Felicità e Benessere interiore: quando ci guida la paura
La paura è un meccanismo di difesa che vorrebbe evitarci la sofferenza ma che, in realtà, si traduce in una gigantesca trappola che ci conduce a una sofferenza sempre più grande
È un anestetico che assumiamo per ricacciare indietro i nostri desideri più profondi che cercano il loro bersaglio per un pieno appagamento esistenziale. Nel linguaggio delle Discipline Analogiche definiamo queste paure fondamentali con il nome di Sigilli, perché in realtà sigillano, vincolano, inchiodano nel disagio per la paura, appunto, di riprovare nel presente le antiche situazioni di sofferenza del passato.
Creano un meccanismo diabolico per cui ti illudi di avere in pugno la regia della tua vita e invece ti fanno operare scelte che sempre più ti immergono nelle sabbie mobili del disagio esistenziale.
Perché chi ha paura non è libero a causa di lacci e lacciuoli che sono solo nella sua mente e che pure determinano la qualità della sua esistenza. Si potrebbe pensare che tutto questo fa parte del gioco e che può essere sopportabile secondo i personali indici di tolleranza, ma non è così semplice!
Perché intanto quell’energia irrealizzata e non diretta all’appagamento del piacere cerca altre strade di soddisfazione che si chiamano appunto disagi, prima psicologici e poi anche fisici:
la dimensione emotiva mangia tutti i giorni e se non trova cibo buono, se lo cerca comunque e dove capita proprio come fa un cane randagio.
Ecco allora quella strana ansia di cui non comprendi l’origine oppure quella ipocondria che ti fa sentire e preoccupare per mille mali, per lo più inesistenti e che però ti riempiono la mente.
Oppure quell’incapacità di provare il piacere sessuale che desideri e che pure non riesci a raggiungere o quei momenti di depressione che arrivano e scompaiono senza un perché apparente e che si lasciano dietro il retrogusto amaro della sbornia.
Potrei continuare per pagine e pagine a descrivere le conseguenze di un’emotività frustrata e maltrattata che, poverina, fa di necessità e virtù e va a grufolare dove le è più facile: nel proprio passato.
Per esempio, hai paura che una tua scelta ti possa far incorrere nel giudizio negativo di persone per te importanti? Benissimo! Il tuo meccanismo di difesa è pronto ad aiutarti e a servirti la soluzione giusta su un piatto di argento convincendoti, con sottili e astute elucubrazioni, a non fare quella scelta perché sbagliata.
Ti sembra di aver vinto la battaglia ma hai sicuramente perso la guerra perché intanto il sistema ti presenta il conto di una libertà domata che ti vincola nella conquista dei tuoi veri oggetti di desiderio.
Nella vita quotidiana riusciamo sempre a dare una spiegazione ai disagi, piccoli o grandi, che inevitabilmente si presentano nel lavoro, in famiglia o nelle relazioni sentimentali e affettive.
Quando invece i sigilli prendono il sopravvento e governano la vita, lo fanno all’insaputa di chi subisce questo esproprio emotivo e non c’è più una relazione di causa-effetto che dia un senso a questi disagi. Come in una sorta di sindrome di Stoccolma ci si abitua all’esproprio, in alcuni casi considerandolo addirittura come una qualità che è privilegio di pochi… E l’inganno continua fino all’evoluzione finale, quando con il passare degli anni e con il fare capolino dei rimpianti, si arriva alla definitiva consapevolezza che non è sbagliato il mondo ma siamo sbagliati noi.
Eppure, se prestassimo maggiore attenzione a noi stessi in qualche momento di speciale benessere, a contatto con la natura, sotto una doccia calda o sul tapis roulant in palestra, sentiremmo arrivare il momento in cui la spinta istintuale al libero perseguimento dei propri sogni si affaccia e in quel momento dovremmo fare una sorta di screenshot psicologico a questo flash emozionale, per tenercelo stretto e per contrapporlo al grigiore delle paure quotidiane.
F. Pessoa ha scritto:
Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitatoPossiamo liberarci del cappio asfissiante delle nostre paure profonde, possiamo decidere di scendere in campo e di giocarci la nostra partita, mettendo in conto che possiamo vincerla o perderla, ma che siamo stati comunque noi ad affrontarla e non il pensiero degli altri di cui siamo ostaggio.
Ercole Renzi