Madrid mai per caso di Aventino Loi
Brevi note di viaggio tra i colori, i profumi e i sapori della città
Sbarco all’aeroporto Barajas di Madrid che è già notte: perfettamente in orario alle 23,30. L’aeroporto è piuttosto esteso e le indicazioni scarse; per fortuna il mio terminal è di fronte alla sosta di taxi e bus. Prendo al volo la navetta che porta in centro . Il bus è semivuoto e in venti minuti arriviamo alla fermata di Plaza de Cibeles. La città, già viva nei miei ricordi, mi si presenta così: grandiosa, maestosa , illuminata . Al centro della piazza la statua a Cibele, dea greca sposa di Crono. Proprio oltre la piazza, di fronte a me, il Palazzo Civico.
Ho prenotato il soggiorno in un hotel sulla Gran Via,una strada ampia, con più corsie per le auto e grandi marciapiedi . Decido di procedere a piedi e dalla piazza prendo la Calle de Alcalà che dopo poco più di 200 metri confluisce nella Gran Via.
Sono al centro della città. La via è piena di negozi, locali e ristoranti. Il mio albergo sta dalla parte opposta della via, quasi in Plaza de Espana. C’è tanta gente, sabato sera. Non solo madrileni, giovani, ragazzi … ma anche turisti. Tanti. E’ passata mezzanotte ma c’è la gente che ci sarebbe ad un’ora qualsiasi della sera. La Spagna , Madrid , è questa: luce, colore, profumi e voci che si perdono negli angoli delle strade ed echi di ritorno come fossero canzoni. Potrei percorrere tutta la via fino a piazza di Spagna, ma seguo i consigli di Google Maps che mi fa deviare dalla strada principale. L’idea è buona, perché mi apre gli scenari della notte, vicoli e piccole piazze senza auto colme di gente che chiacchiera, beve e mangia.
E’ la Chueca, uno dei quartieri della movida notturna, rinato grazie alla connotazione gay assunta dagli anni 80 fino ad arricchirsi, più recentemente, dei locali più giovani e di tendenza della città. Quartiere sicuro anche la notte, dove fare l’alba bevendo e intrattenendosi alla luce dei locali. Fa freddo ( forse un grado sotto lo zero) ma non lo sento e nemmeno la gente intorno a me. E’ forte l’odore della birra dalle porta che si aprono ogni tanto. Io cammino col mio trolley che fa rumore ma piu forte è il brusio che si leva dappertutto. Tutta questa movida mi fa sorridere … e mi sorridono sconosciuti che mi incrociano e che immaginano la mia estraneità.
Riprendo la Gran Via e sono quasi in albergo. Un piccolo hotel su 2 piani di un grande palazzo d’epoca. Le camere sono nuove in un palazzo stile liberty del primo novecento.
Mi faccio una doccia, mi cambio ed esco di nuovo. Intravedo piazza di Spagna ma riprendo la Gran Via tornando nel barrio de la Chueca. C’è sempre più gente. La città non dorme. Molti esercizi hanno la scritta 24/24. Rientro nei vicoli abitati da una miriade di persone. Entro in un pub, bevo birra e mi guardo intorno. L’atmosfera è accattivante, creativa.
Madrid è una città grande, europea e internazionale. Pulita, organizzata ma non banale né noiosa. Per chi conosce la Spagna ha l’effervescenza di Barcellona ma più diluita negli spazi, la tranquillità di Valencia ma molto più in grande.
Continuo ad esplorare la notte. Il centro è abitato da prostitute e spacciatori che si mischiano alla folla con discrezione e senza insistenza. Mi perdo tra la folla e nei mille vicoli ricchi di locali, di punti d’incontro. Rientro in albergo che sono le tre e mezzo.
Fare una colazione italiana a Madrid non è facile. Non si incontrano con frequenza bar o caffetterie, ma quei pochi in grado di offrire una pasta e un caffè sono di elevato livello, dalle atmosfere affascinanti ed eleganti.
Volendo gustare la pasticceria madrilena, di grande arte pasticcera, occorre andare in quella che è, forse, la più famosa pasticceria della città: La Mallorquina. Straordinaria l’atmosfera e l’architettura del locale. Dentro è’ un tripudio di torte, dolci, paste, con profumi intensi e, ahimè, tanta gente. La dimensione delle paste è notevole , la farcitura importante e ricca.
Subito dopo mi affaccio alla Porta del Sol, piazza ricca di attrazioni, di artisti di strada e ambulanti.
Il sole illumina tutto. E’ un punto nevralgico del centro, con una connotazione fortemente turistica e commerciale. La gente scorre verso le strade laterali che si irradiano numerose.
Risalgo la Calle del Carmen (ma la parallela Calle de Preciados sembra la gemella) fatta di negozi, ristoranti e botteghe. E’ pieno giorno ma vicino ad ogni aiuola con alberello c’è una prostituta. Sono tante, giovanissime e invitano ogni passante con piccoli gesti e cenni di saluto. Intorno scorre il lavoro dei butta dentro, dei cantieri edili, dei corrieri che riforniscono i negozi.
Incrocio la Gran via e attraverso la Chueca mi sposto verso il Barrio Salamanca: alberghi, locali, ristoranti e soprattutto shopping.
Il Mercato di San Miguel, nella piazza omonima, è tale solo per il nome. E’ vero che si possono comprare specialità gastronomiche ma in realtà si tratta di una grande area di ristorazione. L’edificio, di primo novecento, è una struttura di ferro battuto e grandi vetrate. All’interno i box per la vendita hanno grandi banchi con piastrelle di ceramica. Tutt’intorno tavoli intorno ai quali si mangia e si beve. Non ci sono aree riservate, l’accesso è libero. Si comprano tapas o crocchette di patate (deliziose quelle ai gamberi col nero di seppia), calici di vino o sangria e ci si ferma a mangiare dove si trova posto. Ci si incontra, ci si parla. La convivialità è assoluta, forse perché tutta la città è conviviale …
Recarsi a Madrid non è un caso. E’ la scelta di respirare atmosfere latine, calde e avvolgenti.
E’ la voglia di rendersi disponibili ad essere accolti e ad accogliere la cultura di un popolo che ha colori, sapori e suoni affatto convenzionali.