I “Calzini” di Paolo Baldoni tra cinema muto e country music
Il 21 gennaio era il giorno del compleanno di Paolo Baldoni, nato nel 1961 a Mantova.
Parafrasando la serie televisiva americana “Resurrection”, lo potremmo magicamente definire un “ritornato”. Risorto dalle ceneri, seppur con successo tardivo, pareva una meteora. Invece no.
“Sono sempre stato Puerto Balù”, uscito il 21 dicembre scorso, è una casa a sette stanze che fanno respirare buon umore, poesia e bella musica. Realizzato con la complicità del collega Luca Bonaffini, l’album nasce e cresce a Mantova dentro le pareti rassicuranti di LS STUDIO, sotto l’attenta cura di Vittorio Magro e Alberto Grizzi (già produttori di Mario Marco Farinato e del laboratorio discografico “La settima nota”).
Ma c’è di più. Un singolo, allegro ed energico, intitolato “Calzini”, è ora videoclip. Girato sempre negli studi di LS, con il marchio garante del geniale Maurizio Ferrandini (neo art director di LDP VISION).
“Usciremo contemporaneamente al Festival di Sanremo, per dargli una mano a distanza….” Spiega ironico il discografico Bonaffini.
La scenografia, i colori, il mondo, l’ambiente sanno di caldo.
I protagonisti, alcuni presenti nel CD, altri musicisti giunti per giocare al ruolo degli attori sprizzano simpatia da tutti i pori: mentre violini, chitarre folk ed elettriche, slide e cappelli rossi sfidano il tempo ricordandoci gli anni Settanta, la scena si trasforma in un tributo al grande Cinema Muto di Buster Keaton e co.
Si può ancora sognare, offrendo qualità, senza sentirsi stupidi.
Buon ennesimo ritorno, caro Balù Paolo Baldoni.
Note artistiche
Paolo Baldoni, nato il 21 gennaio 1962 a Mantova, inizia fin da ragazzino a suonare la chitarra. Appassionato dei Beatles e di Bob Dylan, ben presto scopre i cantautori italiani e l’amore per la poesia e la letteratura.
Nel 1977 tra i banchi di scuola, incontra Luca Bonaffini che, avendo appena iniziato a suonare, cerca complicità negli amici più vicini. Paolo, adottandolo come creativo e vocalist, decide di fondare con lui la prima band, chiamandola ironicamente “Danger!” (
Luca sceglierà di fare il cantautore di mestiere, Paolo preferirà farlo rimanere un fatto privato.
Dopo oltre trent’anni, finalmente Bonaffini lo convince a pubblicare alcune canzoni con la sua etichetta neonata. Nel 2013 Paolo esce con “Vivere e partecipare” e, senza tregua, nel 2015 pubblica “Dimenticanze”. Nel 2016 s’inventa una formula nuova, quella del laboratorio discografica e, ogni settimana per 21 settimane, pubblica un singolo. L’operazione, intitolata “Il sabato del Coraggio. Faccio ciò che voglio”, conterrà brani che Paolo riprenderà nei suoi album successivi.