La felicità è uno stato dell’essere: Istruzioni per l’uso
Ed eccoci arrivati finalmente all’ultima parte di questa nostra chiacchierata sulla Felicità.
Vorrei condividere con voi quanto una mia allieva di Tai Ji Quan, oltre che assidua partecipante ai miei incontri di Crescita Personale, mi ha scritto qualche giorno fa.
“Cara Antonietta, oggi è per me una giornata un po’ triste. Una mia cara collega di lavoro si è uccisa buttandosi dal 4° piano del terrazzino della sua casa. Non avrei mai pensato che una persona che sembrava così felice potesse mai fare una cosa del genere. Aveva tutto quello che tutti e anch’io avremmo mai potuto desiderare: un bel lavoro, genitori che l’amavano, una bella famiglia, bellissimi figli e un marito che l’adorava. Ho riflettuto molto su questo e ora capisco l’importanza di quello che tu c’insegni nei tuoi incontri. La felicità non è data dal possesso delle cose e neanche dal fatto di essere amati, ma da uno stato interiore che va costruito dentro di noi. Prima di conoscerti, non ci avrei mai pensato, ma ora so che qualcosa dentro di me è cambiato e sono consapevole del fatto che questo percorso che ho cominciato con te non sarà per niente facile. Non so se riuscirò a superare le mie difficoltà, le mie paure, le mie insicurezze, ma di una cosa sono sicura: voglio andare avanti.”
Al di là di queste toccanti parole, io so che la sua strada si è incrociata con la mia semplicemente perché lei stava cercando delle risposte agli innumerevoli interrogativi della sua vita.
Abbiamo visto nell’articolo precedente, come tutti noi abbiamo subito e subiamo continui condizionamenti che invalidano le nostre decisioni e ci spingono a vivere un’esistenza che non è la nostra. Ciò che pensiamo, i nostri sistemi di valori, le nostre credenze e, soprattutto, il nostro modello di felicità non corrispondono affatto alle esigenze della nostra parte più profonda.
La sentita condivisione della mia allieva contiene una profonda verità: la Felicità non è data dall’avere un buon lavoro né dal possedere molto denaro e neanche dall’avere una famiglia, la Felicità è uno stato d’essere ed è questo stato d’essere che infonde di sé tutto ciò che pensiamo e facciamo.
Quel sottile disagio che accompagna la nostra vita e che in molte situazioni sfocia in uno stato di malessere profondo è causato proprio dall’incapacità di ascoltarci e, purtroppo, dal fatto che nessuno ci ha mai insegnato a cogliere il lato migliore della vita e a diventare quello a cui siamo destinati: essere una persona felice.
Se veramente desideriamo essere felici, possiamo esserlo.
Noi abbiamo diritto di esserlo, per cui dobbiamo semplicemente imparare a costruire questo stato d’essere.
Innanzitutto dobbiamo renderci conto che noi trascorriamo la metà delle ore di veglia pensando a qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo. Questa continua distrazione rende infelice la nostra mente e produce un costo emozionale enorme. La nostra mente subconscia, durante il nostro vagare, sabota i desideri della nostra vita e produce per circa il 65% pensieri negativi e/o ridondanti che costituiscono un freno alla nostra crescita.
Il nostro cambiamento richiede un certo numero di azioni.
AZIONE N° 1: PRESENZA A NOI STESSI.
La prima cosa da fare è essere presenti a noi stessi, ossia osservare i nostri pensieri mentre si sta svolgendo un banale compito di routine, come guidare la macchina.
Grazie alla nostra mente subconscia, noi siamo in grado di guidare, osservare il panorama, ascoltare la radio e rispondere al cellulare, ma, mentre facciamo tutto questo, dove si dirigono i nostri pensieri?
Un semplice esempio. Siamo fermi a un semaforo, c’è traffico e dobbiamo andare al lavoro: “Non arriverò mai in tempo, Non voglio fare questo. Questo semaforo è un incubo. Sarà una giornata d’inferno”.
Pensiamo ancora a tutti quei comportamenti automatici che agevolano le nostre giornate.
