Claudia Tronci porta in scena “le Donne nella storia della Sardegna”
Claudia, sei stata scelta per interpretare diverse figure molto rappresentative per la Sardegna, Maria Cristina di Savoia è una di queste, raccontaci questa esperienza?
Un’esperienza professionale che si unisce ad altre esperienze, questa ha però un fascino diverso, particolare. Prima di tutto perché Maria Cristina è una beata, quindi per me è una grande responsabilità. In secondo luogo, studiando il personaggio, mi sono resa conto che è stata una grande regina nella sua breve vita. Ricca di valori umani, vicina alla gente e questo credo sia poi il segreto per essere amata. Lei si metteva nei panni del prossimo e cercava di aiutarli in un gesto nobile, aldilà del suo cognome, delle sue origini. Insegnare agli ultimi a leggere, a scrivere, a comprendere. Amava l’arte, la danza, la musica, ha saputo donare la sua ricchezza. È stata una principessa, una regina, ma prima di tutto era una Donna. Faceva il possibile perché la vita degli altri non fosse cosi precaria e immaginarla che cuciva, ricamava, che svolgeva lavori di corte, mi aiuta ad ammirarla di più. Per me quest’esperienza è sicuramente molto importante, profonda, perché interpreto un personaggio che stimo. Personalità, senza la quale gli autori della Biografia di Maria Cristina di Savoia, Mario Fadda e Ilaria Muggianu Scanu, hanno certamente saputo cogliere nella mia persona, quel ruolo, e per questo li ringrazio vivamente.
Hai qualcosa in comune con questo personaggio?
Sicuramente ho qualcosa in comune con questo personaggio. L’altruismo, ad esempio, quello di condividere le cose con gli altri; è una questione di principio. Come Maria Cristina anch’io ho dei valori profondi e ben radicati: di buon gusto, educata, gentile. Ma non solo perché la regina amasse la danza – sarebbe riduttivo – ma la sua eleganza d’animo (è ciò che amo più di lei) è quello che mi accomuna di più.
Che clima si è instaurato nel set?
Si è sviluppato un clima molto bello sul set. Positivo, coinvolgente. Ognuno di noi ha dato un contributo in termini di esperienze. Un cast fatto di professionisti e non, che ha trovato un giusto equilibro per una giusta comunicazione attraverso la recitazione .
Hai anche interpretato il personaggio di Eleonora di Arborea. Cosa differenzia queste due esperienze di interpretazioni di importanti personaggi femminili?
Sono due donne della storia di epoche diverse. Eleonora d’Arborea è uno dei personaggi più famosi della storia sarda. Giudicessa, sovrana di uno dei quattro giudicati nella seconda metà del Trecento. Fu l’ultima regnante indigena dell’isola, capace di radunare sotto un’unica bandiera le diverse popolazioni sarde che per la prima volta si riconobbero come “nazione”. Attorno a questa figura femminile sono nate e si trovano varie leggende – ampiamente alimentate – ma Eleonora è stata rappresentata come una principessa guerriera, e questo di lei mi piace. Differente, e dopo circa mezzo millennio di storia più in là, è la figura di Maria Cristina di Savoia che interpreto. Lei possiede una femminilità speciale e la sua storia le darà ragione elevandola, dopo circa un secolo, agli onori degli altari. Regina si, ma con animo nobile. Pronta ad aiutare gli ultimi, chi avesse bisogno del suo aiuto. È attraverso quest’animo sensibile che comprende di voler scegliere la vita religiosa anziché quella delle corti e dei salotti. Scelta che non realizzerà tra le mura di un monastero ma nel suo quotidiano. Sarà la moglie di Ferdinando II di Borbone, concepirà un figlio e pochi giorni dopo un’infezione post-partum muore lasciando in eredità la sua semplicità e la sua forza. Ecco, queste figure femminili di donna: raffinate, guerriere, cortesi, madri, spose fedeli, devote cristiane, molto determinate nel valore intrinseco della giustizia e che hanno saputo dare un’impronta alla storia, alla nostra storia, mi piacciono.
Possiamo definirti una ragazza poliedrica. Sei un’attrice, danzatrice, coreografa e conduttrice cosa unisce queste attività?
