Incontriamo Gavino Tortu e lo Street Jazz

Gavino Tortu  insegnante di Street Jazz ha la passione per la danza sin da bambino. Negli anni ha approfondito gli studi ed è  rimasto affascinato da questa disciplina. Un ballo energico e d’impatto, libero da eccessivi schemi precisi e costrizioni. Una danza unica frutto di un insieme di contaminazioni provenienti da tutti gli stili, dà la possibilità all’interprete di lavorare sulla qualità del movimento e sull’espressività, con l’obiettivo di renderlo libero da rigidi schemi stilistici.  “Conta solo chi sei e cosa vuoi essere è uno stile che nasce dall’energia della musica, lo Street Jazz è un modo di essere” così Gavino Torto definisce lo Street Jazz.
Rivista Donna l’ha incontrato per voi…

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Gavino e la danza come nasce questa passione?

Nasce molti anni fa, all’età di 6 anni già ballavo, quasi di nascosto a casa, come se fosse insito in me il sentimento di “vergogna” verso la danza, che poi danza non era perché ancora non poteva esserlo; ma amavo ballare con la musica a volume altissimo. Poi, la passione continua con lo studio della danza classica, la frequentazione  dell’accademia e la consapevolezza che alcune di quelle cose che facevo in realtà qualcuno le aveva già codificate molto tempo prima. Studio Jazz, il modern Jazz che in quegli anni timidamente stava arrivando in Italia dall’altra parte dell’oceano. Inizia così il mio “colpo di fulmine” per questa disciplina… Quei movimenti così liberi, veloci, fluidi, altro non erano che l’espressione fisica, muscolare di uno stato d’animo. Così inizia la mia avventura… Un bambino timido, introverso, per niente sicuro di sè trova nella musica la chiave per aprire un reattore nucleare di energia. Inizia la trasformazione, la metamorfosi, la ribellione dei sensi. La mia mente costruisce coreografie in continuazione, ininterrottamente; il piede batte sotto il banco di scuola, la matita rimbalza sul gommino e le dita picchiettano sulle gambe: secondi, minuti, ore. Da allora non mi sono mai fermato.

