Intervista alla scrittrice Silvia Brindisi
Solare, simpatica e con tanta voglia di vivere e di comunicare. Lei, la giovane educatrice romana è una scrittrice che ama arrivare alla gente con testi a parole semplici. Il suo ultimo romanzo “ Chi parla poco ha gli occhi che fanno rumore” sta riscontrando un successo sempre più ingente in tutta Italia grazie anche ad alcune presentazioni dove la gente ha avuto modo di apprezzare dal vivo la genuinità dell’ artista e della sua arte.
Silvia: donna, scrittrice ed educatrice professionale. Un pregio per ciascuna di queste tre figure?
Allora sono fiera di essere donna,scrittrice ed educatrice professionale.
I pregi per le tre figure che racchiudono comunque me stessa sono l’ empatia , la determinazione e la sincerità.
Che cosa significa essere donna nel 2018?
Essere donna nel 2018 è dura ma anche molto soddisfacente. Noi donne dovremmo essere più tutelate sotto diversi fronti , da quello lavorativo a quello privato. È bello essere una donna realizzata con diversi obiettivi da realizzare ancora. L’ importante è non scordarsi mai di trovare il proprio equilibrio e vivere in serenità anche se non sempre è facile.
Ed essere una scrittrice?
Sono felice di essere una scrittrice anche se sono emergente. Ho ancora molte cose da imparare e realizzare ma sono fiera di dove sono arrivata fino ad oggi.
Il tuo lavoro primario è quello – come ho già accennato poco fa – di educatrice professionale, chi o che cosa ti ha convinto a svolgere tale professione e quale percorso hai affrontato per diventarlo?
Ho scelto io il mio indirizzo universitario per poi diventare educatrice e sono felice di averlo fatto: tra tanti sacrifici ma anche molte soddisfazioni. Ho deciso di fare questo lavoro perché mi è sempre piaciuto aiutare le persone in difficoltà . Essa è una “cosa” che senti dentro.
Ti occupi dunque lavorativamente parlando di educazione…Ma che cosa significa educare oggi?
La mia laurea mi permette di lavorare in vari settori del sociale che vanno anche oltre l’ educazione mentre attualmente lavoro con i bambini disabili. Diciamo che la prima forma di educazione è il rispetto in primis verso di te e in secundis verso gli altri.
Tu che tipo di educazione hai avuto?
Ho ricevuto un’ educazione giusta ed equilibrata e non troppo rigida. Ho avuto la grande fortuna di aver due genitori sempre presenti che mi hanno saputo trasmettere al meglio i valori semplici ed importanti della vita : è grazie anche a loro se oggi la donna che sono.
Credi che oggigiorno i giovani e in particolar modo gli adolescenti e i bambini siano lasciati eccessivamente liberi di sbagliare e senza una guida?
La società di oggi è molto e –forse- anche troppo frenetica e non sempre per i bimbi e gli adolescenti è un bene. Dovrebbero essere più seguiti anche con un dialogo e dovrebbero usare molto meno il pc.
Hanno bisogno di esprimersi.
Chi può – a tuo avviso – ricoprire tale ruolo?
Sicuramente i genitori ma anche una o più persone competenti e qualificate perché esso è un ruolo importante e delicato.
E che cosa significa essere una guida presente nella vita di un individuo ma non eccessivamente invadente?
È una bella responsabilità anche se non sempre è facile. È soddisfacente vedere quando col tempo vieni considerato come punto di riferimento e noti anche i diversi miglioramenti che ci sono.
Credi che lo studio e la lettura possano in qualche maniera aiutare le persone a comprendere meglio se stesse e gli altri, oltre che a riscoprire i più autentici valori della vita?
Siì,penso che siano due strumenti molto importanti ed utili per capire meglio se stessi e gli altri.
Per me infatti i giovani di oggi dovrebbero leggere e studiare di più.
La vita; è ancora considerata un dono dai giovani odierni o sovente vista come qualcosa di eccessivamente fragile e da mettere continuamente in discussione?
La vita non è facile ancor di più nelle fasi diverse della vita dove le difficoltà non mancano. E’ un dono che va apprezzata, coltivata ma è anche fragile. Non penso si debba sempre mettere in discussione: dipende da come si sta e da ciò che si vuole.
Ma quando – a tuo avviso – è invece opportuno mettersi in discussione nel corso della propria esistenza?
Penso che non ci sia un periodo preciso di quando sia o no opportuno mettersi in discussione. Ritengo inotre che si debba fare quando si vuole ottenere qualcosa a cui si tiene e realizzarlo soprattutto se si è convinti a prescindere da ciò che gli altri possano dire. L’ importante è pensare al proprio benessere anche se non è sempre facile ma non si deve mai mollare perché la vita è piena di sorprese.
Laura Gorini