La Felicità: Miraggio o Certezza? a cura della dott.ssa Antonietta Serra
LA FELICITÀ: MIRAGGIO O CERTEZZA?
Dai meccanismi che creano il Modello Felicità agli ostacoli che ci impediscono di realizzarla
Recentemente, in uno degli incontri facenti parte di uno dei mie Corsi di Crescita Personale, sottoposi ai partecipanti un questionario a risposte multiple su alcuni elementi che, per consenso sociale, sono indicativi di una raggiunta o desiderata felicità.I partecipanti avrebbero dovuto attribuire un valore a ogni voce su una scala di valori numerici da 0 a 10. I dati ottenuti furono successivamente elaborati e rappresentati su un grafico. Per me, ma soprattutto per gli iscritti al corso, fu necessario verificare la veridicità di quanto gli stessi avevano affermato per cui proposi loro un particolare Test. Alcuni di loro accettarono molto volentieri e rimasero sbalorditi nellʼosservarne i risultati: solo alcune risposte furono convalidate dal Test. Che cosʼera accaduto? I partecipanti avevano dichiarato il falso? Niente di tutto questo. Chi sʼiscrive a un corso di crescita personale, il cui tema è oltretutto “La ricerca della Felicità” sta cercando delle risposte nellʼottica di un miglioramento della propria vita. E chi è spinto da queste motivazioni, non mente. Ma comʼè possibile essere convinti di pensare, desiderare, affermare, fare qualcosa con la più profonda convinzione e rendersi conto che tutto ciò non corrisponde al vero? E se questo accade per una semplice affermazione, si potrebbe, a ragione, dubitare della veridicità di molte nostre convinzioni sulla “Felicità”.
Ed eccoci arrivati al tema conduttore di questo secondo appuntamento sulla Felicità.
Sorvolerei, almeno per il momento, sulla risposta da dare alla prima domanda, che sarà oggetto della terza e ultima parte di questi nostri appuntamenti su questo tema e andrei, invece, a analizzare ciò che impedisce o contrasta la piena realizzazione di ciò che siamo: esseri destinati alla felicità. E per questo motivo, vorrei riportare lʼattenzione su quegli elementi che sottolineano questa rubrica sul Benessere: conoscere – agire – mutare. Alla base di tutto ciò che concerne la nostra vita, che sia lʼorganizzazione delle nostre vacanze o lʼacquisto di una macchina o la scelta della disciplina fitness più adatta a noi, la prima azione che compiamo è: conoscere.Facciamo ricerche, cerchiamo di raccogliere molti dati, valutiamo il materiale raccolto e, solo dopo essere sicuri, passiamo alla seconda fase: agire. Decidiamo di scegliere ciò che meglio risponde alle nostre esigenze. Nel momento stesso in cui agiamo, stiamo attivando un mutamento. Le nostre vacanze ci avranno dato qualcosa che rimarrà per sempre dentro di noi, la macchina porterà situazioni nuove con le quali ci dovremo confrontare, la disciplina fitness ci renderà più tonici, più scattanti e più soddisfatti. Se noi ci comportiamo in questo modo per tutte le nostre piccole o grandi situazioni quotidiane, perché non dovremmo farlo anche per ciò che riguarda la Felicità? Perché non cerchiamo di conoscere i meccanismi che creano i nostri “Modelli di Felicità” e i limiti che ci impediscono di raggiungerla?
Bene: cominciamo col conoscere i meccanismi che producono e/o limitano la Felicità. Questi meccanismi sono dentro di noi o, meglio, nel nostro cervello. Mi direte: “ma che cʼentra il cervello, la felicità si sente nel cuore!”
Non mi meraviglierei se fossero questi i vostri pensieri: è stata la mia prima reazione diversi anni fa.
Eppure è proprio il cervello la sede di tutto quello che pensiamo, facciamo e desideriamo, delle nostre gioie, del nostro dolore, della nostra felicità e infelicità.
Organo complesso e affascinante, è composto da tre parti: cervello rettiliano, limbico e neocorticale, ognuna della quali presiede a particolari e specifiche funzioni.
Tralasciando il primo, che ha il compito di preservare la sopravvivenza fisica e gestire le funzioni fisiologiche, i più importanti per ciò che stiamo trattando sono gli altri due: il limbico e il neocorticale.
Il cervello limbico è la sede delle emozioni, del piacere e della sofferenza. Programmato dalla genetica, dallʼaddestramento e dallʼapprendimento, gestisce tutti i comportamenti automatici. Per intenderci, è grazie a questo cervello che noi riusciamo, contemporaneamente, a guidare lʼauto, osservare la strada, il panorama e a
parlare con chi ci sta vicino. Pensa e agisce autonomamente, in complementarità ma anche in competizione con il terzo cervello.
