Le donne di Umberto Buffa
Quando parli di Umberto Buffa, sei davvero in difficoltà. Le lettere galleggiano sulla tastiera del computer e non è semplice stabilire una priorità. Parlo di lui fumettista? Delle sue vignette umoristiche? Della sua pittura? Parlo di un destino segnato? Edoardo Buffa, suo zio. Amedeo Nazzari, cugino del papà. Solo per citarne due. Solo per cercare di stabilire ordine in una vita, la sua, che a primo vedere sembrerebbe una strada a scorrimento veloce, una di quelle capaci di collegare, in condizioni agevoli e sicure, ogni forma d’arte. Invece no. Lui sceglie di percorrere una fra le strade più perigliose: raccontare, attraverso i suoi pennelli e le sue matite, le donne. I motori di ricerca pullulano di sue biografie, recensioni, interviste. Io lo incontro su Facebook; inciampo nella sua pagina: Cipria.
La sfoglio e mi sembra di leggere una di quelle antiche lettere d’amore che si scrivevano in passato, quando le donne indossavano cappelli, guanti e cipria. Ed erano affascinanti! Posare lo sguardo sulle sue opere è come addentrarsi e scoprire quella “Terra sconosciuta” che è l’anima della donna. Ogni pittura, ogni volto è un fermo immagine di pensieri, stati d’animo, desideri, emozioni, umori, dolori, sorrisi.
Uno stop and go nella psiche dell’anima femminile e in quella del suo autore. Ti soffermi un attimo per riprendere immediatamente il viaggio: un nuovo ritratto, una nuova emozione. Un’abbagliante bulimia di phatos per due universi sincronicamente attratti: le donne e Umberto Buffa. Le donne, da sempre e da chiunque, sono considerate un universo inafferrabile ed enigmatico, uno di quei rompicapi irrisolvibili. Lui ci viaggia sereno. Ha stretto con loro un legame simbiotico. “Solo” ritratti e per ognuna di esse la stessa, identica, descrizione: cipria!
L’identico nome che identifica il suo profilo. Senza sminuire l’importanza di approcci più scientifici, il naming mi apre il palcoscenico su di lui e mentre sfoglio con gli occhi i suoi ritratti mi accorgo che non ho bisogno d’altro per comprendere che la parola chiave della sua pittura è tutta qui: emozioni! Buffa sa riconoscerle e sa fermarle. Questo il suo punto di forza. L’uomo, il maschio logico e razionale, raziocinante e dogmatico, non osa mai tanto. L’uomo ha difficoltà ad avvicinarsi alla sfera dell’emotività, della sensibilità, di cui le donne detengono la sovranità. E le due realtà s’imbattono, l’una nell’altra, spesso senza mai sfiorarsi.
Umberto Buffa, no. Sfugge alla regola dei mondi contrapposti: uomo, donna. I suoi pennelli catturano l’istante e condividono un momento di intimità. E ti sembra già di conoscerla quella donna partorita dal tratto della sua matita.
Umberto Buffa si definisce “un alchimista dell’arte”. Alchimista: termine greco Khimeia che significa “fondere”, “colare insieme”, “saldare”. E non puoi contraddirlo. Ha ragione lui. Buffa e le sue donne: due anime che si sono scelte, una magnifica attrazione dove nulla è più un segreto, dove l’animus maschile e l’anima femminile diventa un “noi”.Sono belle le donne di Umberto Buffa, non sono perfette: ti specchi dentro e ti ci ritrovi. Ti riconosci. E comprendi che non è vero che siamo un universo incomprensibile. Sai che c’è chi sa guardarti dentro e presentarti al mondo.