Silvia Piras: L’intervista di Umberto Buffa

L’impatto con Silvia è delicato ma pieno di suoni, di sogni e ascoltandola mi conquista il suo modo di essere semplice nel raccontarmi la sua storia quasi volesse suggerirti che l’unico modo per superare la timidezza è pensare che quando canterai lo farai bene !

Prima di parlare del tuo cd “Silvia Piras canta Paulo César Pinheiro” vorrei fare un “rewind” per farti conoscere meglio ti presenti alle nostre lettrici in tre parole ? Sincera, testarda, sognatrice.

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Foto di Sara Deidda

Capisco che troverai la domanda banale ma, quando hai cominciato ad amare la musica? Ho iniziato ad amarla verso i dodici anni, l’amore al primo ascolto è stato per Paul McCartney mio fratello Antonello mi regalava vinili che ascoltavo quotidianamente tutti i pomeriggi dopo la scuola. Era una ritualità che mi giovava l’animo, Sir Paul quindi John Lennon e i Beatles, mi piaceva molto Madonna e le sue coreografie, Bob Marley e il rap ma, il primo pugno al cuore è arrivato ascoltando le orchestre classiche, mi innamorai del violino, rappresentava un rifugio, un amico fedele, il testimone di una adolescenza poco spensierata. Presi lezioni private, poi qualche anno dopo capii che anche il canto, prendeva forma dentro di me come necessità espressiva.

Ho letto che il soprano Marcella Macis è stata la prima ad insegnarti e farti conoscere la musica ti ricordi a distanza di vent’anni il primo suggerimento ? E’ stata una grande fortuna avere avuto come prima insegnante una cantante dalla grande intelligenza emotiva, una persona che ha avuto il giusto approccio per costruire le basi di un percorso didattico sereno e costruttivo, che mi ha permesso di implementare dei valori e delle conoscenze.

Quanta applicazione ci vuole per diventare una buona cantante ? Ci vuole disciplina quotidiana e determinazione, proprio come un atleta nello sport. Ci si prepara il meglio in previsione della performance tutelando e conoscendo sempre meglio il potenziale del nostro strumento quindi ,una buona tecnica vocale uniti ad una buona tecnica di respirazione e all’igiene vocale, sono alla base. Il resto è forgiato dalla vita, cantiamo quello che siamo e che stiamo attraversando, maturità personale e maturità musicale viaggiano sugli stessi binari. La cosa fondamentale è essere sempre sinceri, al pubblico che ti ascolta deve arrivare sincerità.

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Foto di Sara Deidda

Ci racconti brevemente il tuo percorso musicale partendo dal Seminario Jazz a Nuoro sino al Centro Musical Antonio Adolfo di Rio de Janeiro ? Era il 1998 quando ascoltai per la prima volta Glenn Miller e mi innamorai del jazz. Nel ’99 feci il primo seminario a Nuoro attraverso il jazz e,partendo da uno scrupoloso ascolto cronologico sono approdata alla bossa nova. Mi innamorai subito di quelle sonorità così affascinanti, così nostalgiche, tanto da coltivare il forte desiderio di partire appena avessi avuto la possibilità. Nel 2008 riuscii a realizzare questo desiderio con l’intento di approfondire i canto brasiliano così, sotto consiglio di alcuni amici arrivai al Centro Musical Antonio Adolfo e all’insegnante Carol Saboya. 

Alcione Dias Nazareth, Clara Nunes, Elis Regina, Nana Caymmi sono stati i tuoi punti riferimento, quali di questi cantanti ti ha colpito di più? Alcione è stata la prima cantante di samba a colpirmi il suo timbro caldo e profondo, la sua duttilità vocale, un po’ come lo era stata per me Sara Vaughan che è sempre stata motivo di stimolo. La ascoltai per la prima volta nel cd di Chico Buarque dal titolo ” Chico Buarque da Mangueira” interamente dedicato alla famosa scuola di samba. Clara Nunes, Elis Regina, Nana Caymmi, Gal Costa,  sono solo alcuni nomi che per una cantante che decide di avvicinarsi a questo genere non può tralasciare. Tutte molto diverse, ma tutte molto sincere e dalla carica interpretativa eccezionale.

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Foto di Sara Deidda

Ricordi ancora le sensazioni provate la prima volta che hai messo piede a Rio de Janeiro? La cosa che più porto nel cuore del mio primo lungo viaggio a Rio de Janeiro, è l’energia e la voglia di vivere nella gioia sempre e comunque.

Cosa lega musicisti italiani e brasiliani? Penso prima di tutto al legame storico che riguarda la migrazione degli italiani in Brasile che ha reso più solida la fusione tra le due culture. Penso alla grande musicalità di entrambe le lingue e alla componente melodica. Penso ai sodalizi storici come quello di Vinicius de Moraes, Toquinho e Ornella Vanoni. Penso, ai due album di Chico Buarque registrati in Italia durante il suo esilio, uno dei quali arrangiato da Ennio Morricone( Per un pugno di samba) e tradotti da Sergio Bardotti. Penso alla collaborazione di Chico Buarque con Lucio Dalla.

Ci dici una canzone brasiliana cui sei legata e per quale ragione? Sono molto legata al brano di Joao Bosco e Aldir Blanc ” O bebado e a aquilibrista” ( l’ubriaco e l’equilibrista )
scritto durante la dittatura in Brasile, è uno dei brani di protesta che amo di più e che è diventato l’inno del popolo anche grazie all’interpretazione magistrale di Elis Regina.

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Foto di Sara Deidda

Le ragazzine in genere si scrivono i testi sul diario di canzoni d’amore, tu cosa scrivevi ? Scrivevo le poesie di Jim Morrison!

Bene Silvia, le mie domande sono terminate ti lascio spazio per raccontare come è nato il tuo cd, a chi è ispirato, chi ti ha accompagnato, di chi sono gli arrangiamenti e dove è stato registrato. Il cd è nato dal desiderio di racchiudere un periodo della mia vita in un progetto discografico Il disco, è un omaggio al poeta Paulo César Pinheiro. I musicisti sono: Roberto Taufic alla chitarra, Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Rossi alla batteria. Tra le partecipazioni speciali troviamo Eduardo Taufic al piano e Gabriele Mirabassi al clarinetto. Il disco è stato arrangiato da Roberto Taufic ed è stato registrato a Bruino ( TO )

Umberto Buffa