“Il Bandito gentiluomo” di Andrea Casciu
E’ previsto per venerdì 2 febbraio, alle ore 18, il terzo appuntamento della rassegna di illustrazione DI SEGNO IN SEGNO, ideata e curata da Roberta Vanali per La Libreria di Via Sulis, che vede l’esposizione delle tavole di Andrea Casciu (Cagliari 1983). Dieci illustrazioni originali, accompagnate da una tiratura di stampe digitali, in due diverse versioni, saranno visibili fino a sabato 17 febbraio nei locali della libreria. In data da stabilire si terrà un live illustration dell’artista.
“Il banditismo nasce come degenerazione della latitanza o come forma diretta di ribellione, era la sola possibilità di reazioni ad angherie economiche o la disperata risposta ad atti di denegata giustizia”. Scriveva Gonario Pinna in merito al banditismo sardo, conseguenza della ribellione di un popolo vessato e sottomesso figlio di una terra dimenticata, abbandonata a se stessa, sfruttata e depredata delle sue risorse.
Il banditismo inizia a diffondersi in Sardegna dall’epoca Medievale ma la svolta avviene dopo il 1820 quando la riforma piemontese promulga l’editto delle chiudende secondo la quale chi innalzava muri a chiusura di un determinato territorio ne diveniva l’unico proprietario, sovvertendo l’antico sistema della comunità che gestiva le terre dell’area circostante i villaggi in base alle proprie esigenze. Pertanto, la condivisione scompare lasciando spazio a truci faide e a lotte sanguinarie, perlopiù nella zona del nuorese, dove vengono coinvolte centinaia di uomini e donne, costrette in seguito a darsi alla macchia. Da qui si diffonde una vera e propria “caccia grossa” che ha visto impegnati migliaia di soldati a scovare e giustiziare i banditi. Qualcuno propose lanciafiamme e gas con squadriglie armate “come facevano i tedeschi negli Appennini contro i partigiani”.
Prendendo spunto dall’aspetto leggendario del bandito, Andrea Casciu restituisce una visione romantica dell’eroe – così come era considerata la sua figura nell’Ottocento – del bandito gentiluomo idealizzato e amato da Antonio Gramsci e da Sebastiano Satta che si travestiva, talvolta da donna, per muoversi liberamente, che spesso uccideva per amore e difendeva i più deboli. E lo fa con una impostazione rigorosa e una sintesi formale finalizzata a mettere in risalto la sua cifra stilistica: il volto. Quel volto che è autoritratto ma che col tempo si è evoluto incarnando tutti i volti del mondo. Quel volto che diventa marchio quando l’artista affronta il muro. Quel volto di un uomo barbuto dallo sguardo algido, impassibile, eroico e coraggioso e dalla forza espressiva monumentale, che rappresenta la dimensione alterata dell’artista, il suo imporsi all’attenzione dello spettatore. Attento osservatore della realtà, Andrea Casciu riflette sul rapporto dell’uomo con la propria immagine: il volto quindi, come centro e luogo di rivelazione e strumento attraverso il quale l’uomo si palesa al mondo. “E’ lì che è racchiuso il segreto supremo della vita: nel volto che abbiamo di fronte e che mai riusciremo ad afferrare per intero, riconducendolo a noi stessi”, a detta del filosofo Emmanuel Levinas.
Antonio Congiu, Dionigi Mariani, Giovanni Tolu, Giovanni Monigoddi, Giovanni Maria Bomboi, Giovanni Serrirru, Luigi Delogu, Paolo Solinas e Raffaele Gusai sono i nomi dei più celebri banditi vissuti nella seconda metà dell’Ottocento – per lo più provenienti dalla Barbagia – ritratti da Andrea Casciu in abiti d’epoca, magistralmente restituiti attraverso campiture piatte e il tratto fluido ed incisivo che tradisce la passione per le tecniche calcografiche, oltre ad una certa inclinazione alla miniatura per la minuzia tecnica. Due versioni dello stesso soggetto: una bicolore con l’obiettivo di ottenere ritratti neutri, privi di qualunque caratterizzazione; l’altra dai cromatismi sgargianti per ricordare le antiche foto colorate a mano. Due versioni un unico obiettivo, poiché muovendo da un universo visionario fatto di antichi bestiari, miniature medievali e citazioni provenienti dal mondo mitologia e dall’alchimia, l’artista individua abilmente il labile confine tra fantasia e realtà. Tra spontaneità e riflessione. Tra bene e male.
