Al Teatro Lirico di Cagliari: Puccini, The Tokyo Ballet, Verdi, Rossini
Venerdì 1 aprile alle 20.30 si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2016 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione sempre molto attesa dal pubblico che, anche per quest’anno, segna la rinascita e la voglia di proseguire nella diffusione musicale del Teatro Lirico di Cagliari. Sei opere liriche ed un balletto (per sette turni di abbonamento, otto recite fuori abbonamento e quattordici recite mattutine per le scuole), tutti titoli di grande interesse che, certamente, troveranno il gradimento del pubblico, sia per quelli noti che per quelli ricercati: La campana sommersa, La Bohème, The Tokyo Ballet, La Traviata, La pietra del paragone, Falstaff, Il Trovatore.
La stagione di quest’anno guarda, esclusivamente, verso l’opera lirica italiana e i grandi compositori dell’Ottocento/Novecento: Rossini, Verdi, Puccini e, per la prima volta, Ottorino Respighi. L’intenzione è sia quella di “riscoprire” autori apparentemente “minori”, ma che hanno invece regalato all’Italia e al mondo opere che meritano di essere ascoltate ed analizzate, sia quella di poter apprezzare i musicisti più celebri attraverso le loro composizioni più amate o più insolite. Con questa stagione, il Teatro Lirico di Cagliari rende omaggio all’auspicato riconoscimento, da parte dell’Unesco, dell’Opera lirica italiana quale Patrimonio dell’Umanità, iniziando un importante progetto di valorizzazione, che troverà sviluppo nei prossimi anni, del repertorio operistico italiano, con particolare attenzione a quello del Novecento.
L’inaugurazione è, quindi, affidata ad una preziosa rarità musicale di Ottorino Respighi (Bologna, 1879 – Roma, 1936): La campana sommersa, opera in quattro atti, su libretto di Claudio Guastalla, tratto dal poema drammatico omonimo Die versunkene Glocke di Gerhart Hauptmann che, da subito, accende l’entusiasmo del compositore che scrive «Tutto mi parve musicale (…); in ogni quadro, in ogni personaggio, reale o irreale, in quella stessa strana mescolanza di umanità e favola, io sentivo aleggiare la musica.». L’opera viene rappresentata, per la prima volta in Italia in forma scenica, dall’1 aprile al 10 aprile (7 recite in abbonamento e 3 per le scuole), in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari che conta della regia del fiorentino Pier Francesco Maestrini, già noto al pubblico cagliaritano per aver curato, nell’estate del 2014, l’apprezzata messinscena di Turandot, delle scene e proiezioni di Juan Guillermo Nova, dei costumi di Marco Nateri, ricercato artista cagliaritano che ha firmato numerosi allestimenti tra cui I Shardana (2013) e Turandot (2014), e delle luci di Pascal Mérat. La direzione musicale di La campana sommersa è affidata alla bacchetta esperta di Donato Renzetti, che ritorna a Cagliari dopo aver diretto numerosi concerti ed opere liriche nelle stagioni passate. Protagonisti vocali sono il soprano rumeno Valentina Farcas (Rautendelein) e il tenore messinese Angelo Villari (Enrico), entrambi molto noti al pubblico cagliaritano.
Rappresentata, per la prima volta, allo Stadttheater di Amburgo il 18 novembre 1927, La campana sommersa è un’affascinante commistione fra realtà terrestre e mondo fiabesco, tra amore coniugale e misterioso incanto, in una rielaborazione musicale del folclore tedesco in chiave simbolista. È la storia del fonditore di campane Enrico che perde la sua opera più pregevole in fondo ad un lago, a causa del dispettoso fauno dei boschi; la fata Rautendelein restituisce magicamente a Enrico la voglia di lavorare e i due, dopo essersi innamorati pazzamente, fuggono insieme, dopo che lui abbandona la moglie Magda che si suicida, per la disperazione, nel lago. I rintocchi fatati della campana sommersa nel lago annunciano il fatto luttuoso e convincono Enrico a lasciare la giovane fata che, rinnegata, lo uccide.