Da venticinque anni studio, insegno e danzo. Mi sono formata con diversi insegnanti in Sardegna. La più significativa tra le insegnanti è stata Assunta Pittaluga che mi ha insegnato la tecnica con rigorosa disciplina senza mai farmi dimenticare la gioia per la danza. Nel ’91 mia madre apri una scuola di danza dove anch’io ho insegnato dal ’95 al 2005. In quegli stessi anni, sempre da un’idea di mia madre, realizzammo il “Dance Meeting Terralba”, la prima rassegna Regionale, in tutta la Sardegna, dedicata alle scuole di danza dove ogni anno (per dieci rassegne consecutive) ospiti erano dieci tra le migliori importanti scuole della nostra Isola. Più di duecento allievi si esibivano ogni anno e ogni anno, si riconfermava, il grande successo. in contemporanea e successivamente altre esperienza come professionista. Per citarne una: fui scelta (e per me fu un onore) tramite audizione, nelle sedici danzatrici prescelte dal Teatro Lirico di Cagliari per la messa in scena del balletto: “La bella addormentata” di TCHAIKOVSKY, con la compagnia del Teatro Kirov di San Pietroburgo, uno dei più importanti e prestigiosi teatri al mondo. Ho insegnato in varie scuole di danza in tutta la Sardegna e nel 2006 mi venne proposto di gestire, grazie alla mia esperienza, un progetto sulla danza al teatro Grazia Deledda a Paulilatino (OR). Con grande entusiasmo ho accettato quel lavoro e nello stesso periodo, il regista del teatro, Aldo Sicurella, mi propose di recitare perché in me vedeva un’attrice, oltre che una ballerina. Per me è stato un grande prova in quanto, timidissima, ero abituato a comunicare solo attraverso la danza. Fu subito amore! Mi fece fare un corso interno di recitazione e mi diede un ruolo di fatina (e altri tre personaggi) nello spettacolo di Pinocchio. Rappresentazione che andava poi in scena in teatro e in decentramento Regionale e Nazionale. La seconda produzione fu per me molto più impegnativa: realizzare “lo schiaccianoci” DI Tchaikovsky in una formula “particolare” tra Teatro e Danza. Io mi sono occupata delle coreografie dello spettacolo facendo danzare i mie tre colleghi attori – sempre con la regia di Aldo Sicurella – dove mi esibivo da protagonista per una produzione Regionale e Nazionale per il Teatro Ragazzi. Decisi successivamente di partire per una breve e significativa esperienza a Milano per poi tornare in Sardegna pochi mesi dopo. L’amore per il mio lavoro mi porta ad unire la mia esperienza televisiva maturata in dieci anni con diverse trasmissioni andate in onda su Nova tv Oristano (la tv della mia città) e successivamente il grande traguardo come autrice e conduttrice su Videolina, la prima emittente regionale sarda. Testimonial per diverse aziende ma la più importante ed emozionante per me è stata quella di essere stata scelta per rappresentare la Donna Immagine della SAGRA DEL REDENTORE di NUORO nel 2002. Evento importantissimo per tutti noi sardi. Un grandissimo onore per me! Unendo le pietre di questo mosaico di esperienze eccomi qui: ad ideare un progetto sulla danza promosso e prodotto dall’emittente. Poliedrica? Credo proprio di si. Credo proprio che all’interno del panorama culturale, un artista debba essere un pò attore, danzatore, musicista, artista completo insomma. A voi comunque la risposta alternativa alla mia.
Cosa è per te il successo?
Per me il successo è la realizzazione di ogni cosa, degli obbiettivi, di un singolo obbiettivo, di ogni individuo. Dal mestiere più umile a quello più concettuale. Che sia pubblico o privato, ogni azione, se fatta col cuore, può divenire un successo.
A cosa una donna non dovrebbe mai rinunciare?
Non dovrebbe rinunciare alla sua intelligenza e alla sua indipendenza in termini intellettuali e di pensiero.
Un progetto per il futuro?
Ho in cantiere numerosi progetti ma in particolar modo e, in estrema sintesi, uno dei mie progetti a cui tengo di più è dedicato proprio alle Donne. Le donne con la D maiuscola e di cui vi voglio parlare. Esprime il carattere e la femminilità di noi Sarde.
Nel tuo spettacolo teatrale parlerai delle “Donne di miniera” in Sardegna..parlaci di questa bellissima iniziativa..
In particolare porto in scena le Donne di miniera sviluppando uno spettacolo che utilizza il linguaggio della danza, del teatro dove anche i filmati producono un effetto scenico moderno. La base di questo lavoro è la storia vera di una delle ultime cernitrici sarde. Un progetto a cui ho lavorato tanti anni, percorrendo ricerche e studi, e che oggi vede la sua luce attraverso la collaborazione del coreografo e danzatore di esperienza Internazionale, Davide Cauli, che è rimasto colpito dal fascino di questo tema accettando la mia proposta di allestimento e la regia. Lo spettacolo andrà in scena per i primi di Novembre.