Siamo presenti con la nostra mente a quello che stiamo facendo oppure stiamo vagando su quei pensieri che, a ben pensarci, sono sempre gli stessi? Se il nostro compagno, poco prima di uscire per andare al lavoro, distrattamente, ci risponde in modo aggressivo, noi passeremo sicuramente molte ore e, forse, l’intero giorno a pensare a questo, a tutte le volte in cui è stato scortese, a quando non ci ha portato i fiori per il nostro anniversario e quant’altro. E se siamo sinceri, questo accade per tante altre situazioni del nostro quotidiano: lavoro, amici, colleghi, figli…
Vogliamo moltiplicarlo per tutti i giorni e gli anni della nostra vita? I pensieri negativi e ridondanti si ritorcono contro di noi sottraendoci energia.
Cominciamo, quindi, a osservare i nostri pensieri e, se vogliamo essere più efficienti, proviamo a annottarli. Per agevolarci, cominciamo a esercitare l’osservazione sistematica degli altri: familiari, amici, colleghi, sconosciuti. Importante è rendersi conto degli stati emozionali degli altri e imparare a individuarli anche in noi.
Dopo un certo periodo, utilissimo per renderci conto di quanto accade nella nostra mente, possiamo passare alla fase successiva.
AZIONE N° 2: RISCRIVERE I PENSIERI FREQUENTI.
Il nostro desiderio di cambiamento potrebbe essere anche molto forte, ma è solo un buon punto di partenza. È necessario perseverare nell’azione perché è solo con l’esercizio continuo che si diventa abili a individuare i pensieri ricorrenti. Non dobbiamo dimenticare che tutto ciò che avviene nella mente inconscia ha radici molto lontane che rendono alquanto difficile il lavoro di osservazione e, ancora più arduo, la loro riscrittura.
Che significa riscrivere i pensieri negativi? Dobbiamo, in primis, cercare di non dare forza a questi pensieri non appena fanno capolino nella nostra mente e sostituirli, quasi contemporaneamente, con affermazioni simili ma al positivo.
Nello stesso tempo esercitiamo uno sforzo volontario per rimanere consapevolmente nell’istante presente.
Ritorniamo all’esempio del compagno/marito che ci risponde con aggressività. Anziché abbandonarci a tutta la sfilza di pensieri negativi, possiamo cambiar il primo pensiero che arriva alla nostra mente in questo modo: “Non ce l’ha con me, è solo stanco e preoccupato e capita anche a me di comportarmi in questo modo. Gli chiederò con gentilezza se ha qualche preoccupazione che non vuole dirmi per non coinvolgere anche me!”
È un’impresa difficile che richiede un’azione costante, ma quando ci si riesce, si prova una sensazione di benessere e di potenza. Cominceremo a renderci conto che possiamo diventare gli artefici della nostra vita e della nostra felicità e sarà proprio questo a darci la carica per continuare. E non dobbiamo giudicarci se non ci si riesce sempre: stiamo lavorando su condizionamenti che hanno radici lontane e che, spesso, vengono convalidati dal consenso sociale. La presenza mentale è molto difficile da mantenere quando la vita si fa affaccendata perché i nostri pensieri svolazzano continuamente e sono occupati a gestire gli innumerevoli dettagli della vita quotidiana. Quante volte ci siamo esercitati a ripetere le tabelline prima che ci rimanessero in testa? Non lasciamoci scoraggiare, proseguiamo in questo lavoro, ripetiamo l’azione di riscrittura, e, nel tempo, diventeremo sempre più tempestivi ed efficienti fino a farla diventare un’abitudine.
AZIONE N° 3: UTILIZZARE L’IMMAGINAZIONE CREATIVA E LA MEDITAZIONE
Dobbiamo sapere che la nostra mente è uno strumento sofisticatissimo, ma anche molto elementare, non riesce, infatti, a distinguere tra immaginazione creativa e realtà. Vorrei fare in questo senso un esempio concreto riferito a una mia esperienza adolescenziale. “Avrò avuto 16-17 anni e provavo una forte attrazione per un ragazzo di qualche anno più grande di me. Iscritto alla facoltà di medicina, era biondo, occhi azzurri, bello, affascinante e corteggiatissimo. Anch’io ero molto carina, molto timida e ingenua per cui non comprendevo i suoi messaggi nei miei confronti. Non riuscivo a credere, nella mia insicurezza, che potesse veramente interessarsi a me considerando il fatto che tutte le belle ragazze della mia città lo volevano a tutti i costi. Un giorno, improvvisamente, un pensiero si fece strada nella mia mente: “Se riuscirò a trovare un piccolo porcellino, lui mi dichiarerà il suo amore.” In me si creò una sicurezza mai provata e una certezza inaudita.
