Su Cuntzertu Antigu
La Vita senza musica è come un corpo senz’anima. (Platone)
Ogni giovane che si cimenta nel “ballu tundu” ogni giovane che indossa il costume tradizionale del proprio villaggio e suona l’organetto o le launeddas o il tamburo…è il perpetuarsi di un’antica stirpe. Un popolo pronto cambiare qualcosa della forma nei secoli, ma rabbioso nella custodia di una sostanza immutabile. E’ il cuore della regione: quella dolce e felice tempesta di suoni che fa nascere i passettini svelti ed armoniosi, mentre la gente del luogo si stringe a cerchio per scacciare gli spiriti maligni. Ci sara’ pure una ragione se i turisti si lasciano rapire da questo sabba senza eta’. (Alberto Cocco – “Sonos e Contos”)
Alla base di tutto? L’intimo vincolo sentimentale con la propria terra. Il senso d’appartenenza e la sinergia totale con le tradizioni. La storia della Sardegna va protetta. Ed ognuno lo fa rincorrendo la propria passione, in un percorso di studio e di sviluppo inseguendo svariate peculiarità.
E così è anche per queste ragazze che hanno costituito un sodalizio vincente ed originale denominato “Su Cuntzertu Antigu” dove musica e ballo si fondono in un matrimonio antropologico. C’è Myriam Costeri, leader carismatica che suona l’organetto e lo zufolo pastorale (pipiolu), le launeddas di Federica Lecca che è la prima donna in Sardegna a suonare questo strumento. Il tamburo e sa trunfa di Angelica Fadda, la voce e il triangolo di Daniela Addis. Quattro giovani che hanno annoverato la ricchezza dell’isola attraverso la musica proponendo concerti etnofolk con i suoni ancestrali della Sardegna più recondita, dall’impatto culturale smisurato con rinnovamenti musicali di rilievo che hanno la capacità di trascinare i partecipanti.
Gli studi universitari nell’Ateneo del capoluogo sardo, seppur nelle differenti facoltà, (Myriam a breve sarà medico chirurgo, Federica medicina e conservatorio, Angelica Lingue e Daniela è laureata in scienze dell’educazione) sono stati il luogo d’incontro,di tutte, dove è stato coniato l’intrinseco slogan del gruppo femminile (citando Platone) che suona e canta nelle feste e sagre dell’Isola: “La vita senza musica è come un corpo senz’anima”.
L’amicizia e Gavoi hanno fatto il resto. Il loro tragitto è decollato lì, nel cuore della Barbagia: un paese circondato da un panorama fiabesco dove si solennizza un carnevale tribale in cui un rullare di centinaia di tamburi e strumenti etnomusicali fa da colonna sonora. E’ stato così che l’ensemble è germogliato ammaliato dalle magiche melodie del ballo antico, suonato con l’organetto diatonico e cadenzato dagli antichi strumenti quali le launeddas, il tamburo e il triangolo. Su Cuntzertu Antigu coi loro costumi , amuleti e gioielli dell’identità isolana, ha le carte universali per far comprendere e appassionare giovani e meno giovani ai suoni della tradizione sarda. Il futuro è dalla loro parte.
Myriam Costeri, classe 1992, colpisce per la sua fresca determinazione, il suo essere volitiva nel tentare, ogni qualvolta si prefigge un obiettivo, di raggiungerlo con una naturalezza senza eguali. E’ questa la sensazione che trasmette nel sentirla parlare, nel respirare la sua risolutezza esistenziale fatta di piccoli e grandi sacrifici quotidiani, come il raccontare dei suoi studi universitari, i suoi sogni nel cassetto riguardanti il futuro e della sua competente passione di sempre: l’organetto diatonico che suona da quando ha undici anni. “Quando ho deciso di imbracciare un organetto diatonico mi sono rivolta al maestro Francesco Urru di Gavoi, che mi ha insegnato i primi rudimenti di questo strumento musicale – dice -. Suonare per me è una forma di comunicazione, un timbro identitario molto forte. Ogni ballo è una storia la cui origine si perde nella notte dei tempi. Sulle note de “unu ballu sardu” accadono storie, si fanno amicizie e nuove conoscenze, nascono amori, si dimenticano preoccupazioni e cattivi pensieri: insomma un rito propiziatorio che si rinnova ed è sinonimo di festa e convivialità.”
