“Dante e la Sardegna: nel 750esimo anniversario della nascita”
Ai tempi di Dante la Sardegna era divisa in quattro regni autonomi, chiamati “Giudicati”: Logudoro e Gallura nella parte nord dell’isola e, nella parte sud, Arborea e Cagliari. A quell’epoca i Giudicati sardi, che già nell’undicesimo secolo avevano stretto alleanza con Genova e Pisa per respingere i tentativi di conquista dell’isola da parte degli arabi, mantenevano intensi rapporti con le due repubbliche marinare. Il Giudicato di Gallura, in particolare, dal sec. XII era sotto l’influenza incontrastata di Pisa e, dai primi del XIII, era retaggio personale della famiglia pisana dei Visconti.
Una Lectura dantis dal titolo “Dante e la Sardegna: nel 750esimo anniversario della nascita” è prevista per venerdì 13 marzo 2015, alle 17, alla Facoltà Teologica della Sardegna, a Cagliari. Interviene Rossano De Laurentiis (Università di Siena) con l’introduzione di Matteo Vinti (Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna).
La conferenza nel solco della tradizione di Lectura Dantis, iniziata da Boccaccio, passa in rassegna i luoghi della Commedia in cui è citata la Sardigna (Inf. XXII 89) o l’isola d’i Sardi (Inf. XXVI 104) secondo il viaggio di Ulisse; oltre a personaggi come Michele Zanche (Inf. XXII 87 ss.)
Il periodo in cui Dante fu a contatto con Pisa dovette essere anche quello per una conoscenza, sebbene de relato, dell’isola allora sotto l’influenza della città toscana nei secoli XII e XIII. Tuttavia la resa favolosa di un’isola impervia e malarica permane in altri accenni del sacrato poema, fino a farne un luogo remoto per eccellenza, al modo di Boccaccio: «dee egli essere più là che Abruzzi» (Decameron, VIII 3).
Il relatore poi proverà a collegare la “sardità” vista come cultura e lingua all’altra opera dantesca in cui si accenna ad essa, il De vulgari eloquentia, con qualche incursione lungo il “secolare commento” tra storia della lingua letteraria (“grammatica”) e dei dialetti (“parlate”), fino all’Otto-Novecento, secoli sempre un po’ più lontani per noi che viviamo nel nuovo millennio.
Il relatore poi proverà a collegare la “sardità” vista come cultura e lingua all’altra opera dantesca in cui si accenna ad essa, il De vulgari eloquentia, con qualche incursione lungo il “secolare commento” tra storia della lingua letteraria (“grammatica”) e dei dialetti (“parlate”), fino all’Otto-Novecento, secoli sempre un po’ più lontani per noi che viviamo nel nuovo millennio.