Antonella Pirastru del centro Donna Ceteris è la coordinatrice regionale del progetto Switch Off Orfani di violenza
Il fenomeno del femminicidio crea conseguenze drammatiche nelle famiglie, in particolare per i bambini, orfani di madri uccise.
Dal 2000 al 2013 sono più di 1500 i minorenni rimasti soli dopo la perdita della madre. A rivelare questo dato è il Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli studi di Napoli, all’interno del progetto europeo Switch-Off (Supporting WITness Children Orphans From Feminicide in Europe). Uno studio che vuole far fronte a una emergenza. Per avere un quadro dettagliato della situazione, la Dott.ssa Anna Costanza Baldry coordina uno studio a livello nazionale.
La Sardegna è coinvolta nel progetto. In prima linea il Centro Donna Ceteris apre un focus di ricerca regionale sul fenomeno. Coordinatrice regionale è la Dott.ssa Antonella Pirastru, responsabile dello Sportello Anti Stalking del Centro Donna Ceteris, e referente per l’isola della ricerca condotta dalla Dott.ssa Baldry. Accanto alla Pirastru, la preziosa collaborazione dell’assistente sociale, Dott.ssa Alessandra Sarais.
Lo studio condotto a livello nazionale descrive uno scenario composto da bambini e bambine che si ritrovano privi di un sostegno educativo, affettivo e psicologico da parte dell’ambiente familiare più stretto (madre e padre). Per questo è fondamentale il sostegno e l’aiuto per il superamento di una tragedia così devastante come quella di un omicidio materno ad opera di un padre (colpevole nell’80% dei casi).
Il Progetto consentirà la realizzazione di un’indagine conoscitiva sul territorio della Sardegna per capire, ed intercettare, quale sia l’entità e la condizione degli orfani di madri uccise a seguito di episodi di violenza.
I dati svelano la concentrazione di questi casi al Nord. Il maggior numero di orfani vivono tra la Lombardia, il Veneto e il Piemonte. Ma non è del tutto semplice e scontato disegnare una mappa esatta del fenomeno, anche perché, sempre al Nord, le stesse vittime di violenza sono normalmente giovani ragazze, dunque forse non tutte con figli.
“Punto di partenza della ricerca – ha dichiarato la dott.ssa Antonella Pirastru – sono i nomi delle vittime, ma non è detto che i cognomi dei figli siano gli stessi. Ecco perché vale anche in questo caso l’appello alla rete: avvocati, anagrafe comunale, parenti, parrocchie, istituzioni pubbliche, tribunali, chiunque sia direttamente o indirettamente coinvolto con la vita di questi orfani va inserito in un’azione di corresponsabilità collettiva”. “Allo stato attuale, – ha spiegato la responsabile di Switch Off per la Sardegna – non esistono strumenti che offrano a questi orfani una nuova opportunità di vita. In molti casi vengono affidati a parenti stretti, spesso anziani, ma questa non sempre è la soluzione migliore. Occorre, dunque, investire su un necessario affiancamento psicologico che supporti questi ragazzi a crescere, a ricostruire dentro se stessi un tessuto di accettazione del dolore capace di restituirli alla vita e alle loro emozioni. E’ un problema che chi opera nel campo della violenza di genere deve iniziare a porsi con scrupolo e professionalizzazione. Diversamente, si rischia di lasciare soli e fragili i figli di una violenza che ammazza due volte”.
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