Simone Liconti: l’intervista per Rivista Donna

 Ciao Simone, com’è iniziata la tua passione per il canto lirico?

Il mio approccio col canto lirico ebbe inizio al termine del servizio di leva. Ho sempre cantato, da quando avevo l’uso della ragione, intorno ai 13/14 anni, ma solo successivamente il periodo militare, ebbi come una trasformazione della mia natura, scoprendomi così con una voce adatta per l’opera! Iniziai il mio percorso didattico professionale come baritono per poi passare alla corda tenorile in seguito.

 Descrivici l’inizio del tuo percorso…

Il mio percorso musicale avviene dapprima con lo studio della chitarra classica e poi del flauto traverso, ma qualche incursione in campo rock! Infatti suonavo chitarra elettrica  e basso in una band. Poi, scoprii la voce, mi scrissi al Conservatorio di Musica Verdi  di Milano, ed in seguito feci molte master classes di perfezionamento con grandi artisti di fama mondiale.

Qual’e’ la tua opera preferita e qual’e’ il personaggio che preferisci interpretare?

L’opera del momento! Quando accetto un ruolo, mi getto a capofitto per coglierne l’essenza, dando colori e sfumature giuste al momento che quel personaggio sta vivendo, musicalmente parlando, Turandot di Puccini e il Trovatore di Verdi, sono le opere che proferisco, sia interpretare che ascoltare.

Sappiamo che hai viaggiato in tutto il mondo. Il pubblico che ti ha più colpito?

Negli ultimi quattro anni ho viaggiato “quasi” in tutto il mondo, ma il pubblico che più mi ha dato maggiori soddisfazioni è stato quello cinese e giapponese.

Come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

Per chi fa un lavoro come il mio è sempre molto difficile conciliare vita lavorativa e famiglia, non sono sposato ne ho figli, in questo “forse” sono avvantaggiato o privilegiato, rispetto a chi ne ha, ma ho dei genitori e nipoti meravigliosi, che mi seguono quando mi esibisco nel nord Italia.

 Un  saluto a Rivista Donna e ai suoi lettori…

Un cordialissimo e caldo saluto ai lettori di Rivista Donna! Grazie per la piacevolissima intervista.

Veronica Pisano