Noemi Cabras, “La mia vita per l’Arte….”

 

Una traccia sul foglio la sua prima parola. Ancora non aveva imparato a camminare. “Disegnare era il  modo di esprimermi, di comunicare…ero timida”. Noemi Cabras, classe 1992, è una giovane artista di talento, il suo percorso è iniziato molto presto: “Quand’ero bambina…”. Allieva di Gianni Argiolas (classe 1947), noto pittore e scultore monserratino, inizia a frequentare lo studio d’arte a quattordici anni,  contemporaneamente il liceo artistico di  Cagliari,  e il parco artistico di Argiolas in località Isca sa Folla a Dolianova. Nel parco, Argiolas e la sua equipe artistica di cui fa parte anche Noemi, hanno creato dei siti scultorei di pregiato valore, un museo a cielo aperto. Argiolas, allievo di Foiso Fois, Cesare Cabras e altri nomi famosi del panorama artistico isolano, è un artista poliedrico, spazia dalla pittura alla grafica, dalla scultura alle vetrate, alla ceramica e all’oreficeria. Sono oltre mille le opere presenti in molti centri della Sardegna ma anche a Roma, Velletri, Ravenna. Cabras e Argiolas nel tempo raggiungono un’interessante, oltre che insolita –considerata anche la grande differenza di età – intesa artistica, insieme realizzano diverse opere d’arte, ampiamente apprezzate e riconosciute. Tra Argiolas e Cabras c’è un rapporto di parentela: la nonna dell’ artista era cugina di Argiolas.

La passione per l’arte …quando è scoccata la scintilla?

E’ il mio modo di esprimere quel che ho dentro. E’ stato così da sempre. Senza dedicarmi all’arte non sarei me stessa, la mia è un’esigenza naturale. L’arte è la mia vita, se non ci fosse, il mondo sarebbe davvero triste. Tutto può essere o diventare arte, ma con delle regole, nel momento in cui si filtra e si trasforma, allora la materia si tramuta in arte. Senza forzature però.

La tua dimensione artistica…la tecnica  più congeniale…?

Mi sono dedicata alla scultura, ho imparato, frequentando lo studio d’arte di Gianni Argiolas, le varie fasi della tecnica per la fusione del  bronzo a cera persa- un metodo tradizionale che non sempre si insegna all’Accademia d’Arte-  la grafica veloce e altro ancora. Oggi non potrei rinunciare a questo senso di completezza. Certo, la tecnica del disegno con la tecnica mista è quella a cui mi dedico da sempre ed è la più immediata perché per ragioni pratiche, con foglio e matita  posso mettermi a lavoro ovunque, inoltre è anche la tecnica più liberatoria, ma non rinuncio agli altri mezzi espressivi.

La libertà è un volo e lei lo sa…C’è un soggetto ricorrente nelle tue opere?

La figura femminile e la farfalla. Quando non è possibile inserire la figura femminile, tratteggio sempre una farfalla. Mi affascina la simbologia della metamorfosi e sono attratta dal senso di libertà ch’essa  trasmette. Mi rispecchio nella farfalla perché quand’ero piccola ero molto timida e introversa. Grazie all’arte e al mio maestro sono riuscita a esprimermi, a confrontarmi con gli altri. Gianni mi ha sempre accettato per quello che sono e aiutato ad aprirmi. Da piccola ho vissuto momenti di isolamento in ambiente scolastico proprio per la mia timidezza e diversità, amavo comunicare di più con gli adulti che con i miei coetanei. Con il progredire della mia arte  ho superato la timidezza e imparato a socializzare anche con i miei coetanei. Inoltre grazie a questa esperienza ho sviluppato maggiore empatia e sensibilità verso chi soffre.  Ecco la mia metamorfosi. Non solo, sarà una casualità, ma ogni volta che mi succede qualcosa di positivo compare una farfalla.

Linee morbide e delicate le tue, nelle tele e nelle sculture, quasi a ricordare il divenire delle cose, l’ incessante trasformazione della vita, un tocco di femminilità che contrasta con l’energia e l’impeto  dell’arte di Argiolas. Due stili diversi che tendono a completarsi. Com’ è nato il sodalizio?

All’inizio ero completamente affascinata dall’atmosfera che si respirava nello studio di Gianni: le sue sculture, la figura ricorrente del cavallo presente nelle sue opere,  l’arte dei suoi allievi, i miei disegni. Nei primi tempi mi limitavo ad ascoltare quello che diceva e a eseguire anche se filtravo sempre, non annullavo mai me stessa.  Poi pian piano è emerso il mio stile, la mia personalità artistica. Dal rapporto maestro –allievo è nato un rapporto di amicizia, lui è il mio punto di riferimento. Per realizzare delle opere d’arte assieme è necessario conoscersi bene, comprendere le reciproche sensibilità, saper discutere, perché grazie alle opinioni diverse si cresce e l’arte si arricchisce.  Le idee nascono in tanti modi: un cielo o un animale possono ispirare un soggetto, per esempio, e quel soggetto può ispirarne un altro e un altro ancora, in un dialogo costante tra me e lui. L’arte  non ha confini.

C’è un colore in cui ti specchi? Quello preferito…

Il verde ma li amo tutti. Il verde infonde un senso di pace, profondità e speranza.

L’opera d’arte durante e dopo…?

Le mie opere sono un filo diretto con le emozioni a cui mi ispiro. Specchio dell’anima nell’atto creativo che è sempre mutevole e fecondo di nuovi risvolti.   Il lavoro artistico in genere è solitario, mentre creo mi chiedo con ansia se piacerà, che cosa vi leggeranno le persone. E’ una bellissima emozione ed è come se ci si cimentasse sempre per la prima volta. Ma quel che mi gratifica di più, a opera finita, è parlare con la gente, ascoltare  i loro pareri, che cos’hanno pensato e immaginato.

Per il futuro?

Continuare il lavoro che ho intrapreso qui nel parco artistico, e poi percorrere la strada dell’arte senza limiti, dall’illustrazione editoriale alla moda.  Da piccola frequentavo l’ atelier di mia madre, “Le sorelle Broy”, lì disegnavo figurini e ideavo abiti.  E’ così che è nata la mia passione per la moda. Nella “Triade di Eleonora”, l’ultima opera d’arte realizzata nel parco artistico,  ho ideato anche le vesti. In quel sito ho sperimentato tutte le tecniche: disegno, pittura, scultura e moda. Adoro anche fare ritratti, me ne sono stati commissionati diversi. Mi concentro  sullo sguardo per cogliere e comunicare il carattere della persona. La vera scuola d’arte è dove si  lavora e la scuola di Gianni è quella che amo perché s’ispira alla vecchia scuola degli artisti: La Bottega. Dedicare la mia vita all’arte è quel che sogno e desidero continuare questo percorso, fedele alle parole di mia nonna che mi ha sempre spronato ad andare avanti. Era una donna combattiva, mi diceva: “Credi sempre in te stessa, e realizza il nostro sogno”.                                                                                                                                                                         Cristiana Sarritzu