Ritrovati resti umani a Chieri, in Villa Moglia
Studiosi del paranormale, guidati dalla sensitiva Nicoletta Branco e dagli strumenti, trovano resti umani a Chieri, in una villa abbandonata
Chieri (To) – Sono stati ritrovati resti umani nella vecchia Villa Moglia a Chieri, in provincia di Torino. Il ritrovamento è avvenuto grazie al lavoro del team PPI (Paranormal Photography Investigation), formato da Nicoletta Branco e Daniele Lionello, due noti studiosi italiani di fenomenologia paranormale.
I due lo scorso 25 luglio nel corso delle loro ricerche all’interno di una villa settecentesca ormai in rovina, guidati dalla sensitività di Nicoletta e dalla sofisticata strumentazione elettronica in dotazione, hanno portato alla luce alcuni resti presumibilmente umani. Per diverse ore i due ricercatori hanno cercato e trovato resti umani.
La ricerca e lo studio di fenomeni non spiegabili
I due studiosi hanno scavato freneticamente per quasi un’ora in quella fossa, incuranti dell’odore acre e della scarsità di ossigeno presente in quella piccola cripta ma ciò che continua ad affiorare da quello scavo è impressionante, ovvero frammenti di ossa presumibilmente umane, quella che può sembrare una rotula ed altri frammenti più grandi.
I resti sono stati rinvenuti in uno dei tanti labirintici infernotti che si snodano nel sottosuolo della villa.
Non è la prima volta che gli studiosi si recano in questo luogo, un luogo di grande importanza a livello storico e molto spesso legato a macabri eventi, come si legge negli antichi testi legati alla villa, che parla di messe nere, leggende e credenze che, da anni ormai, aleggiano su questo affascinante quanto lugubre edificio.
Questi cunicioli, nascosti dietro a dei vecchi bagni in rovina, non erano mai stati esplorati dai PPI (www.facebook.com/teamppi) i quali, guidati dalla sensitiva Nicoletta Branco, hanno varcato una piccola e claustrobica porticina per ritrovarsi in un maleodorante ed umido dedalo di anfratti, privi di pavimentazione e con pareti e soffitti in mattone logorati dal tempo.
Una villa storica ricca di leggende e di eventi tragici
Mentre percorrono, quasi in ginocchio questi anfratti, si ritrovano all’interno di alcune stanze scavate nel tufo, all’interno delle quali sono presenti alcune fosse, profonde una sessantina di centimetri ma, con a fianco, montagne di materiale di risulta; è come se queste fosse fossero state scavate e parzialmente ricoperte, quasi frettolosamente.
E’ proprio vicino ad una di queste fosse che Nicoletta Branco si ferma e, mentre immobile fissa quella fossa, come un eco tutti i presenti percepiscono un lamento, come una flebile voce che pronuncia la parola “scava”.
I due ricercatori, coadiuvati da altre 3 persone, tra cui un paramedico del 118, decidono di accendere tutta la loro strumentazione elettronica, le loro macchine fotografiche all’infrarosso ed ultravioletto e le termocamere, allo scopo di effettuare degli approfonditi rilievi dell’ambiente.
Ed è proprio nel corso di questi rilievi che uno dei loro strumenti atti alla metafonia scandisce chiaramente, ribadendo ciò che tutto il gruppo aveva percepito pochi istanti prima, “scava.. qui sotto”.
Immediatamente gli studiosi iniziano a spostare il terriccio di risulta che ricopre parzialmente quella fossa, un pezzo alla volta; recuperano alcuni attrezzi di fortuna, come piccole assi di legno e dei vecchi pezzi di ferro ricoperti dalla ruggine, cercando di farsi spazio in quella fossa.
“La conferma”
Ed ecco che quella che inizialmente era solo una sensazione, diventa una conferma: un piccolo frammento osseo viene portato alla luce.
