La scrittura come terapia per credere in sé stessi

Da una poesia di quinta elementare dedicata a Leonardo DiCaprio all’amore ritrovato per la scrittura da donna adulta. E’ accaduto durante la permanenza in comunità per vincere la tossicodipendenza ad A.S (il suo nome va tutelato), durante un corso di scrittura creativa organizzato per un gruppo di ragazzi della comunità Incontro Onlus dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

L’esperienza è valsa ad A.S. l’assegnazione di un altro corso di ‘autobiografia tra finzione e realtà’ della Scuola Holden di Torino, i cui costi sono sostenuti dalla Comunità Incontro. L’ha seguito online ma ad ottobre si recherà a Torino per concluderlo perché coincide col termine del suo percorso di recupero. Non solo, la giovane scrittrice ha trovato la forza di partecipare ad un concorso di poesie e a breve i suoi scritti saranno pubblicati dalla casa editrice Pagine, collana Luci Sparse. Il laboratorio rientra in un progetto più ampio dal titolo ’Il futuro dipende da noi’, dedicato al contenimento del virus Covid-19 nei sevizi pubblici e nel privato sociale accreditato per le tossicodipendenze ed ha avuto l’obiettivo di elaborare, attraverso le parole, il vissuto dell’impatto del Covid, e delle regole di prevenzione, nelle comunità.
A.S ha riscoperto se stessa, ha ritrovato l’amor proprio e la voglia di vivere anche grazie a carta e penna e alla descrizione del suo vissuto durante la pandemia ma non è l’unica. E’ facile spiegare cosa hanno appena trascorso i nostri figli, chiusi in casa o nella propria città durante questi ultimi due anni orribili. Niente amici, niente scuola o viaggi. Difficile, invece, immaginarlo quando si vive isolati davvero perché vittime di dipendenze, anche molto prima del Covid. Droga, alcol, disturbi alimentari, gioco d’azzardo (spesso mixati pericolosamente insieme) isolano e fanno perdere la speranza. Una decina di ragazzi lo hanno appena raccontato sulla carta grazie a questo laboratorio in cui hanno descritto le loro emozioni, ritrovandole.

In un loro video si legge ’Sento che posso trasformare l’energia in un pensiero, darle forma’ , ‘ Sento che quando scrivo il mondo si ferma. Esisto solo io’, ‘La mia penna immersa nell’universo’ ma i partecipanti hanno scritto anche molto di più e tutto è rilegato in un volume di oltre 70 pagine che diventerà un cortometraggio questo autunno.

Abbiamo intervistato A.S, che ci ha raccontato: “Da bambina ricordo che una mia poesia, dedicata alla scoperta dell’amore nel dramma interpretato da DiCaprio in Titanic, piacque a tutta la classe. Amavo scrivere ma solo per me stessa. Poi ho iniziato a soffrire di bulimia a 14 anni, a bere e sono passata alla droga. Ho perso il primo lavoro e, da tossicodipendente, cercavo solo di placare l’ansia, il malessere ed il dolore. Non esisteva più niente altro oltre l’intento di placarmi, agendo contro me stessa con intenti di auto distruzione. Qui in comunità scrivo e condivido con le altre ragazze i miei racconti. E’ doloroso ma apre i cuori con nuova speranza. Ho raccontato di me, di mia madre, delle mie emozioni attraverso racconti brevi che ora voglio imparare a sviluppare in testi più costruiti, completi per frane libri. Non so se li vedrò nelle librerie, ci spero, ma per me coincidono con la scoperta della speranza in me stessa”.

Ci spiega ancora A.S.: “L’occasione del laboratorio dell’ISS ci ha permesso di fare dei parallelismi fra noi, che viviamo isolati, e l’isolamento da Covid. Abbiamo raccontato il nostro vissuto ma qui siamo in una struttura protetta, esenti da quel genere di rischio. Abbiamo ritrovato invece il valore della memoria e la malattia diventa un’opportunità, una presa di coscienza, una nuova possibilità. E’ stato meraviglioso anche leggere gli scritti degli altri, uomini e donne che hanno partecipato al laboratorio. Tutti abbiamo un identico senso di vuoto e paura, senza differenze di genere. Le sensibilità e le fragilità sono le stesse. La droga, l’alcol, la cocaina o l’eroina, il gioco d’azzardo, all’inizio danno la carica ma portano alla solitudine, alla rassegnazione , alla voglia di volere sparire nell’anima e nella mente. Per non essere meritevoli di niente, incluso l’amore dei figli per chi fra di noi qui in comunità li ha. Non importa quanti soldi hai nel conto corrente, la droga è democratica e il dolore associato è identico per tutti. All’inizio le sostanze provocano uno stordimento necessario per sentirsi adeguati ma poi si trasforma in una ricerca spasmodica di altre sostanze per non sentire il dolore dell’astinenza”. A.S. racconta, scrivendolo, tutto questo alle sue compagne e ai suoi compagni che scrivono loro stessi. La penna è terapia.