Passarono alcuni giorni, durante i quali l’immagine di questo porcellino si rafforzava sempre di più. Una bellissima serata di primavera, mentre camminavo velocemente per rientrare a casa, inciampai e… ai miei piedi, un piccolissimo e delizioso porcellino di plastica, proprio come l’avevo immaginato. Non riuscivo a credere ai miei occhi: provai una sensazione indescrivibile. Lo presi e lo tenni sempre vicino a me
Qualche giorno dopo, il bellissimo ragazzo mi fermò e mi chiese di uscire con lui. Mi disse che dalla prima volta che mi aveva vista, era rimasto totalmente folgorato da me, dalla mia riservatezza e dolcezza.”
A distanza di tanti anni, ora so che cosa accadde: utilizzai, senza saperlo, l’immaginazione creativa focalizzandola su un preciso obiettivo.
L’Immaginazione Creativa si basa sul fatto che l’immagine mentale di ciò che si desidera, alimentata da un’emozione coerente, possiede gli stessi effetti delle azioni reali.
Oggi, questa tecnica è talmente efficace che viene usata anche nella preparazione sportiva di molti atleti, per colloqui di lavoro e altro.
Prima di tutto, bisogna scegliere esattamente ciò che si vuole, ritagliarsi uno spazio della giornata, fermarsi, respirare e creare una piccola scena in cui si è già realizzato quello che si desidera ottenere. Il film non deve essere molto lungo, ma deve occupare tutta la nostra mente e bisogna immaginare tutti i dettagli. Nessun tentennamento, nessun dubbio, solo certezza assoluta, così come nella mia esperienza adolescenziale, e ripetere ogni qualvolta ci è possibile. È consigliabile fare questo esercizio la sera, prima di coricarsi così da lasciare all’inconscio tutto il tempo per digerire la nuova realtà.
Anche la MEDITAZIONE è uno strumento di grande efficacia, soprattutto perché si utilizza una modalità operativa del cervello funzionante sulle frequenze delle onde Teta. Per intenderci, è lo stato utilizzato nei bambini prima dei 6 anni di vita per scaricare enormi quantità di informazioni. Così come per l’Immaginazione Creativa, uno dei momenti migliori è quello che coincide con la fine della giornata quando il nostro cervello si prepara per la notte, ma con la costanza e l’iniziale apporto di un tutor esperto, noi diventeremo in grado di creare questo stato in ogni momento della giornata.
Durante la MEDITAZIONE, non sarà facile far tacitare i nostri pensieri, ma noi osserveremo, senza giudizio, il loro scorrere come se non ci appartenessero. In questa fase è importante concentrare la nostra attenzione sul nostro respiro: inspiro ed espiro. Immagineremo l’inspiro associato a una grande energia di luce che penetra in ogni cellula del nostro corpo e, ovviamente, della nostra mente, nutrendola e rigenerandola. All’espiro, assoceremo poi l’espulsione di tutti i nostri pensieri negativi immaginandoli come una nuvola scura che ci abbandona. A ogni inspiro entra in noi nuova energia pulita che ci pulisce e nell’espiro ci si libera dall’energia negativa.
MEDITARE è una ginnastica d’apertura a sé stessi, agli altri, alla natura e al piacere della Felicità.
Ma, come per le tabelline, “repetita iuvant”. Ripetere, ripetere, ripetere. Talvolta si perderà la fiducia, si ricadrà nelle vecchie abitudini mentali e comportamentali, ma sono gli ostacoli e le difficoltà a mettere alla prova le nostre motivazioni e a rafforzare il nostro percorso.
Vi assicuro, per averlo provato su di me, che i risultati arrivano.
Buon lavoro e, se voleste approfondire questo argomento non avete che da contattarmi sulla mia pagina Viver la Vita.
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