Alessandro Preziosi, re Lear a teatro con Pistoletto
Il 20 e il 21 luglio l’attore e regista Alessandro Preziosi porta in scena al Teatro Romano di Verona l’opera Aspettando Re Lear, adattamento di Tommaso Mattei, prodotto dallo Stabile del Veneto. Sul palcoscenico ad accompagnare gli attori alcune opere di Michelangelo Pistoletto, “materiali di scena”, come il maestro ama chiamarle. All’ANSA Preziosi racconta l’importanza della collaborazione con Pistoletto, nata per caso ma che ha un profondo significato per il progetto che sta portando sulle scene. Ed è per questo che il primo pensiero va alla distruzione della Venere degli stracci, l’installazione che il maestro aveva da poco inaugurato nel cuore di Napoli. “Il mio primo istinto – commenta l’attore – è stato di invitare gli amici attraverso Instagram a recarsi sul luogo dell’incendio e a deporre dei vestiti, come azione simbolica perché l’arte più la si assedia più, come le radici di un albero, rinasce”. Aspettando Re Lear è un adattamento di Shakespeare con un richiamo ad Aspettando Godot di Samuel Beckett sul difficile rapporto tra padri e figli, sulla relazione tra uomo e natura, sulla perdita dei valori. Si parla di follia, di potere che distrugge, di solitudine, di caos dentro e fuori, “l’unico ordine possibile” per Pistoletto. La collaborazione con il maestro prevede anche la realizzazione degli abiti di scena, costumi iconici ideati dal collettivo Fashion B.E.S.T.
realizzati con materiali sostenibili sotto la direzione artistica di Olga Pirazzi, Flavia La Rocca e Tiziano Guardini.
Anche le tematiche di base dell’opera richiamano l’arte di Pistoletto: “A teatro ho condiviso la messa in scena dei presupposti del Terzo Paradiso – commenta Preziosi – la terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura. L’uomo deve cercare di non essere debitore alla natura di ciò che indossa: il senso dell’abito, del superfluo, dello stretto necessario sono tematiche di Pistoletto che porto a teatro. L’uomo nella sua nudità trova se stesso, e così anche noi attori durante lo spettacolo veniamo privati dai vestiti, per farci vedere per quello che siamo, chiaro riferimento all’arte de Gli oggetti in meno del maestro”.