Il tuo stile, lo street jazz, è molto particolare e nasce in America dove è considerato lo stile del nuovo millennio. Cosa ti ha incuriosito e affascinato ?
Lo street jazz nasce appunto negli  anni 80 quando chi non poteva permettersi una scuola di danza imitava i movimenti accademici sporcandoli ed interpretandoli a proprio modo senza preoccuparsi delle regole, dei nomi, del tempo: l’importante era ballare. Tutto ciò entra poi di prepotenza nelle scuole di danza occupandone sale e corridoi, dove si accalcavano tutti coloro che volevano mostrare la loro arte a chi avrebbe forse potuto dare un’identità a quel muoversi senza controllo spinti solo da un’emozione; non bastava, serviva altro, serviva imparare, apprendere, serviva ispirarsi. Così rimasi totalmente abbagliato dal fascino multiforme di questo stile che non accetta alcuna imposizione.
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La street Jazz è una danza energica e d’impatto, una contaminazione di stili. Cosa la rende unica?
Street Jazz è una danza energica e d’impatto, libera da eccessivi schemi precisi e costrizioni, a partire dalla corporatura (peso, collo del piede, mobilità delle anche). È il risultato di un insieme di contaminazioni provenienti da tutti gli stili della danza, lo Street Jazz dà la possibilità all’interprete di lavorare sulla qualità del movimento e sull’espressività, con l’obiettivo di renderlo libero da rigidi schemi stilistici. Un modo come un altro per ballare senza pensare troppo allo stile, alle definizioni, a quello che “dicono” gli altri. Maschio, femmina, bello o brutto, bianco o nero non ha importanza, qui conta solo chi sei tu e cosa vuoi essere, non cosa vogliono che tu sia. Uno stile che nasce dall’energia della musica, uno stile che non è uno stile ma un modo di essere.
C’è molta improvvisazione nelle coreografie?
L’improvvisazione è la cosa più difficile per un danzatore. Saper improvvisare è la chiave per aprire molte porte, il mezzo giusto per percorrere molte strade. Il processo creativo coreografico comprende l’improvvisazione che diventa poi una sequenza predefinita per l’esibizione. Può capitare comunque che in alcune coreografie siano presenti elementi freestyle in cui i danzatori improvvisano (seguendo sempre però delle direttive coreografiche). Nelle audizioni  invece, l’improvvisazione è quasi sempre la prova del nove per capire chi si ha davanti.
E’ una disciplina più per gli uomini o per le donne?
Non esiste una preferenza di genere nello street jazz o video dance. Maschio o femmina, tacchi o sneakers, tutti possono ballare questo genere senza alcun vincolo. Certo però parlando di numeri reali, sono le donne ad aderire più entusiasticamente alla disciplina.
Praticarla che benefici apporta al corpo e alla mente?
Il corpo ottiene svariati benefici da questa disciplina; cardiovascolare ad impatto misto (sia alto che basso), ci sono elementi aerobici ed anaerobici.  Nelle mie lezioni includo sempre una parte di esercizi di tonificazione, sia per gambe, glutei, cosce che per dorso, braccia e addome; anche perché senza un rinforzo continuo di questi distretti corporei non sarebbe poi possibile eseguire determinate sessioni coreografiche. Si prepara tutto il corpo (inteso come totalità di catene cinetiche e muscolari) all’impatto sui tacchi di modo che sia poi possibile ballare liberamente senza incorrere in spiacevoli infortuni dovuti a strutture articolari e legamenti poco preparate. Faccio una vera e propria preparazione atletica insomma.  La mente di conseguenza ne beneficia liberandosi da tutti i pensieri per almeno un’ora e mezza (non hai molto tempo per pensare ad altro!), così pensi a ballare, muoverti, sudare ed insegnare al tuo corpo che può essere bello, bellissimo senza bisogno di chissà cosa: musica, vestiti comodi e magari, un paio di tacchi.
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 Dall’America all’Italia, in che modo questo ballo viene accolto nel nostro paese?
Questo genere in principio ebbe molti problemi ad entrare nel nostro paese. Nell’immaginario collettivo purtroppo chi balla sui tacchi, ancora di più se è un uomo, viene visto negativamente dalla collettività e questo può incidere sulla propria identità sessuale, inoltre, si tende ad essere additati come “strani”. Paradossalmente era molto più facile prima, 10 o forse 15 anni fa ballare sui tacchi perché non esistevano determinati atteggiamenti di bullismo che oggi invece imperversano e bloccano la libera espressione di chi vorrebbe magari mettersi un paio di scarpe col tacco e ballare. Ancora peggio quando c’è chi abbina questo genere di danza al travestitismo, sconfiniamo nella discriminazione più totale.
Cosa vuoi che apprendano gli allievi che frequentano i tuoi corsi di ballo?
Il “Girling”, quindi il “Vogueing” e tutto ciò che nasce da atteggiamenti femminili, pose fotografiche, di moda è solo un modo per esprimersi come probabilmente un altro stile di danza non ci permetterebbe di fare. Altresì io sono un grande promotore della mascolinità sui tacchi perché trovo che sia scenico e molto più artistico un corpo mascolino che balla come un maschio con il contrasto di un indumento tipicamente femminile (anche se la storia non la pensa proprio così) come la scarpa col tacco. Ad oggi per fortuna sembra che tutto si stia evolvendo e modernizzando, ma ahimè i maschietti a lezione sono davvero pochissimi.
Perchè ci si dovrebbe accostare a questo stile? Dai un consiglio ai nostri lettori…
Questo genere permette di esprimersi liberamente, di ballare, di liberarsi e di scoprire aspetti del nostro carattere, del nostro modo di essere mai realizzati. Rivelare a noi stessi in primis capacità sconosciute e riconoscere fierezza e sicurezza di sè. Aggiungi l’aspetto sportivo della disciplina (si suda davvero tanto), si fatica e ci si diverte perché la classe è composta da persone che come te vogliono ballare senza preoccuparsi troppo della tecnica, anche se io non la dimentico mai. Aggiungi ancora la musica, le coreografie, lo spirito di gruppo e quel briciolo di adrenalina ed esibizionismo insito in ognuno di noi che ti farà sentire più sicuro anche solo camminando per strada (coi tacchi).
Per te la danza è sinonimo di?
E’ sinonimo di vita, di libertà, di felicità e ispirazione continua. Non potrei vivere senza. Dopo la mia mamma la danza è la seconda donna della mia vita (ma solo perché arrivata dopo).
Hai avuto modo di partecipare a spettacoli di ballo? Che emozioni hai provato?
Gli spettacoli e le esibizioni sono pane quotidiano per chi balla questo genere, l’adrenalina del palco è la droga più potente mai esistita ed invito tutti a provarla almeno una volta.
Un progetto futuro?
Progetti futuri tanti ed in continua evoluzione, quello più grande è lasciare in tutti i miei allievi un ricordo perenne della mia passione che cerco di trasmettere continuamente a chi mi segue.
Per qualunque informazione mi trovate nella Palestra Mygymnica di Sassari e alla scuola di danza Arabesque sempre a Sassari.