Papa Francesco a Cagliari: nelle sue parole coraggio e speranza
L’attesa è finita. Il lungo abbraccio della Sardegna a Papa Francesco si è concluso. Papa Bergoglio ha lasciato la Sardegna alle 19 di ieri. La nostalgia è tanta. Le sue parole, la sua dolcezza, hanno rasserenato i cuori. La sua visita ha portato coraggio e speranza ad ogni incontro: con il mondo del lavoro, della cultura, con i poveri e detenuti, con i giovani. Ha lasciato un messaggio di fiducia. Ha incoraggiato tutti a non lasciarsi sopraffare dalla rassegnazione e dal pessimismo a lottare per il lavoro, a fare opere di misericordia, gesti di carità, con la certezza che Dio non ci abbandona mai. “La speranza è creativa, è capace di creare futuro” ha ricordato all’incontro con i lavoratori. “ Una società aperta alla speranza non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune. E ciò richiede un forte senso di responsabilità. Non c’è speranza sociale senza un lavoro dignitoso”. A questo proposito il Santo Padre ha voluto sottolineare il significato di “dignitoso” perchè, quando c’è crisi e il bisogno è forte, aumenta il lavoro disumano, schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, senza il rispetto del riposo, della festa e della famiglia”. Prima di salutare i lavoratori ha invitato tutti ad avere coraggio. “Devo dirvi coraggio, ma sono cosciente che devo fare tutto perchè questa parola “coraggio” non sia una bella parola di passaggio. Questa mia presenza e le mie parole, non siano soltanto quelle di un impiegato cordiale, un impiegato della Chiesa che viene qui e vi dice coraggio. No – ha aggiunto – vorrei che questo coraggio mi venisse da dentro e mi spingesse come pastore a contribuire a risolvere i vostri problemi”.
A conclusione della lunga visita, una giornata storica per la Sardegna, Francesco ha incontrato i giovani. Una grande folla di ragazzi lo ha atteso con gioia e trepidazione ai piedi del palco di Largo Carlo Felice. Canti, bandiere, cori di festa hanno atteso il suo l’arrivo. Qui il suo abbraccio è stato dolce, caloroso, profondo. E come a un padre, i ragazzi gli hanno rivolto domande per trovare consigli e fiducia per affrontare il cammino di vita e di fede.
“Francesco, puoi contare su di noi”, ha detto Federica dopo averlo salutato con un affettuoso “ciao”. Poi Ivano, gli ha esposto e problemi del lavoro, Valentina ha ricordato la Giornata Mondiale della Gioventù e dalla voce di Gloria gli è stata posta la domanda: “ Cosa dobbiamo fare per generare cristiani più consapevoli? E per concludere Emanuele gli ha chiesto: Come possiamo riscoprire il mandato missionario che Gesù rivolge a tutti i suoi discepoli e risvegliare la fede nel cuore delle nostre comunità?
Le risposte di Francesco non si sono fatte attendere e con la certezza della sua Fede e l’amore verso il prossimo ha risposto facendo ricorso alla sua esperienza di vita e alle parole del Vangelo.
“La giovinezza è speranza”, ha sottolineato, “un giovane senza gioia e speranza, che sente la sfiducia della vita, è preoccupante. Non è un giovane”. “Guardatevi da chi approfitta del vostro pessimismo per vendervi la morte. Io non vi vendo illusioni: fidatevi di Gesù. Non smettete mai di mettervi in gioco come dei buoni sportivi, non scoraggiatevi di fronte ai fallimenti. Gettate le vostre reti fiduciosi come ha fatto Pietro. Sulla tua parola getterò le mie reti. Attenzione! Non dice sulle mie forze, sui miei calcoli, sulla mia esperienza di esperto pescatore, ma, sulla tua parola, la parola di Gesù. Fidatevi di Gesù. Il signore è sempre con noi, si fa vicino ai nostri fallimenti, alla nostra fragilità, ai nostri peccati per trasformarli. No alle lamentele e alla rassegnazione”. Il Santo Padre ha anche portato la sua esperienza personale: “Dopo tanti anni da quando ho sentito la vocazione, e ho accanto al Signore non mi sono pentito, perché mi sento forte. Mi sento forte perché nei momenti più bui, nel peccato, nella fragilità, ho guardato Gesù e lui non mi ha lasciato da solo. Fidatevi di lui che non vi delude mai. Siate sempre uomini di fede e di speranza”.
Dopo i canti e i balli tradizionali Francesco ha salutato i giovani con un interrogativo: Questo è il problema e la domanda che io vi lascio: “sono disposto a prendere la strada per costruire un mondo migliore?”. Poi ha invitato a pregare il Padre nostro e ha concluso nel consueto modo: “Pregate per me e arrivederci”.
Patrizia Floris