Françoise Gilot è l’eredità per ogni bambina d’oggi. Raccontiamo la sua fiaba
«Dobbiamo vivere finché siamo vive. I rimpianti sono solo una perdita di tempo». In questo aforisma è racchiusa tutta l’essenza di Françoise Gilot.
La sorte talvolta sa essere squisitamente ironica. Mentre il mondo è impegnato a celebrare i 50 anni dalla scomparsa di Pablo Picasso, lei continua a rubargli la scena. Forse nella maniera più estrema. Come estrema vogliamo ricordare lei. Si spegne lei, che fu l’unica donna a “superare” la prevaricazione del carisma del genio spagnolo. A 102 anni se ne va Françoise Gilot, pittrice e focus ispirazionale di Realismo e Cubismo. Lei è la Femme fleur di Picasso, la madre dei figli Claude e Paloma.
É la musa di Henri Matisse. Delle mille e una vita di Gilot, viene ricordata vividamente, come fosse la maggior impresa della sua esistenza, la scelta di lasciare il genio maledetto, senza farsene distruggere come donna. Fu l’unica a non farsi destrutturare psicologicamente da colui che non sapeva amare le donne. Françoise incontra Pablo in un ristorante di Parigi, lei ha 21 anni, lui 61. Diviene presto protagonista assoluta del periodo di Antibes. È lei, infatti, la musa de La joie de vivre.
È l’ottobre 1946, la Guernica della guerra civile spagnola è il passato, Françoise e i colori di Antibes, del Castello Grimaldi sulla Costa Azzurra, sono promessa di futuro e, come ad ogni viraggio artistico, Pablo decide di archiviare il legame relativo: Donna Maar, celebre fotografa che dopo Picasso si legò a Jacques Lacan, presentatole da lui nella cinica speranza che si allontanasse senza strascichi. Secondo le categorie del genio, Dora è retaggio del passato, ora c’è spazio solo per Françoise. Ora.
Dora finirà in un istituto di recupero mentale. Prima di Dora, conosce e ritrae Olga Chochlova, ballerina del Russet Ballet, che dopo aver dato alla luce il figlio Paulo, morto in circostanze tragiche, venne internata in una struttura psichiatrica, dove finì i suoi giorni. Ma è Françoise la donna fiore attorno a cui si snoda tutto l’arco narrativo de La joie di vivre, donna simbolo di costruzione del mondo, una donna con visione, simbolo di energia vitale, tutto l’Olimpo dell’opera danza attorno a lei, la gioia di vivere è lei, Françoise. È la bambina che inizia a dipingere all’età di sette anni. E non smetterà mai di farlo per dodici ore al giorno fino all’ultimo dei suoi giorni. La sua passione matrilineare è ostacolata dal padre che la vuole donna di legge. Quella figlia artista declina la legge secondo la sua aura geniale: ha 19 anni quando partecipa a una manifestazione antinazista e viene arrestata dalla forze tedesche. Studia giurisprudenza ma continua a produrre ed esporre. È poco più che ventenne quando diviene una degli artisti più autorevoli della Scuola di Parigi. La prima grande rivoluzione: comunica al padre che rinuncerà ad ogni sostegno economico ma il percorso universitario deve finire qui. Le energie sono interamente coagulate attorno all’universo artistico: il suo, denso, importante. Sono gli anni in cui il suo carisma innamorerà Picasso in un rapporto che durerà dal 1944 al ’53. Il legame si usura ma non la donna protagonista di una delle storie d’amore più celebri di tutti i tempi. Gilot, nel clamore generale, è la prima donna che ha la forza psicologica di dire basta alla personalità logorante di Pablo Picasso. Se ne va. L’uomo reagisce da bestia ferita e da vita a ritorsioni meschine, la minaccia, impone la sua autorevolezza per impedite che Françoise esponga nelle gallerie parigine. L’esternazione che ricordiamo con maggiore godimento dell’assurdo è frutto del parossismo del livore: «Se pensi che la gente avrà interesse per te ti sbagli grosso: nessuno si curerà di te in quanto tale. Saranno solo curiosi della persona che ha condiviso la mia vita». Françoise prende distanze siderali. Le viene in mente il setting più lontano: cosa c’è di meglio del Nuovo Mondo, di nome e di fatto, per la sua nuova fase della sua vita. Non prima di aver consegnato alle stampe il simpatico congedo Vivre avec Picasso.
Inutile dire che sarà un best seller. Lui la denuncia, più e più volte. Lei vince una nuova vita. È il 1964 ed è tempo di voltare pagina sentimentale. Françoise conosce Jonas Salk, il medico scienziato che passerà alla storia per aver sconfitto la Poliomelite scoprendone il vaccino. Come spesso accade, l’amore è un motore immobile che muove ogni energia, e Gilot trasferisce su tela la potenza di questo matrimonio che terminerà solo con la morte di lui nel 1995.
«Sento una specie di vertigine di fronte al vuoto di una tela bianca e sono pronta a fare qualsiasi cosa per riempire il suo vuoto». La passione matrilineare per la pienezza di vita è trasferita a Paloma, in quell’amore incondizionato per la figlia che celebrarà con i colori di Paloma à la Giutare, battuto due anni fa da Sotheby’s a Londra per 992 sterline.