Il secondo appuntamento con l’opera, in scena dal 29 aprile all’8 maggio (7 recite in abbonamento e 3 per le scuole), è La Bohème, opera in quattro quadri, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratto dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger e musica di Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924), assente dal 2010 dal palcoscenico cagliaritano. Al giovane maestro Michelangelo Mazza, che ritorna a Cagliari dopo il concerto diretto nel febbraio di quest’anno, spetta il compito di dirigere i complessi artistici stabili del Teatro Lirico nel capolavoro del grande compositore lucchese, mentre l’allestimento scenico arriva dal Maggio Musicale Fiorentino ed è firmato per la regia da Jonathan Miller, poliedrico e prolifico artista londinese al suo debutto a Cagliari, per le scene da Dante Ferretti (3 Premi Oscar) e per i costumi da Gabriella Pescucci (Premio Oscar). Lo spettacolo, applaudito da pubblico e critica, risale al 1994, ma risulta ancora poetico, fresco e modernissimo nel suo delicato realismo, perfettamente amalgamato ad un lirismo mai stucchevole, e nella sua ambientazione parigina, trasportata nel 1930, cento anni dopo rispetto al libretto, fra manifesti di Jean Harlow, atmosfere e tableaux che citano il cinema francese degli anni ’30 del secolo scorso. Il cast degli interpreti è composto da giovani di talento, fra cui spiccano il soprano livornese Valentina Boi (Mimì) e il tenore siciliano Giuseppe Varano (Rodolfo).
Tragedia della giovinezza, ma anche inno all’amore puro, La Bohéme viene rappresentata, per la prima volta, l’1 febbraio 1896, al Teatro Regio di Torino, con la direzione di Arturo Toscanini. Giacomo Puccini scrive la musica in soli otto mesi per quella che diventa, da subito, una delle sue opere più amate e rappresentate e che continua, ancora oggi, a commuovere ed a meravigliare per la freschezza e modernità della melodia e dei temi trattati. L’autore s’inserisce nell’ormai imperante gusto verista, rinunciando alle tinte più plateali e truci volute dal movimento culturale, per privilegiare la storia sincera e semplice di Mimì e Rodolfo e le schermaglie amorose di Marcello e Musetta che diventano spettacolari tranches de vie che ispirano registi, scenografi ed artisti da ormai 120 anni.
Dal 25 al 29 maggio, per 7 rappresentazioni in abbonamento più 1 per le scuole, ritorna la grande danza contemporanea con The Tokyo Ballet, uno dei massimi esempi della tradizione coreografica d’autore. Il prestigioso corpo di ballo che manca dal palcoscenico cagliaritano dal 1986, presenta tre straordinarie coreografie, veri capisaldi del XX secolo, di altrettanti geni della danza mondiale: Spring and Fall di John Neumeier su musiche di Antonín Dvořák, Dreamtime di Jiří Kylián su musiche di Tōru Takemitsu, Le Sacre du Printemps di Maurice Béjart su musiche appositamente scritte da Igor Stravinskij nel 1910. L’Orchestra del Teatro Lirico è guidata da Nicolas Brochot, direttore esperto, specialista soprattutto nel balletto, che ritorna a Cagliari.
La Stagione lirica e di balletto prosegue nei mesi estivi, a favore non solo del pubblico di abbonati, ma anche dei numerosissimi turisti presenti nell’Isola, con l’amatissimo ed immortale capolavoro del massimo operista italiano Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901): La Traviata, melodramma in tre atti, su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, fra i più popolari ed eseguiti al mondo. Rappresentata al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, La Traviata, terza opera della famosa “trilogia popolare” (con Il Trovatore e Rigoletto) è una delle partiture musicali più dense di interiorità psicologica di tutto il teatro d’opera romantico. Le figure femminili verdiane precedentemente delineate trovano in Violetta il più alto e perfetto compendio. Si impone, in quest’opera, un nuovo tipo di lirismo drammatico, non più fondato sui violenti contrasti delle passioni, ma su sottili e spesso raffinate notazioni dei sentimenti, del dolore, della tenerezza, dell’amore, della rassegnazione. La Traviata va in scena dall’8 luglio al 13 agosto, per quindici rappresentazioni, di cui 7 in abbonamento ed 8 fuori abbonamento (queste ultime dedicate soprattutto ai turisti), e ritorna a Cagliari, dopo appena due anni (l’ultima edizione è del novembre 2014), nel celebrato ed affascinante allestimento del 1987, acquistato dal Teatro Lirico di Cagliari, in comproprietà con la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldolf, Theatergemeinschaft Düsseldolf-Duisburg, che si avvale della più famosa coppia di registi della scena internazionale, Karl-Ernst e Ursel Herrmann, che hanno saputo evocare, con la cura di ogni dettaglio, lo spirito che suggerì a Verdi un soggetto capace di suscitare tanto scandalo. «Ci siamo attenuti alle indicazioni sceniche che figurano nel libretto di Francesco Maria Piave – spiega la coppia di registi – Intanto si rivela fondamentale l’individuazione delle varie stagioni. Il primo atto di Traviata si svolge una sera inoltrata di fine estate, quando la natura ormai è esplosa in tutto il suo fulgore. Il secondo atto invece cade a gennaio e per questo, nel primo quadro, il giardino della casa di campagna, dove abitano Violetta e Alfredo, non può essere rigoglioso. Presenta piuttosto alberi nudi e spogli. Il terzo atto ha luogo a febbraio, in pieno carnevale. Fondamentali le scene di festa, dove la borghesia si diverte, una borghesia di cui Violetta in breve tempo sarà la vittima sacrificale.» La direzione musicale è affidata a Gérard Korsten che ritorna sul podio che lo vide apprezzato Direttore musicale dal 1999 al 2005, mentre, nei ruoli principali, cantano Zuzana Marková (Violetta), Antonio Gandia (Alfredo), e Vittorio Vitelli (Germont), tre giovani ed affermati artisti, specialisti ciascuno del proprio ruolo.