Federica Lecca, nata a Cagliari nel 1990 è originaria di Selargius, si innamora delle launeddas sin da quando era una bambina. Il suono di questo meraviglioso strumento la ghermì all’età di quattro anni, durante la processione di Sant’Efisio che seguiva con il padre. All’età di 13 anni intraprende gli studi con il Maestro Luigi Lai con il quale tutt’ora li prosegue al Conservatorio di Musica di Cagliari. Per lei la musica è la medicina dell’anima e difatti ha sperimentato questo strumento arcaico nell’ambito di un progetto multidisciplinare di arteterapia, con pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare. Il suo obiettivo è quello di divulgare l’apprendimento delle launeddas nel mondo e di portarlo nei Conservatori oltremare, affinché possa continuamente accostarsi con altre realtà musicali ed essere utilizzato per scopi culturali ed utili alla società.
Angelica Fadda, classe 1996, è di Barumini. cuore nuragico dell’Isola. Cresce con la passione per la musica e frequenta per molti anni la scuola Musincontro di Barumini, studiando in particolare chitarra, canto e solfeggio. Successivamente acuisce l’applicazione sulle percussioni, in particolare tamburo di Gavoi e trunfa.
Daniela Addis, nata ad Olbia nel 1994. E’ di Budoni ma per ragioni accademiche vive a Cagliari. Laureata in scienze dell’educazione e della formazione è all’ultimo anno del corso di laurea in assistenza sanitaria presso la facoltà di medicina. L’amore per il pentagramma scaturisce dentro le mura domestiche ascoltando le voci melodiose di Maria Carta e Maria Luisa Congiu. Ha studiato musica presso la scuola civica Maria Carta di Budoni, con l’insegnamento di Betty Uscidda. Inoltre ha studiato canto moderno con grandi maestri nazionali fra cui Luca Pitteri, Fabrizio Palma e Mattia Inverni. Per lei la musica popolare sarda non è solo passione, lavoro ma parte integrante del temperamento e modo di essere. Ha avuto la possibilità di calcare i palcoscenici più suggestivi della Sardegna permettendo così un arricchimento personale in termini di sonorità e tradizione.
Il folk in Sardegna oggi è giovane più che mai, visto l’entusiasmo che trascinale nuove generazioni nelle sagre di paese. Nell’era di Facebook e Twitter e della comunicazione virtuale, le feste in piazza con i balli e i suoni “live” raffigurano l’occasione per esprimersi e confrontarsi. Il ballo sardo è un evento sociale che accomuna le generazioni all’insegna del piacere e della convivialità. “In Sardegna – evidenzia Myriam – anche nei piccoli centri, stanno fiorendo le scuole civiche di musica e questo è molto positivo, perchè le associazioni culturali etnofolk creano aggregazione avvicinando molti giovani che hanno trovato un modo costruttivo e se vogliamo culturale di trascorrere il loro tempo libero lontano da deviazioni e noia.”
La musica ha caratteristiche di divulgazione enormi, così come la poesia e il canto: sono autorevoli armi di riscatto sociale. “Noi abbiamo un patrimonio inestimabile: dal canto a tenore alla poesia estemporanea. I nostri avi – continua la Costeri – pastori, contadini spesso poveri e analfabeti ci hanno tramandato cultura musicale e poetica .Per esempio, Tiu Cantoni Buttu, gavoese, poeta del 700, fabbro analfabeta, compose dei versi di una raffinatezza ineguagliabile, tramandati oralmente fino a noi.”
E se il tempo di esercitarsi è complicato da trovare, alle ragazze non resta che affidarsi all’abilità e al proprio orecchio:un musicista deve saper improvvisare oltre ad intendere la cadenza dei balli: deve amministrare i ballerini, conoscere giri e varianti. Il senso del ritmo è fondamentale. Gli strumenti tradizionali si prestano a sfumature difficilmente riproducibili nel pentagramma. Ci sono microvariazioni che fanno la differenza.
“Ognuno di noi – concludono all’unisono le musiciste – ha un legame profondo con la propria terra, ma noi sardi abbiamo un senso identitario che ci caratterizza”. Nella pagina Facebook “Su Cuntzertu Antigu” si trovano i contatti. Nel’ultimo periodo ha rilevato un autentico exploit , infatti il gruppo si è esibito persino all’estero e nella penisola.” la musica sarda e le nostre tradizioni sono uniche! Abbiamo una ricchezza d’arte e spettacolo che altre regioni e nazioni ci invidiano!”.
Massimiliano Perlato