(Roberta Vanali)
In Episodi di una civiltà anticlassica, Corrado Maltese e Renata Serra ipotizzano che la tendenza degli artisti sardi a rifiutare la plasticità formale per praticare “un’arte di superficie” sia la conseguenza diretta della scarsa incidenza del classicismo romano sul territorio e della persistenza dei canoni estetici orientali introdotti dai bizantini. Tendenza alla stilizzazione bidimensionale e alla geometrizzazione della forma che confluisce in maniera naturale in quella che è l’illustrazione, linguaggio espressivo che nell’isola vanta una lunga tradizione. Non a caso definito fenomeno storico da Altea e Magnani vede, infatti, un gran numero di artisti sardi impegnati già dai primi anni del Novecento nelle arti grafiche, in un periodo che coincide con una importante fase d’avvio per la ricerca di un’identità storico-locale e con la diffusione di quelle tendenze primitiviste che hanno contribuito alla rivoluzione estetico-formale in tutta Europa. Pertanto, stimolati dalle numerose pubblicazioni di periodici e riviste illustrate come il Corriere dei Piccoli, il Giornalino della Domenica o la locale Rivista Sarda che, oltre a riconoscere un’autonomia espressiva alla grafica, ne facevano il punto di riferimento per nuove prospettive professionali, Giuseppe Biasi e Filippo Figari danno avvio a quell’azione di rottura nei confronti della tradizione figurativa, attraverso un linguaggio espressivo definito Seccessione Sarda applicato alla vignetta e alla caricatura, all’illustrazione di libri, giornali e fumetti ma anche a manifesti e cartellonistica pubblicitaria fino ad arrivare all’incisione – per cui si parla di una scuola di incisione sarda – seguiti da Felice Melis Marini, Stanis Dessy, Mario Delitala, Edina Altara, Pino Melis, Tarquinio Sini, Giovanni Branca, Primo Sinopico, Ennio Zedda, Giuseppe Porcheddu, Melkiorre Melis, Mario Mossa Demurtas, Remo Branca, Anna Marongiu e Rita Thermes. Artisti al servizio dell’illustrazione che hanno contribuito a dare lustro a tutte quelle espressioni grafiche figurative, fino ad allora considerate minori nei confronti dell’arte storicizzata, alcuni dei quali anche a livello nazionale.
Muovendo da queste premesse la rassegna di illustrazione DI SEGNO IN SEGNO vuole documentare come in epoca contemporanea grafica ed illustrazione continuino a rappresentare un medium espressivo importante e d’alta qualità in perfetta continuità con quella lunga e fondamentale tradizione iniziata da oltre un secolo in cui ora rientrano anche esponenti della street art e del tatuaggio, mondi che contemplano al loro interno anche la presenza di importanti artisti contemporanei. Riscontro che l’arte contemporanea è sempre più caratterizzata da incroci culturali e dalla trasversalità e commistione dei molteplici linguaggi espressivi.
Ideata e curata da Roberta Vanali per La Libreria di via Sulis, specializzata in pubblicazioni d’arte contemporanea, la rassegna DI SEGNO IN SEGNO, senza alcuna pretesa esaustiva ma con l’obiettivo di stimolare il dibattito, vuole essere uno spaccato dell’illustrazione in Sardegna attraverso le opere di 10 autori di diversa provenienza territoriale e con differenti background di appartenenza. Giorgia Atzeni, Emanuele Boi, Andrea Casciu, Veronica Chessa, Ilaria Gorgoni, La Fille Bertha, Carolina Melis, Stefania Morgante, Daniele Serra e Kiki Skipi attraverso le rispettive cifre stilistiche distintive si misureranno con tematiche legate al territorio sardo ciascuno con 10 tavole originali, accompagnate da una tiratura di stampe digitali. Per ogni monografica, della durata di due settimane, è previsto un incontro dell’autore col pubblico per meglio riflettere e discutere sul ruolo dell’illustrazione in Sardegna in epoca contemporanea e in relazione al contesto nazionale. (r. v.)
DI SEGNO IN SEGNO: Andrea Casciu
2 / 17 febbraio 2018
La Libreria di via Sulis / Via Sulis 3A – Cagliari