Roberto Berna si racconta a Umberto Buffa per Rivista Donna

Ho l’onore di intervistare e di parlare di fumetto con Roberto Berna. Partiamo subito!

Ti presenti in poche parole a Rivista Donna?

Sono nato nel 1961 in Italia del nord, in una zona altamente industrializzata, figlio di un industriale, non potevo che essere indirizzato in questo settore. Ho studiato ragioneria, ho lavorato in un’industria meccanica, per poi approdare nel modo informatico. Innamorato dei numeri, sono rimasto in questo settore fino ad oggi e ci resterò fino alla agognata pensione.


Hai scelto un maestro come Jack Kirby per la tua arte ma come è nata l’idea di diventare inchiostratore?

Fin da ragazzo il mondo dei fumetti mi ha affascinato. Avendo avuto amici bravi a disegnare, io quindi ho perfezionato la mia passione per l’inchiostratura. Con gli amici d’infanzia, c’è sempre stata una sana rivalità nella lettura dei vari tipi di fumetti; c’era quindi chi amava quelli della Marverl, chi quelli della DC, chi gli albi della Bonelli, e tanti altri. Ci scambiavamo opinioni e ci confrontavamo con le nostre preferenze. È qui che è nata la mia passione per il grande maestro Jack Kirby.


Con quali strumenti sei solito lavorare? Sei più legato alla carta o ti piace sperimentare nuove tecnologie?

Il mio lavoro è tutto basato sull’uso del computer, quindi, senza ombra di dubbio, è tutto virtuale. Di conseguenza ho sempre sentito il piacere del contatto fisico nei miei hobby. Se fosse diventato il mio lavoro, certamente sarei dovuto passare all’uso del computer; il digitale ha la grande comodità della velocità e dell’immediata correzione; nel mondo del lavoro tutto questo corrisponde ad un notevole risparmio di tempi e di conseguenza di costi.

Quando e come hai esordito come inchiostratore?

Tutto nasce da un incontro con il mio miglior amico Graziano Donati, col quale condivido questa passione dalle scuole elementari. Un pomeriggio di una quindicina di anni fa, avevamo deciso di ricreare le copertine che preferivamo disegnate da jack Kirby; questo per poter avere una intera parete di una stanza riempita con questi lavori. Poi mi sono fatto prendere la mano e da una ventina di lavori iniziali, ho continuato senza riuscire a smettere, ora sono arrivato a più di duecento tavole; avevo a disposizione un’infinità di matite recuperate tramite internet. Matite mai viste, doppie pagine, copertine, schizzi… ancora oggi ho un sacco di immagini da poter inchiostrare; so che non riuscirò mai a fare tutti quelli che vorrei, anche perché ogni volta ne trovo altri. La produzione di jack Kirby è veramente immensa.

Alcune matite del tuo Jack Kirby erano molto dettagliate ma sappiamo che tantissime tavole erano praticamente solo abbozzate ne hai inchiostrato qualcuna?

Le matite di Jack Kirby sono veramente molto dettagliate, sia nei particolari, ma anche nella partitura dell’inchiostratura. I suoi lavori oltre ad essere visionari e con una dinamicità unica, erano già perfetti. Non usava la ripetizione di una linea durante il disegno, ma la linea è unica, perfettamente calibrata e giusta; questo comporta che l’inchiostratore non ha spazi di modifica o interpretazione, ma ha il compito di far emergere il disegno con la forza del solo nero. Il suo modo di disegnare era veramente unico ed eccezionale; disegnava senza abbozzare le figure, ma disegnava tutto proporzionato e corretto, come se l’immagine fosse nella sua testa e dovesse solo copiarla.
C’è un video in internet ( https://www.youtube.com/watch?v=Z6hX21EYFyY) dove lo si vede disegnare Dr. Doom con la maschera tolta dal viso, consiglio a tutti di guardare come faceva, è incredibile. La particolarità della mia inchiostratura è data specialmente da due fattori:
Ho la possibilità di prendermi tutto il tempo che voglio quando inchiostro.
Oltre ad inchiostrare NON sono anche un disegnatore.
Questo mi consente di poter seguire tutti i particolari disegnati a matita senza farmi prendere dall’interpretazione personale; c’è un inchiostratore storico di Jack Kirby, Vince Colletta, che è spesso additato per la velocità di inchiostratura (e quindi poco preciso) e per la cancellazione di interi pezzi o personaggi di contorno.
Il fatto di non essere anche un disegnatore, mi permette di mettere il meno possibile della mia ‘mano’ nel suo disegno. In questo caso basta prendere il grande inchiostratore e disegnatore Joe Sinnott e vedere i volti femminili disegnati da Jack e inchiostrati da lui, che aveva un suo modo di disegnare i volti.

