Mary Emme: la storia e l’importanza dell’Abito
Oggi la metà del nostro successo e della nostra integrazione nella società è dovuta principalmente alla nostra immagine, al nostro modo di comunicare e alla comunicazione non verbale, fatta di sottigliezze ed eleganza. Sviluppiamo dunque il nostro gusto personale, nella scelta dei colori che meglio ci rappresentano e che, ci danno quel tocco di raffinatezza. Tutti questi elementi ci danno sicurezza, l’eleganza, lo stile, sono quelle qualità che si sviluppano in ciascuno di noi a seguito di una ricerca personale. L’ eleganza ci da sicurezza. Le qualità individuali sono fondamentali. Quando uniamo l’eleganza alla nostra personalità abbiamo fatto centro! La nostra immagine diventa quindi il nostro principale biglietto da visita.
L’abito è come una seconda pelle che dovrebbe esprimere il carattere e il gusto di chi lo indossa. Il primo stilista della storia è stato un albero di fico, involontario, inconsapevole designer di quella grossa foglia utilizzata da Eva come proto abito quando ebbe l’imbarazzante consapevolezza di essere nuda. A partire da quell’istante, l’idea di moda si è legata indissolubilmente e fatalmente all’idea di seduzione e i vestiti, da oggetti di prima necessità, si sono presto trasformati in veicoli privilegiati di sensualità e di eleganza.
Ci sono vestiti che per il loro potenziale erotico hanno reso immortali attimi e personaggi. Un solo esempio: L’abito di seta color carne tempestato di paillettes firmato dallo stilista Jean Louis che fasciava come una seconda pelle la bellissima Marilyn Monroe
in occasione del compleanno del presidente Kennedy. Un abito che passa alla storia. La storia dell’abito può essere letta come un vero e proprio percorso di voluttà, finalizzato a piacersi, a piacere, a farsi ammirare. Lo scopo principale della moda è “piacere, attrarre” afferma Christian Dior. Una donna deve farsi guardare quando entra in una stanza.
La storia della moda racconta anche trasformazioni sociali e rivoluzioni culturali. Così come i morbidi tailler in tweed di Coco Chanel Uno stile lanciato da lei ha rappresentato il nuovo modello femminile del ‘900, ossia un tipo di donna dedita al lavoro, a una vita dinamica, sportiva, priva di etichette e dotata di autoironia, fornendo a questo modello il modo più idoneo di vestire.
Inizia la sua carriera disegnando cappelli, prima a Parigi nel 1908 e poi a Deauville. In queste città, nel ’14, apre i suoi primi negozi, seguiti nel ’16 da un salone di alta moda a Biarritz. Lo strepitoso successo la colse negli anni venti, quando arriva ad aprire i battenti di una delle sue sedi in rue de Cambon n.31 a Parigi e quando, da lì a poco, verrà considerata un vero e proprio simbolo di quella generazione. Tuttavia, a detta dei critici e degli intenditori di moda, l’apice della sua creatività è da attribuire ai più fulgidi anni trenta, quando, pur dopo aver inventato i suoi celeberrimi e rivoluzionari “tailleur” (costituiti da giacca maschile e gonna diritta o con pantaloni, appartenuti fino a quel momento all’uomo), impose uno stile sobrio ed elegante dal timbro inconfondibile hanno regalato alla donna piena libertà di movimento.
Le minigonne di Mary Quant Con i suoi disegni e i suoi abiti, Mary Quant ha cambiato il modo vestire le donne.”C’è stato un tempo in cui abiti erano un segno sicuro della posizione sociale della donna e del suo reddito. Non ora”, ha scritto nel 1966. “Lo snobismo è andato fuori moda, e nei nostri negozi troverete duchesse e dattilografe che fanno a spintoni pur di comprare lo stesso vestito”. Oggi Mary Quant è celebre come l’inventrice della minigonna, ma per la storia della moda moderna ed il suo processo di democratizzazione ha significato molto, ma molto, di più.
Le proposte di Moschino, tra gioco e follia, hanno regalato l’arma dell’ironia, l’ebrezza dell’anarchie, la vertigine della trasgressione.
Mai come nel corso del XX secolo i cambiamenti nella storia del costume si sono succeduti e talvolta sovrapposti in maniera così veloce. Oggi la parola moda designa un modo di apparire soggetto a inattese vulnerabilità e contiene novità imperdibili. Se negli anni 40/50 i defilè si svolgevano nel più assoluto silenzio, in un’ atmosfera di severità quasi monastica, dove alle modelle non era consentito di avere la benchè minima espressione, nel giro di pochi decenni le sfilate sono diventate performance spettacolari, scandite da autentici attesissimi colpi di scena.
Negli ultimi anni le passerelle sono diventate trampolino di lancio di messaggi e campagne sociali. La moda non fa solo spettacolo ma anche opinione.
La Sardegna vanta una lunga e ricca storia dell’abito. L’estrema varietà di modelli e fogge dell’abito esprime la sua diversa destinazione e/o provenienza. I rituali e le feste comandate, i giorni di lutto e la quotidianità, ogni momento ha un proprio indumento o un aspetto cromatico che lo caratterizza, come un coro polifonico di colori e tessuti che esprime l’identità dell’isola, l’orgoglio di ogni paese. L’abito è il frutto del lavoro sapiente di mani esperte, in ogni famiglia le donne tessevano corredi matrimoniali, i manufatti tessili erano realizzati con l’auspicio di un futuro felice e come testimonianza della garanzia e affidabilità che le donne avrebbero garantito nella gestione della casa, nel compiere le mansioni che le venivano socialmente riconosciute.
L’abito della tradizione rivisto e modificato nel corso dei secoli rappresenta ancora oggi una straordinaria fonte d’ispirazione.
Il mondo del fashion, non solo sardo, riconosce il proprio debito nei confronti delle forme, delle tecniche, dei tessuti e dei filati usati dai propri avi, rispondendo a un bisogno contemplativo e alla necessità di far rivivere rinnovandolo il costume tradizionale.
Il settore manifatturiero e artigianale rappresenta una voce importante dell’economia isolana, incentivare le forme creative, consentire uno sviluppo della produzione destinato ad un target amante del bello e della storia che ogni abito porta con sè ed è in grado di narrare, rappresenta un volano per la crescita economica ed occupazionale dei nostri territori.
Il legame con il territorio e il connubio tra arte, tradizione e manifattura si esprime nella realizzazione degli abiti dell’artista ogliastrina Mary Emme, in cui si esprime tutta la sua valenza, contribuendo a dare un significativo apporto culturale ed economico all’isola.
La Moda secondo Mary Emme…
Servizi Fotografici a cura di : Franco Felce, Francesco Caddinu, Emanuele Secci, Pietro Mascia, Gigi Atzori e Piero Putzu.