Il Gruppo 91 in mostra allo “Spazio Invisibile”
Con l’obiettivo di ricreare e divulgare quell’atmosfera di ricerca e sperimentazione generata dal Gruppo 91, costituito da Attilio Della Maria, Italo Medda, Giuseppe Pettinau, Italo Utzeri e Beppe Vargiu – che tra le altre prevedeva incontri, tavole rotonde e convegni sul ruolo dell’arte contemporanea di allora – finalizzato a nuove forme di poetica privilegiando il pensiero critico-filosofico, sabato 7 dicembre, allo Spazio Invisibile è stata inaugurata la collettiva Gruppo 91, esposizione che sarà in mostra fino al 21 Dicembre.
Ideata e curata da Roberta Vanali, la mostra è costituita da 15 pezzi, realizzati nell’arco di circa 5 anni (dal 1988 al 1993) dal Gruppo 91, compresi alcuni che giungono direttamente dalla mostra che l’ha sancito il 13 dicembre del 1991.
“È nostro preciso convincimento che in quest’ultimo scorcio di secolo il settore delle arti visive sia caratterizzato da confusione linguistica alta, frutto di estrema inerzia. Siamo cioè convinti che il Postmoderno abbia del tutto mancato, per amore dell’arbitrio, ciò che si era prefisso: d’essere espressione concreta di un radicale mutamento di rotta (proposito peraltro perseguito – sul finire degli anni Settanta – con enfasi quasi maniacale)”. Recita l’incipit del Manifesto programmatico del Gruppo ’91 in cui vengono evidenziate, con forti richiami alla “teoria critica” dei filosofi della Scuola di Francoforte, le ragioni di una linea di “riappropriazione” della funzione etico-utopica dell’arte contro l’imperversare delle tendenze formalistiche allora dominanti e i cui dettami confluiscono nell’alveo della componente spazio-temporale che, “privata del ruolo di forza propulsiva primaria, acquista un’importante profondità di senso”.
Era il 13 dicembre del 1991 quando Attilio Della Maria, Italo Medda, Giuseppe Pettinau, Italo Utzeri e Beppe Vargiu inauguravano alla Galleria La Bacheca la mostra d’esordio del Gruppo 91. Muovendo da quella che è la “teoria critica delle società”, oggetto di studio della Scuola di Francoforte che pone una serie di critiche nei confronti dell’ideologia capitalistica e della società di massa novecentesca, senza trascurare il pensiero critico dell’Esistenzialismo sartriano, il Gruppo polemizza contro una società che respinge l’individuo e lo porta a sofferenze inaudite ma soprattutto si pone in antitesi all’autoreferenzialità del Postmodernismo, vessillo di un tardocapitalismo regressivo, chiuso nella sua orbita di “necrosi progettuale organica”, oscenamente proteso allo styling e all’inno dei supertiti. Così, senza più bussola nel funebre ristagno, il Postmoderno marca l’agonia della prassi, prosegue il manifesto stilato da Giuseppe Pettinau, teorico del Gruppo. (tratto dal testo di presentazione di Roberta Vanali)