Ed ecco il terzo, il cervello propriamente umano, sede delle funzioni cognitive, della logica, ma anche della creatività, dellʼimmaginazione e degli ideali. Si potrebbe pensare che il cervello più importante sia questʼultimo. Noi siamo esseri pensanti, senzienti, in grado di prendere decisioni, di far valere il nostro punto di vista, di valutare e di cambiare, se occorre. E così dovrebbe essere se non ci fosse un ma: un tranello dettato dalla grande influenza che il cervello “limbico” ha su di noi indipendentemente dalla nostra consapevolezza.
E qui occorre un distinguo tra cervello e mente. Il cervello umano è un congegno simile a una radio, la mente è paragonabile, invece, alle programmazioni che si sentono alla radio. La mente ha diversi aspetti: vi è la mente conscia, sede dellʼidentità personale, e la mente subconscia, fatta da un enorme caleidoscopico insieme di dati immagazzinati a partire dal momento del nostro concepimento. La nostra mente conscia può processare e gestire quaranta impulsi nervosi al secondo, la mente subconscia, corrispondente a una parte del cervello molto più grande, processa quaranta milioni dʼimpulsi nervosi al secondo. Quante volte decidiamo dʼiniziare una dieta dimagrante o disintossicante, per ritrovarci, scoraggiate e deluse di fronte al barattolo di nutella o alle pizzette a cui non siamo riusciti a resistere. “Ma che stupida, avevi detto che non lʼavresti fatto!”, ci rimproveriamo, inutilmente. Non riusciamo a capire come mai, nonostante lʼevidenza dei fatti, non siamo riusciti a controllarci. E questo accade in molte altre situazioni della nostra vita: amore, lavoro, amici. Ripetiamo lo stesso copione innumerevoli volte e altrettante volte ci rimproveriamo per averlo fatto, ripromettendoci di non farlo più, per poi rifarlo. È la nostra mente conscia a decidere dʼiniziare la dieta ed è la nostra mente subconscia a farci tuffare sulla nutella.
La nostra mente subconscia è uno straordinario meccanismo di registrazione e riproduzione di automatismi che affondano le radici, come ho già detto, nella vita intrauterina.
Immerso nel liquido amniotico, il feto assorbe informazioni e sperimenta le medesime emozioni e la medesima fisiologia della madre. Se la madre è ansiosa, il feto assorbe lʼormone dello stress; se la madre ha rabbia, egli assorbe la rabbia, e così via. Svegli e addormentati, i nascituri sono costantemente sintonizzati su ogni azione, pensiero, sensazione o sentimento della madre in particolare e del padre. Alla sua nascita, Il bambino ha già una sua programmazione che influenzerà in modo permanente il suo cablaggio cerebrale, il modellamento della sua intelligenza e del suo temperamento. E dopo la nascita?
Dalla nascita fino ai sei, sette anni dʼetà, il bambino si comporta come una spugna assorbente facendo propri i comportamenti, le emozioni e i pensieri, in primis, della madre e del padre e poi delle persone che fanno parte della sua vita. Egli ha unʼenorme capacità di registrazione, ma la sua corteccia cerebrale non ancora perfettamente funzionante, non gli consente di filtrare e valutare le informazioni mentre vengono scaricate. In questa fase se dovesse essere ripreso perché fa i capricci, la sua mente subconscia lo registrerebbe come la manifestazione di mancanza dʼamore. Egli si riterrebbe “indegno di essere amato”. Questa programmazione diventa il maggior ostacolo al raggiungimento di una vita piena e felice.
Dopo questo periodo, si comincia a diventare più consapevoli e lʼapprendimento avviene per consenso sociale e per esperienza personale, ma ciò che si è assorbito durante lʼinfanzia condizionerà tutta la vita fino a quando per propria ricerca personale, per esperienze dolorose, per il desiderio di comprendere quanto accade, per il forte desiderio di cambiamento o altro, ci si ritroverà a porsi delle domande.
E una delle domande più frequenti sarà: “Perché non sono felice? Che cosa mʼimpedisce di avere la felicità nonostante io lo desideri immensamente e faccia di tutto per esserlo?” E siamo ritornati al punto iniziale, ma con qualcosa in più: la conoscenza. Sappiamo che ciò che impedisce il raggiungimento di quello a cui siamo destinati di default, e cioè la felicità, è un meccanismo mentale potente che ha radici sconosciute.
Non possiamo distruggerlo ma possiamo e dobbiamo riscriverlo per poter diventare i creatori della nostra vita.
È arrivato il momento di: agire.
Nel nostro prossimo, e ultimo, appuntamento sulla Felicità, vi svelerò le azioni e i pensieri che permettono di riprogrammare i condizionamenti limitanti.
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