Sardegna: Protesta dei pastori contro il prezzo del latte.

I Pastori protestano contro il prezzo del latte:”Bloccheremo i seggi elettorali”

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Fonte: Ansa

Nonostante le denunce, sono presenti ancora delle azioni sulle strade e nei porti dell’isola contro le aziende di trasformazione. Queste pagano il latte prodotto in Sardegna 55 centesimi al litro.

Sono stati bloccati i tir a Porto Torres.

A Nuoro i commercianti commercianti annunciano la loro solidarietà.

 

 

I pastori sardi che stanno protestando, si lamentano dei prezzi troppo bassi per il latte ovino e caprino.

Loro, nonostante le prime denunce non si fermano.

Dopo le clamorose manifestazioni di questo sabato, avendo avuto visibilità nazionale, grazie ai calciatori del Cagliari, ieri i pastori hanno annunciato un ultimatum alle istituzioni.

Se non si troveranno delle soluzioni in pochi giorni sul costo del latte, i manifestanti bloccheranno i seggi in tutta la Sardegna per le elezioni regionali di Domenica 24 Febbraio.

“Se entro pochi giorni non si trovano soluzioni per il nostro settore, bloccheremo la Sardegna il 24 febbraio, il giorno delle votazioni. Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno, blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

Ha annunciato il coordinamento dei pastori.

“Se il problema dei pastori non si dovesse risolvere nelle prossime ore sono pronto ad arrivare personalmente in Sardegna, in settimana”.

L’ha dichiarato in un’intervista sulla TgR della Sardegna, il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

“Si tratta di una questione da risolvere in fretta, ho atteso qualche giorno l’arrivo di qualche buona notizia dalla Regione, e questo non è accaduto”.

Gli inquirenti non hanno mancato di visionare i numerosi filmati delle azioni di protesta, pubblicati sui social.

In particolare verranno visionati i video, dove le manifestazioni hanno riguardato il blocco di cisterne e la dispersione del latte già confezionato.

Durante i blocchi di sabato, i pastori ad Ortacesus e Senorbì, si sono piazzati davanti ai cancelli dell’azienda casearia ‘Serra’ di Ortacesus, versando dai 4 mila ai 7 mila litri di latte ovino.

I carabinieri hanno individuato i responsabili, che verranno denunciati per danneggiamento e violenza privata.

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L’intera isola non manca di appoggiare con solidarietà i pastori.

Il Cagliari successivamente, dopo questo fatto, è sceso in campo a San Siro, prima della sfida con il Milan, indossando una maglietta speciale con su scritto: “Solidarietà ai pastori sardi”.

Per la giornata di domani, i commercianti di Nuoro hanno annunciato la chiusura di tutti i negozi per mezza giornata.

La protesta ora si sta rivolgendo sopratutto per le importazioni dall’estero.

Ieri mattina infatti, a Porto Torres, più di un centinaio di contestatori ha fermato dei tir frigo, arrivati da Genova.

Gli allevatori hanno bloccato uno dei mezzi che trasportavano carne suina proveniente dalla Francia, gettando la maggior parte del carico in terra. Successivamente hanno chiesto l’intervento delle autorità sanitarie, denunciando “le pessime condizioni della merce destinata al mercato locale”.

La manifestazioni sono arrivate anche nel Sulcis. 150 allevatori, arrivati da tutto il territorio hanno bloccato il ponte che collega Sant’Antioco alla Sardegna.

Il ponte è stato bloccato, parcheggiando auto e fuoristrada lungo tutto il ponte.

Successivamente hanno preso dei recipienti ed hanno versato il latte sull’asfalto.

Terminata questa azione, dimostrativa, sono andati via. 

Lo stesso tipo di protesta si è verificato a Teulada.

La protesta è stata interrotta dai carabinieri e dagli uomini della polizia, vestiti in assetto anti sommossa.

Sono stati registrati alcuni momenti di tensione quando, il vice questore Maurizio Terrazzi, dopo vari tentativi, inutili,di dialogare con i protestanti, ha dato l’ordine di chiudere il tir preso di mira dai pastori.

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I pastori non chiedono solo l’aumento del prezzo del latte, ora pagato 55 centesimi al litro, quando la richiesta è di almeno 70 centesimi netti.

