Donatella Pau: maestra artigiana che dà vita a burattini e marionette
Il mondo dei Burattini e delle Marionette ci porta in atmosfere uniche, magiche dove storie di fantasia, leggende e racconti affascinano bambini e adulti. Marionette e Burattini costruite con legno, ferro, stoffa, pezze, carta, gesso, gommapiuma e colori, prendono vita grazie alle voci, ai sentimenti, alle emozioni dei loro ideatori. È un vortice di situazioni, di storie, di movimenti, di balzi e saltelli che si susseguono grazie ai maestri artigiani che le hanno pensate, disegnate e realizzate in ogni minimo particolare, come fa Donatella Pau, maestra burattinaia, scenografa, sceneggiatrice e artigiana. Dal 1980 assieme ad Antonio Murru, Donatella lavora nella compagnia “Is Maschareddas” una realtà culturale che ha contribuito in maniera determinante alla diffusione e alla conoscenza del Teatro di Figura in Sardegna, tradizione teatrale fino ad allora pressoché sconosciuta nell’isola. L’idea che sostiene l’attività della Compagnia è che il teatro animato dai burattini sia teatro a tutti gli effetti, con pari dignità rispetto al teatro con attori. La Compagnia organizza festival internazionali, scambi tra compagnie teatrali di burattini e marionette, allestisce progetti e rassegne. Inoltre, svolge da sempre una preziosa opera educativa per l’infanzia e la valorizzazione della dimensione identitaria della Sardegna. L’espressività delle creazioni di “Is Mascareddas” è tale da rivelare al primo sguardo la storia e l’emozione di ogni personaggio. Per Donatella, una vera passione in cui prevale il desiderio di mettersi in gioco, la resistenza a tutte le intemperie e la voglia di dare vita ad uno oggetto inanimato lasciando poi a lui tutti i riflettori.
Rivista Donna l’ha incontrata per voi…
Era il 1980 quando assieme ad Antonio Murru hai messo su la compagnia “Is Mascareddas” “Le Mascherine”… quali obiettivi, quali aspettative?
La Compagnia nasce nel 1980, ad opera di Antonio Murru, io sono arrivata un anno dopo, in quel periodo frequentavo l’anno integrativo del Liceo Artistico e pensavo poi di iscrivermi alla facoltà di Architettura , ma poiché in Sardegna in quegli anni non c’era ancora la facoltà, cercavo dei piccoli lavori per mettermi da parte dei soldi per partire. Un giorno una mia amica mi ha suggerito di telefonare a Is Mascareddas perché ricercavano dei collaboratori, così feci è così cambiò la mia vita perché sì aprì davanti a me un mondo incredibile. Le aspettative e gli obiettivi erano tanti, ma in quegli anni era per certi versi più facile avere grandi aspirazioni, o forse eravamo semplicemente giovani e quindi pieni di energie e passioni. E così è iniziata una grande sfida ormai lunga 36 anni, piena di lavoro, fatica e anche grandi soddisfazioni. L’obbiettivo principale era quello di costruire un teatro di burattini in Sardegna in grado di confrontarsi con il pubblico sardo e con i nostri colleghi nel mondo, le aspettative? riuscire a vivere con il nostro lavoro, vivere dignitosamente di teatro senza compromessi, ma liberi di creare e portare avanti la nostra ricerca per un teatro popolare, come è storicamente il teatro dei burattini, cioè in grado di coinvolgere contemporaneamente piccoli e grandi, senza mai scadere in un teatro commerciale. Riuscire a realizzare un teatro di animazione tra tradizione e avanguardia con burattini, marionette e drammaturgie interessanti in grado di emozionare e trasmettere pensieri e storie ricche di significati.
Hai frequentato un corso con Natale Panaro scenografo dell’Albero Azzurro cosa ti ha insegnato quella esperienza?
Natale Panaro è stato il mio maestro di scultura lignea, da lui ho imparato ad amare il legno e a scolpirlo, e dal primo corso frequentato nel 1996 non ho mai smesso di scolpire. Ma da Natale ho imparato anche a trasformare altri materiali come la carta, cartoncino, gommapiuma.
Cosa si nasconde dietro le quinte di un teatrino di burattini e marionette?
Dietro le quinte, come in tutto il teatro si nasconde tutto il grande lavoro di preparazione per la scena, compreso di ansie e paure, ma, si nasconde anche la giusta emozione che serve per entrare in scena.
Che emozioni provi nel sapere che per lo più il tuo pubblico è composto dai bambini?
Più che emozione parlerei di consapevolezza, del rispetto del pubblico dei bimbi che non vanno mai considerati come spettatori di seconda categoria “perché tanto sono bambini”, ma bensì spettatori pensanti a cui va proposto un teatro di prima qualità, mai volgare e scontato, insomma, un teatro pensato per loro con il giusto linguaggio e con marionette, burattini e costruzioni belle, un lavoro d’arte di prima categoria proprio perché sono bambini e credo sia doveroso rispettare questo pubblico e non ripiegare su di loro per intenti di puro mercato.
Quando scrivi i dialoghi delle storie a quali elementi narrativi e a quali sentimenti fai riferimento?
Ogni spettacolo ha la sua storia, la sua tematica e di conseguenza i suoi personaggi con il loro sentimenti. Abbiamo, nella nostra carriera, lavorato su vari temi come “la morte”, la violenza, il conflitto risolto con le armi come avviene ancora oggi in Sardegna e nel mondo, ma anche su spettacoli dove attraverso le favole e le fiabe si può scoprire quanto sia difficile superare ostacoli e diventare adulti. Abbiamo ricercato attraverso la musica con partiture originali movimento e azione dei pupazzi, anche senza parole, e poi grandi sfide teatrali con spettacoli per adulti, dalla Giara di Pirandello, al Signore delle Mosche di W.Golding e poi indagato sull’arte con la messa in scena di spettacoli ispirati alle opere di artisti che in Sardegna hanno costruito pupazzi (come oggetti d’arte) Tavolara e Afossi e le sorelle Coroneo. Le nostra ultima produzione “ Soglie” tratta il tema doloroso degli sbarchi a mare e degli immigrati, con una storia tratta dalla Via del pepe di Massimo Carlotto e musicata dal vivo da Mauro Palmas.
Ricordi la prima marionetta, burattino realizzato?
Sì, erano dei burattini di cartapesta per lo spettacolo “Il soldatino del pim pum pa” tratto da un testo di Mario Lodi.
Quanto tempo ci vuole per realizzare un burattino e mettere in scena una storia?
Dipende dal tipo di tecnica utilizzata: per scolpire una testa in legno compresa la progettazione ci vuole una quindicina di giorni, poi bisogna aggiungere la colorazione, il vestito e le mani. Anche per quanto riguarda uno spettacolo i tempi sono determinati dal numero di marionette o burattini da utilizzare, dalla scenografia e da quante persone lavorano al progetto. Per costruire un piccolo spettacolo se tutto è progettato e disegnato occorrono, per costruirlo e metterlo in scena, circa tre mesi.
Cosa non può mancare a chi decide di fare questo lavoro?
La passione, la voglia di mettersi in gioco, la resistenza a tutte le intemperie e la voglia di dare vita ad uno oggetto inanimato lasciando poi a lui tutti i riflettori.
Una citazione: “I burattini sono i figli del sogno, la marionetta è la figlia naturale della poesia” [Anatole France, Vie lettérarie, in Le Temps, Paris, 1889-1992] cosa ne pensi?…
Sicuramente la marionetta è figlia naturale della poesia, ma sono più vicina alla frase di Ettore Petrolini “Nella baracca dei burattini canta l’anima del popolo”.