Dopo la pausa estiva, la Stagione lirica e di balletto riprende, dal 14 al 23 ottobre (7 recite in abbonamento e 3 per le scuole), con La pietra del paragone, melodramma giocoso in due atti su libretto di Luigi Romanelli e musica di Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 – Parigi, 1868) che viene rappresentata per la prima volta a Cagliari. Si tratta di un’applauditissima produzione del Théâtre du Châtelet di Parigi del 2007, con regia, scene e video di Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin, e costumi di Christian Taraborrelli che vinse il Premio Abbiati 2007 per la “regia, scenografia e video” con la seguente motivazione: «aver fatto rivivere magìe ed effetti illusori del teatro antico, affidati a tecnologie contemporanee: lo sdoppiamento della scena, i dettagli dei protagonisti nei video in primo piano, la tinta americana dei colori squillanti, ma freddi come i quadri di Hopper, nei costumi chic alla Jackie Kennedy, esaltavano l’umorismo geometrico della scrittura rossiniana, conferendole chiave attuale ed esattezza cristallina». Spettacolo di enorme successo, ambientato negli anni ’60 del secolo scorso che segna la carriera, nella regìa lirica, del grande artista teatrale romano e sancisce la geniale inventio scenica dell’artista multimediale Pierrick Sorin. Lo spirito rossiniano viene attualizzato, ma senza togliere nulla dell’ironia e del garbo di cui è pervasa l’opera, attraverso l’uso della tecnologia più avanzata e di spassose e geniali trovate sceniche. «Il denaro è la pietra del paragone. Per provare che tutto è apparenza bisogna far scomparire il denaro, magari con l’abile messinscena architettata dal Conte, che si finge rovinato. Allora crollano tutte le altre finzioni. Con Pierrick Sorin volevamo ricreare il clima di sospensione che si respira nell’opera. La pietra del paragone si svolge in un tempo sospeso, è una perenne vacanza. Così ci è sembrato interessante che anche le scene, gli oggetti partecipassero a questa condizione smaterializzata. Tutto si presta a un gioco di teatro molto scoperto, che abbiamo reso evidente con l’artificio dell’elettronica e della elaborazione delle immagini. Gli oggetti, i luoghi, gli ambienti, sono virtuali, tutto si svolge nel vuoto, nella scena blu che è pura virtualità. Il pubblico godrà di una visione multipla. Assiste al montaggio di una realtà virtuale, ma ne ha sotto gli occhi il processo che la definisce. Sono i modellini a creare spazi ed oggetti, i personaggi si muovono nel nulla delle loro aspirazioni e sentimenti. L’interazione fra i vari cantanti sulla scena, la ritroviamo poi nella pura virtualità dello schermo. Ecco che attraverso l’artificio video i personaggi si muovono nel loro nulla colorato di blu.» (Giorgio Barberio Corsetti). L’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico sono diretti da Francesco Ommassini, giovane direttore veneziano, al suo debutto a Cagliari. Il cast d’interpreti, di straordinario spessore, è composto da: Chiara Amarù, Marina De Liso, Sandra Pastrana, Nicola Ulivieri, Enea Scala.
