Non tutte però si adattavano a questa situazione di schiave e lo dimostravano in modo singolare:
Durante l’esibizione afferravano le spade dei guardiani presenti e le sistemavano in equilibrio sopra la testa. Continuavano a ballare impavide, con movimenti delicati e sinuosi, esprimendo il concetto: «tu, che controlli la mia vita, tenendo la spada sulla mia testa, non potrai mai possedere la mia anima!
La storia ci dice però che furono forse le Ghawazee le prime a danzare con la spada in testa, le quali afferravano le spade dei soldati napoleonici in missione in Egitto e danzavano tenendole in equilibrio sulla testa. Questa affascinante danza simboleggia in ogni caso, la forza, ma anche la giustizia e la temperanza della donna.
La danza del candelabro, Raqs Shamadan”, è una danza ereditata da antichi riti e cerimonie che si svolgevano all’interno dei templi dedicati al culto.L’accensione della candela ha un significato mistico che auguraluce spirituale a vari eventi e divinità.
Proprio perciò, dagli del xx secolo tale danza venne praticata durante i matrimoni e i battesimi. come buon auspicio. Durante la cerimonia nuziale “Zaffa”,che si celebrava di notte, la sposa usciva dalla propria casa per recarsi a quella del futuro marito, accompagnata da un corteo di amici e parenti,guidato da musicisti e da una danzatrice,con il candelabro acceso sulla testa, segno di buon auspicio per la nuova coppia.Simbolicamente illuminava il cammino dei futuri sposi. La danza del pugnale,è una danza antica che sembra venisse danzata nei templi sacri in onore della Dea Selkis e. rappresenti la morte, il sesso e la trasformazione. Viene anche utilizzato nella danza Iraqi, la danza delle zingare iraqene. Il velo infine, è una danza mistica, sinuosa, misteriosa, che nella danza in onore della Dea Iaset rappresenta l’occulto, l’inconscio, l’immaginario e, ricollegandoci al mito di Salomè, e al mito di Ishtar, Dea Madre nell’antica Mesopotamia, che perse tragicamente suo marito Tamouz e che decise di ricercarlo nell’Ade. Il percoso, ostile e tortuoso, presentava un susseguirsi di sette cancelli ai quali appariva di volta in volta un demone guardiano. Per poter proseguire il viaggio, ad ogni cancello Ishtar era costretta a lasciare uno dei sette veli che teneva appesi sui fianchi. Dopo aver ceduto l’ultimo velo, Isthar poté finalmente riabbracciare il suo amato Tamouz ed ottenne dalla sorella Ereshkigal, Signora degl’Inferi, il consenso di poterlo riportare per sei mesi l’anno sulla terra. Il viaggio di Ishtar è simbolo del Ciclo Vitale, e i 7 veli rappresentano i 7 chakra, che vengono successivamente liberati dalle negatività ogni volta che un velo viene tolto.
Venne però introdotto effettivamente nella danza nel XX secolo, dalla coreografa russa Anna Ivanova, per insegnare la postura alle danzatrici Egiziane.
Esistono ancora dei pregiudizi su questa danza?
Si purtroppo esistono ancora molti pregiudizi dovuti alla “non” conoscenza di questa danza,forse a causa dell’errata rappresentazione di essa. E’ una sorpresa per molti scoprire che la danza orientale non nasce per essere uno spettacolo che allieta gli uomini, bensì come una danza delle donne per le donne che si ricollega ad antichi culti religiosi legati alla madre terra che propiziavano e celebravano la fertilità nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia e,chel a sua natura veniva associata dunque ad una femminilità-fertilità e non vissuta esclusivamente come sensualità.
Quando una danzatrice può essere definita autentica?
Una danzatrice può essere definita “autentica” quando chi danza, danza “se stessa”, quando non imita un modello di danzatrice. E’fondamentale ricordarsi che la danza orientale, non è una danza “fisica”o uno “show”, bensì una danza interiore e profonda, volta a trasmettere le proprie emozioni, (rabbia, tristezza, gioia ecc), non solo attraverso il linguaggio del corpo, ma soprattutto dell’Anima…
Danza del ventre è sinonimo di….
“Trasmettere le proprie Emozioni”….
Femminilità, sessualità la danza del ventre aiuta?
Con la danza orientale si acquisisce indubbiamente una maggiore consapevolezza corporea, quindi un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità. Contribuisce all’aumento della propria autostima, ad accettarsi quindi per quello che si è, di conseguenza utile anche alla sessualità. E’importante sottolineare che è una danza adatta a tutte le età, senza “ma” e senza “se,pertanto bisogna avere il coraggio di provare a mettersi in gioco”… Ricordiamoci che l’arte non ha età, ma solo Anima!!!
La musica orientale inoltre possiede alcune peculiarità, da lungo tempo studiate nell’ambito della musicoterapia, che hanno specifiche influenze fisiche e psichiche che hanno effetto calmante e anti stress, oltre a tutte i benefici a livello fisico. Insomma, dalla saggezza orientale non c’è che da imparare e da provare!!
La tua scuola ha partecipato alla trasmissione di Videolina “Di che danza 6?” raccontaci questa esperienza..
L’esperienza a Videolina è stata per le mie allieve un’esperienza divertente, ma soprattutto di” condivisione” (perchè questo è la danza orientale). Inoltre per noi è stato un grande onore ricevere dal programma la “Menzione Speciale” in Danze Orientali.
Il tuo prossimo spettacolo?
I prossimi spettacoli in programma sono previsti, uno per il 21 Marzo, “Incanti di Primavera” in collaborazione con la Lions, dove il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza e, il prossimo autunno “Awalim” (il Volto delle donne) dove, come nel primo verrà trattato il tema delle donne. Lo spettacolo si presenta come un viaggio nel mondo femminile, nella sua storia e nel suo animo, tra le mille sfaccettature dei suoi colori e delle sue emozioni. Attraverso lo studio della storia, egli stili e delle melodie, penetriamo nel mondo femminile, nel ruolo che , usando la danza, la donna ha assunto nella società del passato e nella società contemporanea mediorientale: da sacerdotessa a danzatrice professionista delle corti, da donna schiavizzata dell’harem a donna a danzatrice nomade opressa ed emarginata, da donna depositaria della continuità e della tradizione a dualità delle danze gitane cosi allegre e vivaci, cosi capaci di trasformare il dolore in felicità e festa.