E mentre i membri del PPI si fanno strada in quella fossa, i loro strumenti, oltre a registrare delle vistose anomalie dei campi elettrici ed elettromagnetici circostanti, sembrano continuare a fornire incredibilmente ed inspiegabilmente delle indicazioni verbali su come procedere “continua a scavare… più sotto.. più giù”
Le percezioni della sensitiva Nicoletta Branco diventano sempre più intense, fino quasi a comprendere che quei resti, possano appartenere ad una ragazza giovane, presumibilmente di colore, sepolta in quell’angusto anfratto in seguito ad un brutto fatto di cronaca nera.
Gli strumenti forniscono anche un’altra importante conferma, quella della datazione della sepoltura: 10 anni
Ovviamente queste sono supposizioni, sensazioni e rilievi fatti con gli strumenti in dotazione ai ricercatori, che nulla hanno a che fare ovviamente con le analisi forensi e scientifiche che verranno effettuate dal medico legale a dai corpi specializzati dell’Arma dei Carabinieri.
“Cercano e trovano resti umani”
A questo punto Nicoletta Branco e Daniele Lionello (PPI – PARANORMAL PHOTOGRAPHY INVESTIGATION), dopo una ulteriore conferma circa la natura dei resti ritrovati, avuta direttamente dal paramedico che, assieme a loro, ha assistito alla macabra scoperta, chiamano il Nucleo dei Carabinieri di Chieri i quali, immediatamente, si recano assieme ad altre pattuglie, sul luogo del ritrovamento.
Tutta l’area viene immediatamente circoscritta e posta sotto sequestro dai militari, sotto il diretto controllo del magistrato.
Vengono avvisate le Forze dell’Ordine
I militari, guidati dai due ricercatori, entrano nel luogo del ritrovamento ed iniziano a repertare tutto il materiale portato alla luce.
Le operazioni durano oltre due ore, al termine delle quali, il gruppo di studiosi viene accompagnato in caserma per le varie deposizioni sui fatti.
E’ stata una giornata memorabile per questi due ricercatori, che da tantissimi anni studiano le “pseudoscienze” proprio per cercare risposte e fatti concreti che, un domani, possano fare rientrare, quella che oggi viene definita appunto pseudoscienza, nell’ambito della scienza.
Un fatto come questo, dove da una percezione, da chiare indicazioni strumentali e da alterazioni anomale di alcuni parametri ambientali è seguita una scoperta concreta, quale il ritrovamento di resti presumibilmente umani, sarebbe una importantissima conferma per i due studiosi
Anni di studio e di ricerca
“Sono anni che cerchiamo una prova concreta” riferiscono Nicoletta Branco e Daniele Lionello, fondatori del PPI (Paranormal Photography Investigation) “sono anni che documentiamo fatti che non hanno una razionale spiegazione, che non trovano concretezze nella fisica tradizionale ma, se questi resti verranno classificati come umani, non ci sono più dubbi…. entità appartenenti a dimensioni diverse dalla nostra, sono realmente in grado di comunicare con la nostra dimensione, fino al punto di guidarci al ritrovamento delle loro spoglie”
Potrà la ricerca su questi fenomeni rientrare nella scienza ufficiale?
Ora, ci si può credere o meno ma, a tutti gli effetti, una scoperta come questa potrebbe aprire nuovi orizzonti di studio di queste fenomenologie, troppe volte fatte passare come pure fantasie o frutto di instabilità mentale.
Il mondo del soprannaturale spaventa ed affascina allo stesso tempo, non vi sono certezze alcune, non vi sono verità, ed è proprio per queste ragioni che per la maggior parte di noi umani è più comodo etichettarlo come “il frutto della fantasia e della credenza popolare”.
Grazie ai due ricercatori chissà, forse in un domani non troppo lontano, anche la fenomenologia paranormale potrà rientrare nella sfera della scienza e non solo in quella che viene definita fantasia o pseudoscienza.