Claudia Urru: una fiaba moderna
Si fa un gran parlare della recente opera di revisione di fiabe e favole, dai fratelli Grimm a Roald Dahl, non se ne salva una, l’immaginario collettivo della prima infanzia è sacrificato all’altare inflessibile del politicamente corretto, lamenta il senso comune. Eppure basterebbe guardarsi attorno per capire che esistono storie moderne da raccontare a bambine e bambini, quelle che infondono fiducia nel futuro e talvolta superano, per bellezza e lieto fine, persino la fantasia. Come la fiaba di musica e d’arte di Claudia Urru, soprano di origini barbaricine, di Meana Sardo, classe 1992, studi classici e pianistici, che da un teatro all’altro, in ogni angolo dei cinque continenti, tira il fiato giusto il tempo di coronare con il matrimonio il sogno d’amore con il Direttore d’orchestra Giuseppe La Malfa, partorire il piccolo Francesco e discutere una tesi di laurea da 110 e lode, con menzione d’onore e via di nuovo, infaticabile, a dar vita, ma soprattutto voce, alle struggenti eroine romantiche di ogni tempo.
Claudia Urru, neo dottoressa da una manciata di giorni, con un piccolo uditore molto speciale, è l’unica italiana recentemente reclutata a Operalia, kermesse ideata da Placido Domingo che ospita annualmente le eccellenze mondiali della musica lirica, nello storico teatro Bol’šoj di Mosca. Ma come tutte le fiabe, il percorso verso il traguardo è irto di ostacoli: «Il segreto è guardare sempre avanti, perché immaginare di costruire può scoraggiare, al contrario, viverlo poco alla volta, nel quotidiano, aiuta ad affrontare nella giusta prospettiva ogni prova. Il vero macigno da sostenere, in questo momento, è la solitudine, fuori dalla Sardegna, lontana dalla mia famiglia. Occorre darsi da fare con il bambino e quello della musica è un mondo difficile, se disdici dei contratti può succedere che non ti chiamino più. Io ho dovuto compiere questa scelta sofferta perché al quinto mese di gravidanza è stato necessario un periodo di riposo, il bambino rischiava di non farcela. Lo rifarei mille volte ma mi è pesato enormemente non contribuire al bilancio familiare, stare lontana dal lavoro, mi ha fatto sentire inadeguata. Avevo paura di non reinserirmi nel giro».
Il piccolo Francesco è il vero portafortuna della cantante: «Ho scoperto di essere incinta il giorno in cui ho vinto il concorso per interpretare Violetta ne La Traviata, in Sicilia. Oggi non ho più una vera notte di sonno continua, ma stringerlo tra le braccia durante la discussione della tesi è stata un’emozione forte come poche e questo è stato possibile grazie all’aiuto di mia madre che è venuta dalla Sardegna in Puglia, per sostenermi, anche qualche momento di sonno in più, come sanno tutti i neo genitori, è qualcosa di davvero prezioso» Claudia parla con la voce rotta dalla commozione nel ripercorrere i momenti di difficoltà «Ma ora credo davvero nelle fiabe a lieto fine: la mia ce l’ha, eccome se ce l’ha. Se pure tutto dovesse finire oggi o dovesse continuare in parte io ho avuto davvero tanta fortuna, di mio ho messo soltanto ostinazione e sacrificio, ma come dice sempre Maria Grazia: “I risultati arrivano per chi sa lavorare e aspettare”».
Il legame con Maria Grazia Pani, pugliese di origini sarde – Stage Director della Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari e Professore ordinario al Conservatorio di Musica Classica Nicolò Piccinni, dove ha seguito come relatrice gli studi universitari di Claudia Urru – è una storia d’affinità elettive tra la talentuosa e generosa maestra e la sua allieva più ricettiva. «Claudia ha discusso la tesi di laurea con il piccolo Francesco, di cinque mesi in braccio, senza scomporsi minimamente – racconta la Maestra Pani – il bimbo ha ascoltato incantato la sua mamma che cantava il programma accompagnata dal pianoforte, sorridendo e sgranando gli occhioni dolcissimi. Claudia ha una forza straordinaria, è un fulgido esempio di come le donne possano riuscire a conciliare maternità, famiglia, studio e lavoro in maniera brillante, con sacrificio e determinazione, col sorriso sulle labbra, senza perdersi d’animo».
Illaria Muggianu Scano