dedizione e spontaneità li hanno fatti diventare un po’ il simbolo della canzone tabarkina. Agli inizi inizi racconta Emilio Nucci suonavamo nel salone del barbiere e c’erano più gruppi a esibirsi. Oggi, nel nostro genere, purtroppo siamo rimasti soli. Sono stati ospiti a Sardegna canta e Linea Blù quando il programma è sbarcato sull’isola di San Pietro. Ospiti in numerose ville e sui numerosi panfili che ormeggiati nel porto carlofortino. “La soddisfazione più grande che io ricordi – racconta Antonio Biggio – l’ho avuta quando una signora che ogni anno viene in paese, anziana e che aveva appena subito una difficile operazione, ha espresso il desiderio di averci nella sua villa. Era molto malata, voleva sentirci prima di ripartire perché temeva potesse essere l’ultima volta”. Gli amori e gli interessi comuni creano anche un forte legame, che in questo caso è diventato amicizia. Questo rapporto si respira e traspare guardando i volti di questi uomini d’altri tempi, mentre aspirano il fumo di una sigaretta e ricordano i compagni di viaggio persi, il comico imitatore che in passato si esibiva con il gruppo e un altro un suonatore di mandolino. Tante le storie che hanno da raccontare. Oggi hanno ancora un desiderio da esaudire: “Insegnare e trasmettere i nostri canti, far si’ che vi sia continuità, che la nostra esperienza non vada perduta. Abbiamo provato a far avvicinare i giovani, ma finora non ci siamo riusciti. Ora speriamo che l’amministrazione ci dia una mano conclude Comparetti. Nel frattempo c’è sempre un sogno da suonare, gli occhi socchiusi verso una finestra e il pensiero su in alto, fino alle stelle di Carloforte.
Costantino Mazzanobile