Dai Retabli pittorici della Sardegna all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci
Pinacoteca nazionale di Cagliari
Un lungo studio di oltre trent’anni, condotto dallo storico dell’arte Roberto Concas, avviato sulla metrica compositiva dei retabli pittorici sardo-catalani, per puro caso, svolta verso un risultato inatteso e dai risvolti di inevitabile “clamore”. Tra le centinaia di opere verificate, anche di grandissimi artisti, il famoso disegno dell’uomo vitruviano che, esaminato con puntigliosa attenzione, svela gli enigmi di un possibile “inganno” ordito da Leonardo da Vinci e rimasto celato, a tutti, per cinque secoli. Sull’uomo vitruviano si dimostra, tra molto altro, la presenza di due figure, la singolarità delle doppie gambe e braccia, le dimensioni diverse tra la parte destra e sinistra del corpo, il quadrato e il cerchio irregolari.
Con il disegno di Leonardo, improvvisamente e inaspettatamente, la ricerca si inoltra in un intricato “sistema d’insieme”, imperniato su formule aritmetiche e geometriche, organizzate sulle ragioni di un “ordine finalistico” offrendo una possibile luce interpretativa sulla “Divina Proporzione”, indicata dal frate matematico Luca Pacioli come una “scienza segretissima” e “un’unica cosa con la Santissima Trinità”. Nessuna trama, neppure di un thriller storico, avrebbe potuto comprendere tante e tali relazioni, seguendo il filo della soluzione intrecciato da Leonardo da Vinci.
Come molto raramente avviene nell’arte, le prove per questa ricerca sono anche di ordine matematico, con l’individuazione di un algoritmo, inteso come una semplice sequenza di operazioni aritmetiche, applicato in tutte le opere d’arte occidentali, in età compresa tra il IV e il XVIII secolo. Leonardo, conclusa la collaborazione con Luca Pacioli, temendo forse la scomparsa delle antichissime e segretissime regole della Divina Proporzione, sente di doverle tramandare ai posteri, ma in forma criptata, non potendo raccontarle in chiaro, perché, la stessa Chiesa e tutte le congregazioni delle arti e dei mestieri, non l’avrebbero certo perdonato! Da qui “l’inganno” di Leonardo che interviene nel “comune pensare” trovando plauso e stupore per il suo uomo vitruviano, universalmente considerato come un “trattato” sulle proporzioni ideali della figura umana, in omaggio al pensiero di uno dei maggiori teorici dell’architettura, l’architetto romano Marco Vitruvio Pollione.
È l’uomo, l’oggetto di animate discussioni teoriche rinascimentali, per il quale Leonardo, Luca Pacioli, Piero della Francesca e Francesco di Giorgio Martini ricercano sintesi concettuale nella visione antropomorfica e antropocentrica, nel tentativo di conciliare le idee dell’antichità – da Platone a Vitruvio – con l’attualità rinascimentale del cristocentrismo.
Leonardo, interviene in questo dibattito, dove Vitruvio veniva assunto come simbolo e riferimento assoluto, facendo credere a tutti di magnificarlo, elaborando OGNI DIRITTORISERVATO® – ROBERTOCONCAS – WWW.ROBERTOCONCAS.COM invece una condizione di percezione semantica, diventata e rimasta per 520 anni come: una soglia insuperabile di appagamento della conoscenza. L’illustrazione era talmente palese ed esaudiente, che nessuno ha mai pensato ad altro! Questa inedita scoperta viene presentata nella sua prima parte matematicamente dimostrativa, lasciando ad una seconda parte l’aspetto, estremamente delicato, legato alla rappresentazione del dogma trinitario quale mistero centrale delle fede cristiana.
Il POLO MUSEALE DELLA SARDEGNA, con questo eccezionale risultato, partecipa agli eventi delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo, preceduto da conferenze e dibattiti, con una prima “mostra che dimostra” anche matematicamente, questo “Sommo inganno” di Leonardo da Vinci. L’uomo vitruviano non è tale, ma un “sommo inganno” ordito da Leonardo che viene scoperto dopo 520 anni. Per la prima volta si propone, un’inedita teoria completa della storia dell’arte in età compresa tra il IV e il XVIII sec.; per la prima volta si dimostra, matematicamente, l’esistenza di un linguaggio di scrittura dell’arte, espresso nella forma della matematica diagrammatica, che si manifesta con regole ripetibili, leggibili e non liberamente interpretabili, anche in assenza del trasmittente; per la prima volta si dimostra l’esistenza di un linguaggio di scrittura dell’arte, (della divina proporzione) impiegato, ininterrottamente, dal iv al xviii secolo nelle opere d’arte e architettoniche; per la prima volta si dimostra la presenza dello stesso linguaggio, in forma enigmistica e criptata, nel disegno di Leonardo, rilevabile con misurazioni micrometriche, regole della geometria piana, calcoli aritmetici, e infine con l’uso di un “banalissimo” specchio.