Pensi che sarai un modello da seguire per quelli che verranno?

Chiunque voglia imparare a disegnare, deve prima imparare ad usare le tecniche classiche. Nel caso di un inchiostratore, deve saper usare pennelli e pennini; questo aiuta tantissimo quando poi si passa al digitale. Il problema è che l’inchiostratura e l’inchiostratore stanno scomparendo. Basta guardare molti fumetti degli ultimi anni e vedere che ormai è l’uso del colore che ha sostituito la bordatura nei disegni. Molti sono più simili alla pittura su tela o ad acquarello, che al fumetto tipico con inchiostratura. Ci sono dei settori dove l’inchiostratura rimane un punto di forza, a cominciare da molti della scuola italiana, oppure ai mangaka giapponesi.

C’è qualcosa della tua vita reale che metti nei tuoi lavori?

L’unica cosa che metto è la pazienza. Visto che per me si tratta di una passione, prendo i miei tempi, solo ed esclusivamente quando sono in vena di disegnare; mai quando sono teso o nervoso.

Tu lavori esclusivamente a mano, ma cosa ne pensi dei graphic-designer?

La mia passione e il mio gusto è prevalentemente orientato sulla manualità; non so come mai, ma i lavori in digitale mi affascinano al primo impatto, poi però difficilmente riesco a rivederli e rileggerli.

Cosa ne pensi dei fumetti italiani?

Mi piacciono molto, anche se non li ho mai collezionati. Nella storia italiana del fumetto, abbiamo molti maestri che ancora oggi lavorano magistralmente.

Ci sono artisti europei o italiani che apprezzi in modo particolare?

Per fare alcuni nomi, potrei citare il TEX di Claudio Villa, il visionario francese Moebius, il riminese Hugo Pratt, il geniale Osvaldo Cavandoli, il grande animatore Bruno Bozzetto, e molti altri.


Una domanda tecnica parlando di Jack Kirby: ci sono almeno due tecniche di disegno, cioè “Strips” che raccontano una storia, oppure la composizione di una tavola che va forse anche al di fuori dal formato ma, qualche preferiva il maestro?

Jack ha sempre lavorato con uno standard tipografico degli anni ’60, quello che usava poi la Marvel, cioè la pagina divisa in 6 vignette. Le uniche variazioni fatte erano quelle di unire un paio di vignette all’interno dello stesso formato, oppure la pagina intera (solitamente la prima pagina). L’unica variazione che l’ho visto fare è stata quella della doppia pagina, o della suddivisione in maggiori vignette nella stessa pagina. Quando era passato alla DC Comics, e ha disegnato degli episodi di “Super Powers”, ho visto pagine con formati diversi, in cui c’erano vignette circolari. Ma non sono a conoscenza di un suo disegno che abbia sbordato la vignetta.


Una domanda abbastanza usuale: qual è il tuo personaggio preferito tra quelli disegnati da Jack Kirby?

Sono legato a tanti personaggi, in ordine sparso: Kamandi, The Eternals, FantasticFour, X-man, Hulk, Thor, Captain America, The Avengers, Forever People, Fourth World, CaptainVictory, The Demon, Omac, Mr. Miracle, New Gods … scusa! la tua domanda era qualè il mio personaggio, non i miei personaggi…. diciamo Kamandi a cui sono molto legato.

Come si è evoluto il mondo del fumetto in questi anni? Quale è stato il maggior cambiamento nell’industria dei comics?

