“Belle come il sole” il nuovo libro dell’autrice Seconda Carta
Un tuffo nel passato per raccontare la vita delle tabacchine tortoliesi dagli anni ’20 agli anni ’60 nella coltivazione, cura e raccolta, cernita e produzione del tabacco. Un omaggio alle giovani lavoratrici, precorritrici dell’emancipazione femminile tortoliese. Rivista donna nel suo continuo lavoro di ricerca e di analisi della storia delle donne questa volta, vi racconta il nuovo lavoro di seconda Carta presentato il 18 ottobre scorso, al teatro di San Francesco a Tortolì, “Belle come il sole” (Amicolibro Edizioni, 2014). Un saggio antropologico in cui l’autrice racconta, attraverso le testimonianze delle Donne protagoniste e delle interviste, il lavoro svolto nelle coltivazioni, della cernita e della produzione nelle campagne locali del tabacco.
Seconda, parlaci del tuo libro?
Il libro, un saggio antropologico, racconta il lavoro delle Donne nella fabbrica di tabacco, del territorio, e la vita sociale di tortolì dagli anni 20 agli anni 60. Nella località ogliastrina di Tortolì lo stabilimento del tabacco fu costruito grazie all’impegno di un Vescovo: Monsignor Emanuele Virgilio. Il quale, nominato Vescovo d’Ogliastra, nel 1910, fu entusiasta del paesaggio, della fertile pianura costiera e dei luoghi montuosi incontaminati. La popolazione però era molto povera. Perciò nel 1920, seguendo le leggi vigenti, convinto delle potenzialità di sviluppo e dei possibili riscontri occupazionali sul territorio, chiese la concessione speciale per la coltivazione e produzione del tabacco al Monopolio di Stato, ottenendola. Questo lavoro venne affidato inizialmente a una decina di giovani operaie che lo svolsero nel terreno adiacente al Palazzo Vescovile e nei locali dello stesso stabile. Lo Stabilimento in agro della Curia Vescovile dove si procedeva alla cernita del tabacco secco, con mano d’opera femminile, sotto la stretta sorveglianza della Guardia di Finanza. Fu inaugurato nel 1922.
Chi erano le donne che lavoravano nelle coltivazioni del tabacco?
Le donne che lavoravano nello stabilimento e nei terreni adiacenti, io le definisco le mie «Bambine» perché tra le giovani lavoratrici, vi erano anche tante bambine di sei e otto anni che si rendevano utili curando le piante novelle, togliendo le erbacce, innaffiando. Donne che lavoravano instancabilmente tutto il giorno e insegnavano il lavoro alle nuove arrivate con dedizione.
Che tipo di tabacco si coltivava?
Erano tre le qualità del tabacco coltivate nelle campagne. C’erano l’Erzegovina, la Perustizia e il Samson. Nell’annata del 1922 il tabacco dell’Opificio di viale Arbatax, vinse il primo premio alla Esposizione Agricola di Sassari e venne dichiarato Tabacco Principe d’Italia. Una soddisfazione per tutti gli operatori coinvolti e per Monsignor Virgilio che si impegnò moltissimo a favore del progetto.
L’aspetto più importante di questo lavoro?
La stesura del libro ha richiesto due anni di lavoro, di studio, analisi di documenti dell’epoca. E’ stato molte interessante scoprire, attraverso le interviste ad alcune lavoratrici di allora, che le donne riuscivano ad incontrarsi, ad uscire insieme, a ritagliarsi dei momenti per attività ricreative esclusive, per loro stesse. C’era molta complicità, solidarietà e condivisione tra le tabacchine, non solo sul luogo del lavoro. Avevano iniziato un importante percorso verso l’emancipazione femminile tortoliese.