Steven Spielberg, sono rimasto il bambino di Fabelmans
“Sono rimasto come il bambino di THE FABELMANS, sento ancora oggi lo stesso livello di eccitazione quando trovo un libro o una sceneggiatura, o mi viene in mente un’idea originale che penso possa diventare un buon film.
Un’eccitazione seconda forse solo alla nascita di un bambino
Quella sensazione è ancora viva in me”. Così oggi Steven Spielberg, 76 anni, incontrando la stampa alla Berlinale che gli consegnerà sabato sera l’Orso d’Oro onorario alla carriera. E questo subito prima della visione del suo ultimo film, THE FABELMANS, in corsa per ben sette Oscar. E ancora il regista parlando di questo suo ultimo film: “Ho sempre voluto raccontare la storia di mia madre, mio padre e delle mie sorelle. Un’idea che è stata dentro di me tutta la vita e che traspare in tutti i miei film che, alla fine, sono sempre personali. Anzi molti di loro riguardano proprio la famiglia. Ma niente certo come THE FABELMANS la racconta nei particolari”. Sottolinea poi il regista che ha girato oltre 100 film e serie tv, ottenuto diciannove candidature agli Oscar e ha vinto tre statuette: “Mia madre diceva sempre: quando racconterai la nostra storia? Eppure ti ho dato così tanto materiale buono, quando userai quel materiale? È stato durante la pandemia che mi sono passate in testa tante brutte idee, che mi hanno davvero spaventato. Ho iniziato così a pensare alla mortalità, all’invecchiamento e questa paura che provavo per la pandemia mi ha dato il coraggio di raccontare la mia storia personale”. Una madre, continua il regista di E.T. e DUEL “benissimo interpretata da Michelle Williams e che celebrava la vita ogni giorno. Se voleva fare qualcosa lo faceva subito come, ad esempio, saltare su una Jeep con tutti noi insieme per andare a guardare le stelle in mezzo al deserto dell’Arizona”. Il film preferito? “Non lo dirò mai, i film sono come i figli, non ce n’è uno preferito. Sicuramente però posso dire che quello più difficile, fisicamente ed emotivamente, è stato SCHLINDER’S LIST. Mi ricordo, ad esempio, quando invitammo alcuni dei sopravvissuti della lista di Oskar Schindler sul set del film. Molti di loro mi chiedevano di raccontare le loro storie, ma non lo facevano immaginando che così potesse diventare un film, ma solo per raccontare quello che era successo , volevano sfogarsi parlando di quello che gli era successo. Da qui – continua Spielberg- è nata una fondazione per raccogliere queste testimonianze. E questo è diventata per me la cosa più importante e di cui sono davvero orgoglioso”. E conclude: “Penso che SCHLINDER’S LIST abbia il primato di andare oltre se stesso. La Shoah Foundation ha raccolte testimonianza in tutto il mondo, da quelle armene di terza quarta generazione a quelle raccolte a Sarajevo fino a quelle di Cambogia e Ruanda. Quindi l’archivio si è espanso oltre l’Olocausto ad altri genocidi. E la Germania, e in particolare Berlino, è stata la nostra prima sede europea nel 1994”.