Rappresentata, per la prima volta, il 26 settembre 1812, La pietra del paragone segna il debutto di Rossini, appena ventenne, al Teatro alla Scala di Milano e l’inizio della sua sfolgorante carriera internazionale, a tal punto che un entusiasta Stendhal scriveva: «La pietra del paragone è, a parer mio, il capolavoro di Rossini nel genere buffo. (…) Rossini divenne il primo personaggio del paese; ci si accalcava per vederlo». L’opera racconta dei contrasti amorosi che accadono nella villa del conte Asdrubale, restìo al matrimonio per misoginia, ma anche per paura di amare e subire un’eventuale delusione. Il tutto in un tourbillon di scene esilaranti e di dialoghi serrati ed attualissimi.
Penultimo titolo della Stagione è Falstaff, commedia lirica in tre atti su libretto di Arrigo Boito, dalla commedia Le allegre comari di Windsor e dal dramma Enrico IV di William Shakespeare e musica di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901), che va in scena, dall’11 al 20 novembre (7 recite in abbonamento e 3 per le scuole), nell’allestimento del Teatro Lirico di Cagliari che risale al 2008 e che si avvale della prestigiosa regìa di Daniele Abbado, delle luminose scene di Graziano Gregori, degli eleganti costumi di Carla Teti, mentre le luci sono curate da Luigi Saccomandi. L’estremo capolavoro verdiano è interpretato da un prestigioso cast di artisti quali: Roberto de Candia (Sir John Falstaff), Thomas Tatzl (Ford), Marco Ciaponi (Fenton), Alex Penda (Mrs. Alice Ford), Barbara Bargnesi (Nannetta), Annely Peebo (Mrs. Quickly), Chiara Amarù (Mrs. Meg Page). A dirigere i complessi musicali stabili cagliaritani ritorna la bacchetta esperta di Donato Renzetti, direttore abruzzese ed apprezzato interprete della tradizione musicale italiana, in particolare verdiana.
Giuseppe Verdi compone il suo ultimo capolavoro tra il 1890 e il 1893, e, nello stesso 1893, va in scena il 9 febbraio, per la prima volta, al Teatro alla Scala di Milano, riscuotendo uno straordinario successo che si ripete per tutte le ventidue repliche di quella stagione. Con raffinata sensibilità musicale, Verdi con Falstaff ritorna, dopo aver dedicato l’intera produzione lirica al melodramma, all’opera comica, con la quale ha, nel 1840, un non fortunato esordio con Un giorno di regno. Il coro finale di Falstaff, Tutto nel mondo è burla, che accomuna tutti i personaggi in un cinico “lieto fine”, rappresenta magnificamente il testamento artistico del geniale compositore, ma anche la fine di un’epoca, l’Ottocento con i suoi fasti romantici e le sue speranze risorgimentali, ed anticipa, con intuito senza pari, le problematiche esistenziali del secolo a venire.
Chiude la Stagione lirica e di balletto 2016, dal 15 al 30 dicembre (7 recite in abbonamento e 1 per le scuole), il dramma in quattro parti Il Trovatore, su libretto di Salvatore Cammarano, dal dramma El trovador di Antonio García-Gutiérrez, e musica di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901). Assente dal giugno 2002 dalle stagioni musicali cagliaritane, il popolare dramma verdiano si avvale di un eccellente cast vocale composto da Giuseppe Filianoti (Manrico), Daniela Schillaci (Leonora), Roberto Frontali (Conte di Luna) e Sonia Ganassi (Azucena), mentre Giampaolo Bisanti, giovane artista milanese tra i migliori interpreti del grande repertorio musicale, ritorna sul podio, dopo l’enorme successo dei suoi concerti di quest’anno, per dirigere i complessi stabili. L’allestimento scenico è del 2012 ed è stato firmato e realizzato, per il Festival d’Atene che si svolge al Teatro di Erode Attico sull’Acropoli, da Stefano Poda, regista, scenografo, costumista, lighting designer trentino, al suo debutto a Cagliari, noto per la drammaturgia innovativa e lo stile inconfondibile delle sue opere, create con gusto visionario e contemporaneo.
L’opera, terminata da Verdi il 14 dicembre 1852, fu eseguita per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853. Dramma denso di forti contrasti drammatici, Il Trovatore è caratterizzato da una straordinaria ricchezza melodica di una musica tutta tesa a dipingere la passione allo stato puro, quella passione in cui ognuno dei personaggi si identifica, sino a scomparirvi dentro.
Tutti gli spettacoli vengono eseguiti dall’Orchestra e dal Coro, diretto da Gaetano Mastroiaco, del Teatro Lirico di Cagliari.