Loro contestano anche l’acquisto da parte delle aziende sarde di materia prima, usata per fare formaggi e prodotti con il marchio sardo.

Da ogni parte si chiedono dei maggiori controlli sulle DOP, e i pastori invitano tutti a unirsi alle loro proteste, anche in nome di un rilancio economico regionale, così dovrà necessariamente avere dei ripensamenti riguardo al settore pastorale.

La rivolta dei pastori sardi: anche i giocatori del Cagliari rovesciano i bidoni del latte.

Anche se sono presenti delle conseguenze giudiziarie, non ci sono dubbi sulla determinazioni di portare avanti le proteste.

Infatti ieri, sul profilo social del Movimento Pastori Sardi è stato postato uno stato:

“Nelle strade non c’è il Movimento Pastori Sardi, ma tutti i pastori uniti della Sardegna che non rispondono a questa o a quella sigla, a questo o a quel partito, con un unico grande obiettivo: ridare dignità al nostro lavoro, ritornare ad essere padroni del nostro prodotto. Non ci saranno sconti per nessuno, pretendiamo la serenità delle nostre campagne e per questo, anche con dolore, lasciamo a casa gli scrupoli e continuiamo a perseguire un sogno che ha sapore di dignità e libertà”.

Su tantissime strade dell’isola, anche ieri mattina, sono stati effettuati blocchi della circolazione e versamenti di latte.

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La protesta dei pastori, dimostrate dalle ultime iniziative, sono avviate in un momento politico delicato.

Infatti in Sardegna il 24 Febbraio si terranno le elezioni regionali.

Queste prima azioni contro la tornata elettorale si sono avute a Pattada, una città in provincia di Sassari.

In questo caso, riportato dal giornale La Nuova Sardegna, invece di versare il latte, circa 250 persone sono andate in municipio restituendo le tessere elettorali per protestare contro la regione.

Ovviamente quest’ultima è dichiarata come la maggiore responsabile per il crollo del prezzo del latte.

“Ci appelliamo al senso di responsabilità di tutti i portatori di interesse del comparto ovicaprino, convocati attorno a un tavolo dalla Regione per trovare una giusta soluzione alla crisi del prezzo del latte, affinché non si abbandoni la trattativa”.

Ciò è stato affermato dal Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, e l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, che stanno cercando di trattare con i pastori.

“Non lasciate il tavolo, fatelo per le decine di migliaia di famiglie che attendono le dovute risposte su un prezzo del latte inaccettabile. Mettete e mettiamo tutti da parte i colori e le appartenenze, non lasciamo che le giuste istanze e le proteste degenerino in atti di violenza, guardiamo al raggiungimento di un obiettivo che deve portare a far aumentare nell’immediato il prezzo del latte pagato ai pastori, e a basarlo da ora in poi su parametri tecnico economici capaci di ridurre l’incertezza in cui vivono i produttori primari”.

Hanno dichiarato Pigliaru e Caria.

Dopo le richieste avanzate dai pastori sardi, anche la Coldiretti ha voluto commentare, chiedendo all’associazione degli industriali, che rappresenta le industrie casearie di rendere pubblica a tutti i pastori della Sardegna una proposta contrattuale.

“Il prezzo di circa 60 centesimi al litro, è una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna in cui si trova il 40 per cento delle pecore allevate in Italia, per una produzione di quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60 per cento alla trasformazione in pecorino romano (Dop)”.

Sostiene la Coldiretti.

Nel pomeriggio di ieri sono arrivate anche le reazioni nazionali.

Il primo a chiedere la convocazione del tavolo nazionale con il governo e stato il candidato alla segreteria del Pd ed ex ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina:

“Serve un tavolo nazionale da convocare subito e azioni concrete. È un problema complesso, che negli anni scorsi noi abbiamo affrontato. Nel 2017 il prezzo era sceso a 60 centesimi al litro e allora abbiamo compiuto alcune scelte, come gli aiuti diretti agli allevatori e l’introduzione del pegno rotativo che consente ai produttori di avere più facilmente finanziamenti in banca e non trovarsi a svendere il prodotto. Nel 2018 il prezzo alla stalla era risalito a 85 centesimi. Poco, rispetto al prezzo del formaggio che nello stesso periodo era aumentato del 102 per cento. Ora un nuovo crollo”.