Forse sono la persona meno adatta a rispondere a questa domanda, questo perché io mi sono fermato alla produzione fumettistica degli anni ’70. Comunque, ritengo che il mondo dei fumetti abbia subito una drastica evoluzione con l’avvento del digitale. La produzione è cambiata col passaggio delle tecnologie dall’industria di stampa. Oggi il colore e l’effettistica la fa da padrone. La maggior parte dei fumetti odierni, spesso, non usano più una suddivisione in vignette, e dove esistono separazioni la sbordatura è ormai una regola, non un’eccezione. Inoltre l’uso di internet ha dato la possibilità a molti di potersi approcciare a questo mondo; e questa è una bellissima cosa, perché anche se personalmente alcune tecniche non mi piacciono, la pluralità di espressione è sempre bella.

Questo è il momento delle trasposizioni dei personaggi dei comics in film. La ritieni una cosa valida?

Si, è una cosa commercialmente valida. Ma solo commercialmente, perché ci sono le questioni dei diritti di copyright che sono complicati da contratti e clausole per cui gli autori non ricevono spesso i dovuti compensi. Non ho comunque mai capito come mai la produzione di film non abbia preso episodi di fumetti storicamente migliori, ed usato il fumetto stesso come story board per la produzione. Hanno spesso preso i singoli personaggi e trasportati nei film, riscrivendo e stravolgendo le storie stesse. Un’altra cosa che non ho mai capito è come mai vengano ripetute le origini dei vari personaggi in ogni film, senza tener conto che questo toglie spazio alla narrazione. Innegabile è il fatto che lo sviluppo della tecnologia digitale nei film ha permesso di rendere possibile la rappresentazione migliore del mondo fantastico dei fumetti. Ritengo comunque che un appassionato di fumetti non riesca a godersi appieno la rappresentazione filmografica dei propri beniamini.
Pensi che queste trasposizioni siano migliori se realizzate con cartoni animati o con attori veri?
Le nuove generazioni, abituate alla riproduzione quasi reale tramite la digitalizzazione, non accetterebbero una rappresentazione animata come una rappresentazione filmica. La rappresentazione animata, è molto spinta sul mondo delle fiabe, e sul mondo fantastico; il mondo dei supereroi è rappresentato ormai solo tramite film. Solamente gli anime giapponesi affrontano ancora, in modo pregevole, varie situazioni e ambientazioni, spesso semisconosciute nel mondo supereroistico dei fumetti americani.
Hai avuto l’idea di organizzare una serie di eventi per avvicinare non solo amanti di Jack Kirby ma anche lettori di fumetti in una maniera maggiormente informale rispetto ai festival fumettistici: come funzionano questi incontri e che riscontro hanno?
Nel 2017 ricorreva il centenario della sua nascita, e quale periodo migliore per ricordarlo. In questa occasione ho preparato 4 mostre, per comodità nelle vicinanze di casa mia, ed ho esposto alcuni miei lavori e preparato una presentazione che parlasse dalla storia di Jack e di come abbia influenzato il mondo dei fumetti, senza che nessuno, tranne chi è del settore, ne conoscesse il lavoro e l’impegno messo. La preparazione e l’allestimento l’ho fatto con il mio amico d’infanzia Graziano Donati; la partecipazione non è stata alta, comunque non mi aspettavo un interesse maggiore di quanto non ci sia stato. L’importante per me è stato riuscire a far capire la mancata riconoscenza dei meriti di jack Kirby. Capisco che il frontman della Marvel era Stan Lee, e che lui abbia saputo vendere molto bene la sua immagine; ma da parte sua, il non riconoscere che la paternità dei personaggi Marvel non fosse unicamente sua, mi ha sempre lasciato l’amaro in bocca. Poche persone comunque sanno quanti personaggi abbia creato e poi abbia lasciato in mano ad altri disegnatori. Se dovessi farne una lista, penso che ne dimenticherei certamente qualcuno. Inoltre ha una produzione veramente impressionante, si tenga conto che negli anni d’oro dal ’61 al ’66, sono state pubblicate più di 1000 sue pagine ogni anno… si, più di 1000, non ho sbagliato a scrivere; si va dalle 1247 del 1962 alle 1001 del 1963. Mi fermo qui, perché, come tu ben sai, potrei continuare per ore.

Ti ringrazio per la grande disponibilità Roberto, viva i fumetti ..

Umberto Buffa